Teatro Litta – Milano
La casa di Bernarda Alba
di Federico García Lorca
con: Nicole Guarischi (Magdalena), Danilo Lorenzetti (Amelia, Maria Josefa), Arianna Piazza (Adela), Anna Pimpinelli (Bernarda Alba), Alessia Valfrè (Poncia), Maria Chiara Vita (Martirio), Isabella Zangheri (Angustias)
regia di Susanna Baccari e Antonio Syxty
produzione Manifatture Teatrali Milanesi

La casa di Bernarda Alba si chiude nel lutto dopo la morte del marito. In questa dimora vivono lei, le cinque figlie – la maggiore, Angustias, avuta da un precedente matrimonio -, una domestica e l’anziana madre Maria Josefa. Cinque figlie giovani dentro le quali vibra il desiderio. E questo desiderio scatena passioni, gelosie, disobbedienze che si coagulano quando Angustias riceve le attenzioni di un uomo con il quale conversa ogni notte dalla grata della propria camera. Di Pepe il romano si innamorano anche Martirio, la quale però nega tale sentimento, e soprattutto Adela, la più giovane, che riesce a uscire con Pepe. Quando Bernarda lo scopre fa credere alle figlie di aver ucciso l’uomo, pur avendolo mancato, e a quel punto l’innamorata Adela si toglie la vita. Bernarda Alba impone alle altre figlie dignità e silenzio, apprestandosi a celebrare un nuovo funerale, dopo quello del marito.
Questa matriarca ha generato cinque figlie per tormentarle, un po’ alla stessa maniera descritta in un romanzo anch’esso molto spagnolo: «procrear cioè de’ figliuoli, per tormentarsi a tormentarli alla stessa maniera» (Manzoni, I Promessi Sposi, a cura di G. Getto, Sansoni 1985, cap. IX, p. 220). Ma la forza del corpomente è più grande dell’ordine e dell’obbedienza, poiché è la forza del βίος, di quel desiderio che le ragazze manifestano continuamente anche toccandosi al centro della loro femminilità.
È dunque la forza del femminile/maschile che fa di un assente che mai compare in scena, Pepe il romano, il vero protagonista del dramma, il nome e la figura intorno alla quale ruotano tutte queste donne, a lui rivolte, lui odiando, lui amando. Pepe è il fato che addensa il desiderio e la morte.
La messa in scena del Teatro Litta è molto fisica, molto corporea. Facendo così emergere ciò che  nel testo di García Lorca c’è ma che nel rigido cattolicesimo spagnolo non può esprimersi in modo aperto con le danze e con le musiche che qui scandiscono la recitazione e che le offrono un’ espressione dionisiaca che forse va al cuore dell’eros cattolico.

Un pensiero su “Eros cattolico”
  1. La presentazione di A. Biuso non solo evidenzia l’impianto drammaturgico dell’opera di Garcia Lorca ma propone un centratissimo contributo per una lettura di carattere prevalentemente “filosofico” della intera vicenda delle cinque sorelle e della loro madre.

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