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Iran

Iran

Come non era difficile da prevedere, il pianeta sta arrivando alle soglie di una guerra mondiale, che nel XXI secolo significa una guerra nucleare. E questo a sua volta vuol dire che non è più improbabile il momento in cui potrebbero diventare realtà le parole assai lucide di Stanley Kubrick: «Non ci sarà nessuno a piangere una razza che usò il potere che avrebbe potuto mandare un segnale di luce verso le stelle per illuminare la sua pira di morte» (Logos, p. 404).

Sono tre le strutture politiche massimamente responsabili di tale rischio:
Israele, a causa del suo fondamentalismo religioso e del progetto di creare il ‘Grande Israele’ prefigurato nella Bibbia.
-Gli Stati Uniti d’America, con la loro identità imperialistica e anch’essa permeata della certezza religiosa di chi crede di avere un ‘destino manifesto’ di potere su tutta l’umanità. Quello degli USA è un impero in decadenza, nonostante la sua azione sempre più sanguinaria, come dimostrano anche le due ultime presidenze, affidate prima a un demente (nel senso clinico della parola) e poi a un soggetto incostante in ogni sua dichiarazione e non all’altezza della complessità delle situazioni, della cui parola non si fida più nessun altro stato.
-L’Unione Europea, il cui governo e ceti dirigenti fungono semplicemente da strumenti al servizio delle prime due potenze, avendo perduto, con le due guerre mondiali del Novecento, ogni autorità geopolitica.

Per cercare di dare qualche informazione un poco diversa dalla servile, asfissiante e tremenda struttura di menzogna costituita dalle televisioni e dai giornali italiani, pubblico qui alcune notizie, immagini e riflessioni relative all’aggressione iniziata da Israele il 13 giugno 2025 contro la Repubblica dell’Iran.

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[La storia del XXI secolo conferma la dinamica che da sempre guida le vicende politiche e i rapporti tra gli stati: il criterio primo e ultimo è la forza, semplicemente. Chi non se ne rende conto diventa complice del più forte (pro tempore). Eccone una prova, tratta dai probabili pensieri dell’Iran].

Salve, sono un piccolo/medio/grande attore locale, o una potenza regionale che per un motivo o per l’altro non ha ottimi rapporti con l’Occidente (loro dicono perché maltratto le donne, le minoranze, la comunità LGBTQIA+ e la cosa molto spesso è vera, ma a me continua a sembrare più probabile che il motivo sia che a casa mia c’è il litio, il lantanio, il petrolio, l’uranio eccetera, e che a casa loro economicamente le cose non vanno benissimo), e questo è quanto ho imparato dagli ultimi eventi (avrei potuto impararlo anche dalla questione ucraina, ma ero distratto).

1) La mia unica garanzia di sopravvivenza politica è l’arma atomica. Ovviamente svilupparla, produrla, schierarla e saperla utilizzare è una cosa difficilissima e costosissima, che non è alla portata di tutti. Dovrò legarmi a qualcuno che ce l’ha ed è disposto ad aiutarmi a svilupparla, se non addirittura a condividerla (difficile) o al limite a farmi ‘ospitare’ sue testate nucleari sul mio territorio, oppure sviluppare l’atomica cosiddetta “sporca”. Certo non ha lo stesso effetto, ma è meglio di niente. Anche le armi chimiche e biologiche, alla peggio, potrebbero essere un’idea. Alla peggio.

2) Negoziare con l’Occidente è inutile, serve solo a fargli guadagnare tempo per organizzarsi meglio, armare meglio i suoi proxy e piazzare i suoi uomini nelle mie istituzioni per minarmi dall’interno (questa non è una mia deduzione, è stato tranquillamente ammesso dalle stesse persone che negoziavano e firmavano gli accordi). Allo stesso modo devo evitare qualsiasi rapporto con agenzie tecnicamente neutrali (OSCE, AIEA eccetera) che non sono state costituite allo scopo di danneggiarmi ma hanno al loro interno persone che lo fanno, utilizzando le ispezioni e gli scambi concordati di informazioni per fornire dati ai miei avversari. Sempre allo stesso modo devo uscire immediatamente dai trattati che limitano in qualsiasi modo le mie capacità di difesa, tipo il Trattato di Ottawa sulle mine antiuomo (tanto non lo rispetta nessuno) o, per tornare al punto 1, il Trattato di non proliferazione nucleare. O la convenzione sulle armi chimiche.

3) Dal punto di vista della rappresentazione mediatica, in caso di conflitto più o meno aperto i media mondiali saranno inondati di dettagliatissime foto satellitari delle mie installazioni militari distrutte (allego foto del radar di Sobashi, in Iran, prima e dopo l’attacco israeliano. La foto del dopo è stata diffusa a pochissime ore di distanza), mentre per quanto riguarda l’Occidente o il suo proxy ci saranno solo foto di abitazioni o strutture civili (o presunte tali), in campo molto stretto. In questo modo l’opinione pubblica mondiale verrà convinta che io colpisco solo obiettivi civili (un po’ perché i miei armamenti sono arretrati e raffazzonati, quindi non precisi, e un po’, e forse soprattutto, perché sono cattivo) mentre il mio avversario colpisce solo obiettivi militari, con grande efficacia e precisione, senza fare nessuna vittima (dal satellite i morti non si vedono). Questo convincerà l’Occidente di essere nel giusto, e seminerà dubbi all’interno del mio paese.

4) Organizzazioni liquide come BRICS, SCO eccetera non servono a niente. Oltre all’atomica la mia unica speranza di salvezza è una rete di alleanze militari come quelle che legano i paesi occidentali e gli alleati statunitensi nel Pacifico, che mi garantirebbe un minimo di sicurezza in maniera più pratica, più economica e più veloce che sviluppare l’atomica. Certo, rischierei di essere coinvolto in conflitti che non mi riguardano direttamente e/o di mettermi al servizio di interessi altrui, per quanto non occidentali, ma sempre meglio che essere bombardato o che mi si organizzi una rivoluzione colorata nel cortile di casa. Se l’Occidente ha una rete di alleanze militari, anche il non-Occidente deve averla per sperare di cavarsela, altrimenti da solo ogni paese, fosse l’Iran, la Russia o anche la Cina, rischia moltissimo.

Benvenuti nel mondo nuovo. Non è molto diverso da quello vecchio.

Fonte: https://t.me/PinoCabrasPino/5194

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Giù le mani dal’Iran
Rivista Indipendenza, 16.6.2025

Attaccare una nazione sovrana.
Tentare di assassinare la dirigenza di una grande nazione.
L’entità senza Costituzione e senza confini chiamata Israele, non paga del genocidio che sta conducendo a Gaza e Cisgiordania con la sostanziale connivenza e impunità da parte degli Stati Uniti, dell’Unione Europea e del cosiddetto Occidente, non paga di attaccare Paesi arabi (Libano, Yemen, Siria…), attacca di nuovo e più pesantemente l’Iran.
Quello che sta accadendo e si sta determinando in queste ore, plasmerà il futuro.
Solidarietà con la Repubblica islamica dell’Iran, solidarietà con il popolo iraniano.

***

Bilancio provvisorio (ancora in corso gli attacchi sionisti le cui autorità hanno comunicato che gli attacchi continueranno per giorni o settimane):
Luoghi presi di mira/assassinii da parte di Israele oggi:

Omicidi militari:
– Capo di Stato Maggiore dell’IRGC Hossein Salami
– Generale dell’IRGC Gholamali Rashid
– Maggiore generale Mohammad Bagheri, capo di stato maggiore delle forze armate iraniane

Scienziati nucleari:
– Dott. Fereydoun Abbasi
– Dott. Mohammad Mehdi Tehranchi
– Dott. Abdolhamid Minouchehr

Attacchi a:
– Qeitarieh, Teheran
– Niavaran, Teheran
– Teheran ovest e Chitgar
– Teheran Est
– Mehrabad, Teheran
– Mahalati, Teheran
– Shahid Chamran, Teheran
– Grattacielo a Kamranieh, Teheran
– Saadat Abad, Teheran
– Anderzgoo, Teheran
– Complesso a Sattarkhan, Teheran
– Insediamento di Shahid Daghayeghi a Teheran
– Farahzadi, Teheran
– Quartier generale dello Stato maggiore delle forze armate, Teheran
– Residenza di Ali Shamkhani
Shahrara, Teheran
– Complesso degli insegnanti di piazza Sadat Abad, confine di Teheran

Altre città e località:
– Sito nucleare di Natanz
– Impianti nucleari di Parchin
– Basi militari a Teheran e nella provincia di Qom
– Khorammabad
– Hamedan
– Parchin
– Qasr Shirin
– Tabriz
– Piranshahr
– Kermanshah
– Ilam
– Impianto di acqua pesante di Arak

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https://x.com/MaxBlumenthal/status/1934475079548539032#

È attualmente in corso un gigantesco dispiegamento dell’aeronautica militare statunitense, con oltre 20 aerei cisterna per il rifornimento in volo attraverso l’oceano, insieme a molte altre risorse militari, mentre Netanyahu spinge Trump ad unirsi alla guerra di Israele contro l’Iran.
Sono certo che Trump non vuole che gli Stati Uniti siano direttamente coinvolti nella guerra, che fantastica di vincere un premio Nobel ponendo fine alla guerra e che, in ogni caso, è troppo mentalmente pigro per gestire un conflitto del genere.
È anche chiaro che la sua base non ha alcun desiderio di combattere una guerra neoconservatrice a favore di Israele. Influenti sostenitori di America First come Tucker Carlson e MTG stanno ora intensificando la loro opposizione perché sanno che ciò saboterà ciò che resta dell’agenda interna di Trump.
Ma forse c’è poco che possano fare. Il fatto è che Trump è comprato e comandato dalla classe dei miliardari sionisti. E dopo due tentativi di assassinio, è riluttante a sfidare un boss mafioso come Miriam Adelson o le forze malevole che rappresenta.
In effetti, Trump trema di fronte alle risorse israeliane nel suo campo. È come un cervo abbagliato dai fari di un carro armato Merkava. E non solo è debole, ma anche abbastanza delirante da credere di poter cambiare argomento e parlare di immigrazione o di qualche altra ossessione da guerra culturale dopo aver acconsentito alle richieste maniacali di Netanyahu.
Ciò significa che nelle prossime 48 ore Trump potrebbe dare il via libera a una guerra psicotica per un cambio di regime che nessun paese al mondo vorrebbe, fatta eccezione per Israele, che moltiplicherà di cento volte la miseria umana della regione, affosserà l’economia globale, metterà un bersaglio sulla schiena degli americani e gli assicurerà un posto tra i più grandi perdenti della storia.

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I criminali sionisti dell’entità che si chiama Israele non soltanto ammettono di utilizzare metodi terroristici, come le autobombe contro scienziati iraniani, ma se ne vantano. Usque tandem?

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Indipendenza Rivista e Associazione, [15/06/25 00:40]
BREVI SULLA GUERRA DI AGGRESSIONE DI ISRAELE ALL’IRAN (1)

– Sergei Ryabkov (viceministro degli Affari Esteri della Russia): «Non importa quanto Israele cerchi di presentare ora la situazione come se fosse stata causata una lesione e un danno irreparabili, che gli obiettivi fossero stati raggiunti e così via, finirà per ritrovarsi con una situazione peggiore di quella precedente a questa azione. Non voglio anticipare nulla, ma la determinazione della parte iraniana parla da sola».
– Il Ministro della Difesa pakistano, Khawaja Asif, ha affermato in Parlamento di aver fornito informazioni di intelligence all’Iran sull’imminenza degli attacchi e su quelli prossimi israeliani contro i suoi impianti nucleari. Ha detto anche che Israele sta prendendo di mira Yemen, Iran e Palestina e che «se il mondo islamico non si unisce ora, affronteremo tutti lo stesso destino».
– L’agenzia di stampa Fars, iraniana, riporta che Israele ha preso di mira una delle raffinerie della “fase 14” del giacimento di gas South Pars a Kangan, città portuale nel sud dell’Iran, provincia di Bushehr, provocando una forte esplosione. L’incendio che ne è seguito è stato spento ma intanto la produzione di gas nello stabilimento è sospesa. Il giacimento, che l’Iran condivide con il Qatar, è uno dei più grandi al mondo, ed è fondamentale per le esportazioni del paese. La fase 14 è una delle aree in cui è suddiviso il complesso, e ospita impianti strategici per l’estrazione e la lavorazione del gas. Il ministero del petrolio iraniano ha detto che è stata presa di mira anche la Fajr Jam Gas Refining Company, che come South Pars si trova nella provincia di Bushehr. In serata attaccati anche il deposito di petrolio e il serbatoio di carburante di Shahran, nel sud di Teheran. Ciò indica che Tel Aviv ha ampliato la portata dei suoi attacchi e diversificato i suoi obiettivi, includendo infrastrutture economiche ed energetiche. Il che eleva il confronto a un nuovo livello. Teheran ha risposto poche ore dopo, con una seconda ondata di attacchi missilistici che stanno colpendo importanti impianti energetici israeliani e strutture vitali ed economiche. Tra queste anche il porto di Haifa, inclusi magazzini che dalle prime informazioni conterrebbero ammoniaca ed altri materiali pericolosi e la raffineria di petrolio. Attraverso questo porto, passa oltre il 30% delle importazioni israeliane. Le prime segnalazioni degli attacchi in corso parlano di un’interruzione generalizzata della rete di distribuzione elettrica nelle regioni centrali dei territori occupati. Hifa ospita anche la base di addestramento dell’aeronautica Bahad 21 e l’edificio del Ministero degli affari della guerra.
– Ad Haifa ed Eliat si segnala il fallimento totale della difesa aerea israeliana. Gli iraniani sovraccaricano la difesa aerea israeliana con missili di vecchia generazione per esaurirla e far subentrare poi modelli più avanzati in grado di effettuare attacchi di precisione. Si conferma quanto già visto con le due operazioni Promessa Veritiera 1 e 2: le difese antimissile israeliane sono perforabili e gli obiettivi prefissati colpiti con estrema precisione. Conclusa la prima ondata di attacchi, secondo fonti giornalistiche iraniane ne seguiranno altre due.
– Axios, citando un alto funzionario israeliano, riferisce del fallimento dell’operazione israeliana in Yemen di assassinio di uno dei principali comandanti militari di Ansarallah. Il quotidiano israeliano Haaretz riferisce, nella tarda serata di sabato 14 giugno, di attacchi dell’aeronautica militare statunitense contro lo Yemen.
– Oggi, sabato 14 giugno, sono stati arrestati in Iran 73 persone, tra agenti e collaboratori del Mossad. Tra questi, cittadini di India, Iraq e Ucraina. Ne dà notizia l’Iran Daily 24.
– Il capo dello Shin Bet (servizio segreto interno israeliano), Ronen Bar, si è dimesso nel bel mezzo della guerra. Lo riferiscono fonti israeliane.

Indipendenza Rivista e Associazione, [15/06/25 02:19]
BREVI SULLA GUERRA DI AGGRESSIONE DI ISRAELE ALL’IRAN (2)

– Aerei da combattimento dell’esercito giordano, statunitense, britannico ed israeliano sono decollati per contrastare la seconda ondata di attacchi iraniani, prevista stanotte in risposta alle aggressioni di oggi.
– Fonti USA: basi militari turche in Siria hanno bloccato gli aerei israeliani diretti a bombardare obiettivi in Iran. La notizia è da approfondire e valutare bene.
– Peter Hegseth (capo del Pentagono) ha confermato quanto dichiarato alle udienze del Congresso, e cioè il trasferimento dei sistemi anti-UAV (anti-droni) dall’Ucraina in “Medio Oriente” a protezione delle proprie basi. La notizia evidenzia le difficoltà degli USA a ‘coprire’ due conflitti contemporaneamente.
– Axios: Israele ha chiesto all’amministrazione Trump di entrare in guerra con l’Iran per distruggere il suo programma nucleare. Un funzionario statunitense ha detto che l’amministrazione non sta attualmente prendendo in considerazione una mossa del genere.
– «Per distruggere il programma nucleare iraniano, abbiamo bisogno di un’assistenza intensiva da parte degli Stati Uniti. È qualcosa che Israele non può fare da solo». Così Kan News, che cita un alto funzionario della difesa israeliano.
– «La Cina condanna con fermezza la violazione da parte di Israele della sovranità, della sicurezza e dell’integrità territoriale dell’Iran, si oppone con fermezza ai brutali attacchi contro funzionari iraniani e vittime civili e sostiene l’Iran nella salvaguardia della propria sovranità nazionale, nella difesa dei propri diritti e interessi legittimi e nella sicurezza della vita delle persone». Così il Ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, al telefono con il suo omologo iraniano, Abbas Araqchi.
– Putin e Trump: telefonata di 50 minuti sulla situazione in “Medio Oriente”. Putin ha condannato l’attacco israeliano all’Iran. Trump ha detto che la situazione è «molto allarmante».
– Il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman: Israele sta facendo tutto il possibile per provocare un confronto militare tra Stati Uniti e Iran.
– Nafiseh Koonnavard, corrispondente senior della BBC: «Gli attacchi dell’Iran [in corso stanotte, 14-15 giugno, ndr] contro Israele non hanno precedenti; non abbiamo mai assistito a un attacco di questa portata; non era mai successo niente del genere prima!».
– Perché il capo dello Shin Bet (servizio segreto interno israeliano), Ronen Bar, si è dimesso nel bel mezzo della guerra? Alcune fonti israeliane parlano di un «incidente difficile e sfortunato» nel nord della Palestina occupata. Di solito, quando i sionisti parlano di un incidente grave, intendono che qualcuno o qualcosa è stato preso di mira, nel qual caso lo Shin Bet era responsabile della sua sicurezza. C’è chi ipotizza che sia morto e che venga occultata la notizia con le sue dimissioni. Altre fonti parlano di «disaccordi con Netanyahu». Se ne saprà di più, forse, nelle prossime ore.
– Radio Israele: arrestati due israeliani per spionaggio a favore dell’Iran.
– Iran Daily 24: abbattuto un caccia israeliano sopra la città di Khorramabad intorno all’1:00 del 15 giugno.
– Canale 13, israeliano, riferisce di due ufficiali di alto rango dell’intelligence rimasti gravemente feriti negli scontri di sabato con i combattenti delle Brigate Qassam a Khan Yunis, Striscia di Gaza meridionale. Hamas opera ancora utilizzando una vasta rete di tunnel sotterranei, la maggior parte dei quali Israele non è ancora riuscita a distruggere.
– Si sta configurando la portata dell’attacco ad Haifa. Israele ha due grandi raffinerie: Haifa e Ashdod. Oltre a produrre l’80% della benzina e del gasolio israeliani per i veicoli pesanti, la raffineria di Haifa produce cherosene (olio bianco) per il carburante per aerei. Se questa raffineria non fosse disponibile per il regime sionista, si tratterebbe di un duro colpo.
– Lunedì 16 giugno il parlamento iraniano voterà sull’uscita dal Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) e sull’imposizione di «restrizioni al transito» sullo Stretto di Hormuz.

https://t.me/s/rivistaindipendenza

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Arroganze e violenze eurosioniste.

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Psicopatologia di Israele

(video di un minuto e 22 secondi)

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Andrea Zhok (professore associato di Filosofia morale alla Statale di Milano)
(13.6.2025)

Lo Stato Canaglia di Tel Aviv per l’ennesima volta dimostra di essere la più pericolosa costruzione politica della storia.
Il massiccio attacco notturno all’Iran, a freddo, devastante per infrastrutture civili preziose, con numerose vittime civili, è l’ennesima pagina tragica di una storia mediorientale definita dalla presenza di questo stato-nazione completamente fuori controllo.
Nessuno stato in precedenza ha mai avuto questa combinazione di suprematismo etnico, disprezzo assoluto della vita altrui, indifferenza al diritto internazionale, e disponibilità di armamenti terminali.
Una nazione che è una minaccia per il mondo intero.

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IL PRIMO COLPO
di Vincenzo Costa (professore ordinario di Filosofia teoretica all’Università Vita e Salute di Milano)
13.6.2025

L’Occidente attacca su tutti i fronti.
1) attacca la triade nucleare russa, che rappresenta la garanzia per la sovranità della Russia. Lo fa utilizzando la lealtà dei russi che, ottemperando a un trattato per il controllo delle armi nucleari, hanno lasciato in bella vista i bombardieri strategici. L’attacco ucraino, reso possibile dall’inghilterra, è una violazione e una distruzione di ogni fiducia. Mira a creare il caos.
2) L’Europa si riarma, e lo fa per attaccare la Russia, non per difendersi. La Russia sa che una volta completato questo riarmo sarà in pericolo.
3) gli USA si sganciano dall’Ucraina e dall’Europa per concentrarsi sul pacifico, cioè su un conflitto con la Cina a partire da Taiwan, ma che riguarda molti altri aspetti.
4) Israele non ha più limiti al suo delirio: uccide, bombarda, stermina, la legge promana da Israele e Israele è al di sopra di ogni diritto internazionale. Mira a fare divampare una guerra in Medio Oriente, forte del fatto che tutte le cancellerie occidentali, al di là di qualche piccola frasetta, saranno servitori fedeli di Israele, qualsiasi cosa questo faccia.

L’occidente attacca e attaccherà su ogni fronte. Ma in maniera selettiva. La Russia, la Cina, l’Iran. Cambia la tattica, tra Biden e Trump, ma non la strategia: l’Occidente muore se non distrugge Cina, Russia e Iran, e con essi i Brics. 

L’Occidente e’ entrato in una crisi sistemica.
1) il debito pubblico USA è fuori controllo
2) l’economia occidentale non è più in grado di competere sul mercato con quella cinese e coi BRICS, deperisce ogni giorno che passa.
3) la Russia e gli altri Paesi possiedono terre rare e risorse naturali senza di cui l’Occidente è inerme. 

Per l’Occidente, per questo Occidente, è un problema esistenziale: se non distrugge ciò che sta nascendo muore.
Non è un Occidente che può vivere e prosperare in un mondo multipolare, ha bisogno del vecchio ma sempre necesssrio “scambio ineguale”.
Ha bisogno di dominare gli altri con sanzioni, con il FMI. Ma tutto ciò non serve più perché il sud globale, coi BRICS, si è emancipato da questi ricatti o, almeno, può resistere ad essi.
E allora l’unico mezzo per uscire da questa crisi sistemica è la guerra: questa non è un’opzione morale, ma una necessità sistemica.
E quindi alza la posta ogni giorno, crea ogni giorno le premesse del conflitto: l”Occidente vuole COSTRINGERE gli altri a reagire, ma a farlo in maniera parziale. Vuole che risponda la Russia, o l’Iran. Cerca conflitti regionali, la guerra a pezzi. Questa può vincerla. 

Sinora ha trovato un mondo equilibrato, misurato, ma a quel mondo sono chiare due cose:
1) appena completato il riarmo le provocazioni saranno quotidiane, sempre più gravi, e a quel punto il conflitto, oramai inevitabile, sarà loro sfavorevole;
2) che affrontare la sfida occidentale in maniera separata li porta alla sconfitta: Cina, Russia, Iran possono non essere distrutte solo se agiscono insieme. E prima che sia troppo tardi. La guerra deve essere globale se non vogliono essere distrutte.
Non hanno molta scelta: o agire insieme, e nei tempi utili, o perire.

PS. Aggiungo: bisogna capire che Trump non è più il presidente degli USA. Per due volte ha dovuto dire di non esser coinvolto. Nulla è sotto il suo controllo. Nessuno può fare un accordo con lui, perché non conta niente.
Il caos oramai domina tutto. Il caos è il pericolo estremo.

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Israele si conferma una struttura statale fuori dal diritto internazionale, fuori da ogni responsabilità politica, fuori da ogni regola etica, fuori dalla convivenza tra i popoli.
E la storiella della Russia aggressore e dell’Ucraina aggredita? Per Israele non vale ovviamente. Per la semplice ragione che Israele ha diritto di fare tutto senza subire alcuna conseguenza.

La realtà dei fatti è che coloro che governano Israele non sono degli uomini politici, sono soltanto degli assassini.

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Tra le parole più sagge pronunciate da un politico (e da me lette) negli ultimi anni. Bisogna conoscere la storia per scriverle. I politici occidentali non sanno più nulla.

[Il mondo può andare avanti senza gli Stati Uniti.
Cento anni fa, l’Impero Britannico dominava il commercio globale, controllando più del 20% della ricchezza mondiale. Molti credevano che il suo sole non sarebbe mai tramontato.
Duecento anni fa, la Francia dominava la scena europea, i suoi eserciti temuti, la sua cultura invidiata. Napoleone si dichiarò immortale.
Quattrocento anni fa, la corona spagnola regnava da Manila al Messico, le sue flotte del tesoro cariche di argento e seta. I re pensavano che la loro gloria sarebbe durata per l’eternità.
Ogni impero si proclamava indispensabile. Ognuno fu alla fine eclissato.
Il potere declina, l’influenza migra, e la legittimità muore nel momento in cui viene data per scontata anziché conquistata.
Se l’America dovesse perdere il rispetto del mondo, scoprirà quello che ogni impero caduto ha imparato troppo tardi: Il mondo va avanti. Sempre.]

31 commenti

  • agbiuso

    Giugno 30, 2025

    Indipendenza Rivista e Associazione
    NOTIZIE INTERNAZIONALI
    (29.6.2025, ore 21:23)

    – Iran/ Oltre un milione di persone ha preso parte ai funerali, a Teheran, dei generali, soldati, giornalisti e civili, tra cui donne e bambini, rimasti uccisi durante la guerra dei 12 giorni tra Iran e Israele. Hanno partecipato anche varie autorità religiose e politiche.

    – Iran/ Le esportazioni di petrolio iraniano verso la Cina hanno raggiunto il record di 1,83 milioni di barili al giorno tra l’1 e il 20 giugno. Secondo la Reuters, agenzia di stampa britannica, le esportazioni di petrolio iraniano verso la Cina, il maggiore acquirente di petrolio iraniano, hanno raggiunto il massimo pluriennale di 1,83 milioni di barili al giorno, scambiato a circa 2 dollari al barile al di sotto dell’ICE Brent (circa 3,30-3,50 dollari), facendo anche aumentare le entrate, in coincidenza con la guerra tra l’Iran e il regime israeliano. Secondo organi di stampa di diversa nazionalità, il Ministero della Difesa iraniano avrebbe acquistato dalla Cina circa 40 aerei da combattimento J-10C di generazione 4.5+, tra gli aerei più avanzati. Inoltre, avrebbe anche trattato per i sistemi di difesa aerea cinesi HQ-16.

    – Emittente Al-Arabiya (saudita): l’esercito israeliano sta preparando nuovi piani militari contro l’Iran. Il “secondo round di attacchi sarà molto più distruttivo e su larga scala”.

    – Alto comandante iraniano: la Repubblica Islamica ha impiegato meno del 5% della sua potenza difensiva durante la recente guerra di aggressione all’Iran da parte del regime israeliano.
    https://www.presstv.ir/Detail/2025/06/28/750246/Iran-war-Israel-defense-missiles-commander-IRGC

    – Rafael Grossi, capo dell’AIEA, alla CBS News: l’Iran ha la capacità di riprendere l’arricchimento dell’uranio. “Le capacità le hanno. Potrebbero avere entro pochi mesi alcune centrifughe che girano e producono uranio arricchito. Ma come ho detto, francamente, non si può dire che tutto sia sparito e che non ci sia nulla”. L’Iran ha interrotto le relazioni con l’AIEA e le relative ispezioni, dopo le ambigue dichiarazioni di Grossi che hanno dato il pretesto agli attacchi di Israele e dopo la mole di documenti che attestano relazioni di Grossi con il Mossad (dal 2016) e altre agenzie di intelligence occidentali. A Teheran si è convinti che i nomi degli scienziati uccisi dal Mossad anche negli scorsi anni così come le ubicazioni dei punti precisi delle centrali nucleari da colpire siano state date al Mossad dopo le diverse ispezioni nel Paese.
    Grossi ha anche sottolineato che gli esperti dell’AIEA non hanno visto alcun segno di costruzione di armi nucleari da parte dell’Iran.

    – Gli Stati Uniti tentano nuovi negoziati per un accordo con l’Iran sul suo programma nucleare. La NBC riferisce di possibili colloqui con i rappresentanti iraniani da parte dell’inviato speciale della presidenza degli Stati Uniti, Steve Whitkoff, nei prossimi giorni. Washington cercherà di ottenere un limite all’arricchimento dell’uranio in cambio di un alleggerimento delle sanzioni. Due domande sorgono spontanee: 1. ma, come dichiarato da Trump, non era stato totalmente distrutto il programma nucleare iraniano? 2. Visto che, nel corso delle ultime negoziazioni (prima con gli USA, poi con Francia, Germania e Inghilterra), Israele ne ha approfittato per attaccare, non sarà la copertura di un’ulteriore aggressione?

    NOTIZIE INTERNAZIONALI
    (29.6.2025, ore 21:29)

    – Il ministro degli Esteri iraniano Araqchi: “Il parlamento iraniano ha votato per porre fine alla nostra cooperazione con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, fino a quando non saranno garantite la sicurezza e la protezione delle nostre attività nucleari. Questa decisione è stata una conseguenza diretta del ruolo distruttivo di Rafael Grossi. Egli ha deliberatamente confuso la situazione nascondendo il fatto che l’Agenzia aveva ufficialmente chiuso tutte le questioni pregresse un decennio fa. Con queste azioni, ha contribuito direttamente all’adozione di una risoluzione politicamente motivata da parte del Consiglio dei governatori dell’AIEA contro l’Iran. Inoltre, ha di fatto dato il via libera agli attacchi aerei illegali di Stati Uniti e Israele contro le nostre strutture nucleari. Rafael Grossi ha tradito le sue responsabilità. Non ha mai condannato queste palesi violazioni delle salvaguardie e dello Statuto dell’Agenzia. L’AIEA e il suo Direttore generale sono pienamente responsabili dell’attuale deplorevole stato di cose. La sua insistenza nel visitare i siti bombardati con il pretesto delle ‘ispezioni di salvaguardia’ non ha senso ed è probabilmente maliziosa. Ci riserviamo il diritto di intraprendere qualsiasi azione per proteggere i nostri interessi, il nostro popolo e la nostra sovranità”. Ha quindi chiarito che non ci sono decisioni sulla ripresa dei negoziati con gli Stati Uniti.

    – “Dubitiamo che il cessate il fuoco duri e siamo pronti a rispondere a qualsiasi aggressione”. Così il Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate iraniane, il Maggiore Generale Mousavi, in una conversazione telefonica con il Ministro della Difesa saudita. Ha quindi aggiunto: “Il regime sionista e gli Stati Uniti hanno dimostrato di non rispettare alcuna regola e norma internazionale, e questo è stato dimostrato al mondo nella guerra imposta di 12 giorni. Non abbiamo iniziato la guerra, ma abbiamo risposto potentemente all’aggressore”.

    – Mearsheimer: “Israele cerca di frammentare l’Iran. Non stiamo parlando solo di un cambio di potere politico, ma della completa frammentazione dell’Iran in tante piccole parti”. Così il politologo statunitense e studioso di relazioni internazionali John Mearsheimer, docente presso l’Università di Chicago, che ritiene che Israele intenda smembrare il Paese, prendendo a modello la Siria attuale.

    – Gideon Saar, ministro degli Esteri israeliano : qualsiasi accordo di pace o di normalizzazione con la Siria dovrà basarsi su una condizione non negoziabile: “la sovranità di Israele sulle alture del Golan occupate”. Ha quindi aggiunto sul presidente siriano Ahmad Al-Sharaa, affermando: “Questo leader non è un santo, è un terrorista. Israele non è cieco alla natura del regime in Siria, ma riconosciamo anche l’importanza di aprire canali diplomatici se si presentano le giuste condizioni”.

    – TV nazionale iraniana: la Repubblica Islamica è riuscita a far atterrare in sicurezza diversi modelli non identificati di droni israeliani all’interno del territorio iraniano utilizzando la guerra elettronica.

    – L’ambasciatore iraniano in Armenia, Mehdi Sobhani: “Abbiamo ottenuto informazioni secondo cui diversi mini-droni sono stati introdotti clandestinamente in Iran attraverso il territorio azero”. Ha quindi spiegato perché il presidente Masoud Pezeshkian, il 26 giugno, abbia esortato il suo omologo azero, Ilham Aliyev, a “condurre un’indagine approfondita” sulle segnalazioni di micro-droni entrati in Iran attraverso il territorio azero. “Siamo in attesa di vedere i risultati dell’indagine. Una volta resi noti, decideremo come reagire di conseguenza”.

    https://t.me/s/rivistaindipendenza

  • agbiuso

    Giugno 29, 2025

    Vincitori che perdono, perdenti che vincono
    il Simplicissimus, 29.6.2025

    Di fronte alla realtà, a una terribile realtà, la reazione è quella di aggrapparsi a una qualche speranza: si torna a parlare così di un qualche accordo segreto fra Trump e Putin che, al di là delle apparenze, dovrebbe salvare la pace. Il fulcro di tale ragionamento è che il presidente americano al vertice della Nato di pochi giorni fa ha costretto gli europei a comprare più armi americane aumentando i loro bilanci della difesa, opponendosi però ad ulteriori sanzioni contro la Russia. Ma credo che si tratti di tattiche dilatorie visto che ormai il fronte più caldo è in Medio Oriente. Anzi proprio questa mancanza della normale retorica trumpiana ci fa capire che tra Israele e l’Iran si tratta solo di una tregua: Netanyahu aspetta solo di essere rifornito di missili dagli Usa per poter ricominciare la guerra attendendosi che gli Stati Uniti lo seguano. E Trump ingenuamente o stupidamente con il suo attacco farsa ha rafforzato la convinzione dei sionisti di poter trascinare l’America in una guerra contro l’Iran che ha tutte le probabilità di diventare globale.

    Il fatto è che mentre all’uomo della strada occidentale viene detto che l’accoppiata Israele – Usa ha messo al suo posto l’Iran, chiunque vada oltre la narrazione istituzionale sa che invece si è trattato di una netta sconfitta occidentale: a parte il primo giorno di azione con l’uccisione mirata di scienziati e generali iraniani, il resto è stata una debacle. Israele ha subito numerosi e formidabili colpi, esaurendo le proprie difese missilistiche in pochi giorni e senza particolare successo anche nelle intercettazioni. Oltre ad aeroporti civili e militari, centri scientifici e scali marittimi elencati nella cartina di apertura, sono state distrutte le sedi delle più importanti industrie israeliane della difesa, Rafael ed Elbit Systems, una sede per lo studio dell’intelligenza artificiale, l’impianto di produzione di chip Intel, situato nell’insediamento occupato di Kiryat Gat a sud di Tel Aviv, strutture e fabbriche di altre aziende statunitensi in Israele, tra cui, oltre all’Intel già citata, figurano Microsoft, Tesla, Google e Apple. Non faccio questo elenco per enumerare i danni che si cerca disperatamente di tenere nascosti, ma per mostrare che Teheran non colpisce a caso, ma dove il dente duole, ovvero la fragilissima economia israeliana. D’altronde il famoso bombardamento statunitense su siti già abbandonati, ha dato all’Iran il destro per liberarsi dai controlli tutt’altro che neutrali dell’Aiea e di conservare tutto il suo uranio arricchito. A questo va aggiunto lo smantellamento di parecchie reti occidentali in funzione di quinta colonna, un rafforzamento del regime e una conoscenza più approfondita delle armi occidentali.

    Insomma il bilancio di questa prima fase della guerra è ampiamente negativo per Netanyahu e per Trump, soprattutto perché l’Iran ha mostrato di non aver paura della guerra, di avere i mezzi per prevalere nel duello missilistico e che in futuro all’Occidente non basterà più abbaiare per avere ragione. Questo è dimostrato dalla distruzione della basi americane di Al Udeid in Qatar e Ain al-Asad in Iraq, praticamente cancellate, cosa che ha indotto Trump ha dichiarare la tregua mezz’ora dopo, spingendo i suoi tirapiedi a proporlo come candidato al Nobel per la pace. Un grottesco siparietto degno di questo Occidente. Ancor più curioso e sconcertante per il fatto che proprio nello stesso giorno il parlamentare ucraino Oleksandr Merezhko, che aveva candidato Trump al Nobel nel novembre dell’anno precedente, ha deciso di ritirare la candidatura, deluso dalla mancanza di appoggio a Kiev. C’è da dedurne che questo premio, ormai del tutto squalificato per non dire vergognoso, va a chi fa la guerra.

    Teheran ha incassato il sostegno e la comprensione di parecchi Paesi asiatici, oltre ai Brics, mentre l’Occidente, come al solito ormai, è rimasto solo con la sua vittoriosa e patetica propaganda. Perciò adesso la Casa Bianca si dovrà decidere se entrare in guerra con l’Iran, esponendosi alla riprovazione universale e portando enormi sconvolgimenti nell’economia che colpiranno innanzitutto l’America e l’Europa, con in più il rischio concreto di perdere il conflitto, oppure trovare il modo di far fuori Netanyahu e sedare le cose per il momento. Ma in generale è venuta l’ora per gli Usa di riconoscere e accettare il ridimensionamento del loro ruolo planetario, passando dalla predazione alla cooperazione. Cosa certo non facile, dato anche che tutta l’economia americana è orientata in questo senso, ma è difficile pensare che uno come Trump possa impostare questo passaggio. È molto più facile che incappi in una guerra.

  • agbiuso

    Giugno 29, 2025

    Fonte: GIUBBE ROSSE

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    COME ISRAELE HA INAVVERTITAMENTE RISVEGLIATO IL NAZIONALISMO IRANIANO
    Financial Times, 27.6.2025

    Reza Kianian, un veterano e pluripremiato attore iraniano, è stato a lungo un critico interno della Repubblica islamica, usando la sua popolare pagina Instagram per mettere in discussione i principi dell’ideologia del regime.
    Eppure, quando Israele ha lanciato il suo assalto mortale contro l’Iran questo mese, Kianian si è rapidamente unito ai ranghi dei critici del regime che si radunavano attorno alla bandiera, parte dell’ondata di fervore patriottico che ha travolto il paese di 90 milioni di abitanti dall’inizio della guerra dei 12 giorni. “L’Iran è esistito, esiste ancora e durerà”, ha detto Kianian su Instagram dopo l’inizio della guerra.
    Questo ritrovato senso di unità in un paese altrimenti polarizzato ha sorpreso gli osservatori e i politici sia in patria che all’estero. Mentre Benjamin Netanyahu cercava di sfogare la disillusione invitando la gente a sollevarsi contro la Repubblica islamica, anche gli oppositori più incalliti del regime hanno temporaneamente messo da parte le loro critiche e si sono ribellati a quella che vedevano come una guerra non solo contro i loro governanti, ma contro l’Iran stesso.
    “Una persona seduta fuori dall’Iran non può dire a una nazione di sollevarsi”, ha detto Kianian, 74 anni, al Financial Times. “L’Iran è il mio paese. Deciderò io cosa fare e non aspetterò che tu mi dica cosa fare nel mio paese”.

    Questo risveglio del nazionalismo iraniano – che i politici sperano persista anche se la rabbia verso la Repubblica islamica tornerà in superficie – arriva dopo decenni di profonda polarizzazione.
    I governanti teocratici dell’Iran hanno a lungo tentato di sopprimere il desiderio di una nazione sempre più laica di un cambiamento economico, politico e sociale, rispondendo ai disordini con brutali repressioni. Amnesty International ha dichiarato che più di 300 persone sono state uccise durante le proteste del 2022 innescate dalla morte in carcere di una donna di 22 anni, Mahsa Amini, per non aver indossato correttamente l’hijab, ad esempio, lasciando profonde cicatrici sulla psiche della nazione.
    Sebbene la Repubblica islamica abbia allentato le regole sull’hijab, molti iraniani sono profondamente insoddisfatti dello stato dell’economia, lottano per far fronte all’inflazione e alle sanzioni statunitensi e sono arrabbiati per la presunta corruzione tra coloro che hanno legami con il regime.
    Eppure, quando Israele ha lanciato la sua offensiva il 13 giugno, gli iraniani hanno rapidamente deciso che non era il momento del cambiamento che avevano sperato.
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    Inavvertitamente. Strano, chi lo avrebbe mai detto? Li bombardi e, anziché ringraziarti e rovesciare il governo, consolidi solo il loro senso di identità e di appartenenza. Incredibile.

  • agbiuso

    Giugno 28, 2025

  • agbiuso

    Giugno 28, 2025

    NOTIZIE INTERNAZIONALI
    (27 giugno 2025, ore 23:40)

    – A Teheran i cristiani iraniani si sono riuniti nella chiesa di San Gregorio e la comunità ebraica iraniana nella sinagoga della capitale per esprimere sostegno alla Guida suprema della rivoluzione islamica, l’Ayatollah Khamenei, e alle forze armate iraniane, che hanno contrastato con fermezza l’aggressione del regime israeliano.

    – Ambasciatore dell’Iran in Armenia, Mehdi Sobhani: «Abbiamo ricevuto informazioni che diversi droni sono volati in territorio iraniano dal territorio dei paesi vicini [Azerbaigian, ndr]. Pezeshkian ha ordinato a Aliyev di condurre un’indagine seria sulla questione. Stiamo aspettando i risultati di questa inchiesta». Ha osservato che l’Iran risponderà in base all’esito dell’indagine.

    – Newsweek: dal 15% al 20% della riserva globale di missili intercettori THAAD è stata esaurita per difendersi dagli attacchi iraniani nella guerra di 12 giorni tra Iran e Israele, con costi superiori a 800 milioni di dollari. L’ufficio stampa del Pentagono ha dichiarato a Newsweek: «Non abbiamo nulla da fornire». Dal 2024, circa 100 soldati statunitensi sono stati schierati in Israele con due batterie THAAD per intercettare missili iraniani e yemeniti. Per respingere solo una delle 22 ondate, l’esercito statunitense ha utilizzato 39 intercettori THAAD, mentre gli israeliani più di 40 missili “Arrow”. Nel 2021, da una conferenza stampa del Pentagono, emerse che per quell’anno erano stati ordinati solo 41 intercettori THAAD, portando il totale globale a 625 entro la fine dello stesso anno. Non è chiaro quanti ne rimangano attualmente ( https://www.newsweek.com/us-missile-defenses-heavily-depleted-shielding-israel-report-2091465 ).

    – Max Hastings, analista di Bloomberg: i leader della NATO si sono umiliati davanti a Trump, durante il vertice del 24-25 giugno, pur di mantenere gli Stati Uniti nell’alleanza. «Al summit, l’ospite d’onore degli Stati Uniti è stato lusingato in un modo mai sentito nemmeno durante la Guerra Fredda».

    – Il Pakistan starebbe sviluppando un missile balistico intercontinentale in grado di raggiungere anche gli Stati Uniti. Washington avverte: se il Pakistan avrà una simile arma, sarà trattato come un avversario nucleare.

    – Haaretz, quotidiano israeliano: soldati e ufficiali israeliani hanno ricevuto ordine di sparare anche su civili palestinesi disarmati in attesa di aiuti umanitari a Gaza, pur in assenza di minacce evidenti. Soldati testimoniano casi specifici. L’articolo sottolinea il trauma psicologico dei soldati coinvolti, alcuni dei quali hanno espresso rimorso per aver eseguito ordini considerati moralmente sbagliati
    ( https://www.haaretz.com/israel-news/2025-06-27/ty-article-magazine/.premium/idf-soldiers-ordered-to-shoot-deliberately-at-unarmed-gazans-waiting-for-humanitarian-aid/00000197-ad8e-de01-a39f-ffbe33780000 ).

    – Yedioth Ahronoth, quotidiano israeliano: «I gruppi della Resistenza palestinese si sono rafforzati grazie agli attacchi dell’Iran». Le forze israeliane si sono indebolite nella Striscia di Gaza e attualmente sono in posizione difensiva piuttosto che offensiva. Il giornale afferma che la Resistenza palestinese sta recuperando slancio, soprattutto a Khan Younis (decine i militari del regime sionista caduti o feriti), poiché molte brigate israeliane sono state ritirate dalla Striscia a causa degli attacchi dell’Iran.

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  • agbiuso

    Giugno 25, 2025

    BREVI SULLA GUERRA DI AGGRESSIONE DI ISRAELE ALL’IRAN (n. 25 / 24 giugno 2025, ore 23:32)

    – «Il cessate il fuoco con l’Iran è stato chiesto dagli Stati Uniti». Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, ministro degli Esteri del Qatar, ha dichiarato oggi, in conferenza stampa a Doha, che Trump ha telefonato e parlato con l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al-Thani, dopo l’attacco missilistico iraniano alla base statunitense “Al-Udeid” vicino a Doha, chiedendo di contattare Teheran e saggiare la disponibilità di un cessate il fuoco.

    – Il 16 giugno scorso, in tv, il primo ministro del regime genocida israeliano Netanyahu indicò gli obiettivi della guerra d’aggressione contro l’Iran: 1) Eliminazione del programma nucleare iraniano
    2) Distruzione dell’«Asse del Terrore» [l’Asse della Resistenza, ndr]; 3) Debellamento della capacità missilistica iraniana; 4) Rovesciamento del «regime», quale possibile risultato dell’azione militare israeliana, concludendo: «Ci stiamo avvicinando a una vittoria completa». Due giorni dopo (18 giugno) Trump chiese la «resa incondizionata dell’Iran». Ad oggi, primo giorno di un cessate il fuoco nebuloso e precario, nessuno degli obiettivi di Israele è stato raggiunto.

    – Yom-Tov Samia (generale israeliano): l’Iran ha determinato i tempi del cessate il fuoco e ha stabilito l’ora del cessate il fuoco. Non vi è alcuna garanzia che il suo programma nucleare sia stato distrutto.

    – Maariv (quotidiano israeliano): l’Iran è uscito dalla guerra più forte di prima.

    – Elijah J. Magnier (analista e corrispondente di guerra): «Se questa è davvero la fine della guerra israelo-americana contro l’Iran -come sostiene Netanyahu- allora il risultato è cristallino: l’arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran continua. Il suo programma missilistico non farà che rafforzarsi. La Repubblica Islamica resta intatta. Israele è stato colpito più duramente che mai nella sua storia».

    – BBC Persian, finanziata dalla Gran Bretagna: «In realtà, l’Iran è il vincitore di questa guerra. Israele non è riuscito a raggiungere il suo obiettivo principale, rovesciare la Repubblica Islamica, e ha subito una distruzione senza precedenti nella storia di Israele».

    – Ynet (versione elettronica del quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth): Crescono i dubbi sulle promesse di Netanyahu e sulle sue affermazioni di successo. Che fine ha fatto l’uranio arricchito dell’Iran? È stato davvero distrutto? L’impianto di Fordow è stato effettivamente chiuso? L’Iran conserva ancora capacità di arricchimento o può ripristinarle rapidamente utilizzando la propria infrastruttura di centrifughe? Quanti missili balistici e lanciatori possiede ancora l’Iran? Quale parte della sua infrastruttura di produzione missilistica è stata distrutta? E che dire delle strutture che stavano progettando di costruire, ripetutamente citate come causa principale dell’attacco israeliano?

    – Stampa israeliana concorde: sebbene Israele potesse continuare la guerra in modo offensivo, le sue capacità difensive si stavano esaurendo: non c’era via d’uscita. Alla fine non è stato Israele, ma gli Stati Uniti, a raggiungere l’obiettivo principale, ritardando il programma nucleare iraniano da 6 mesi a 1 anno.

    – «La deterrenza israeliana ha subito una sconfitta significativa»  (Press TV). Così il politologo statunitense John Mearsheimer. Israele è andato alla guerra contro l’Iran nella convinzione di ottenere una vittoria relativamente facile.

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  • agbiuso

    Giugno 24, 2025

    Un ottimo risultato, che conferma tra l’altro l’insipienza strategica della teocrazia sionista.

    Agenzia iraniana per l’energia atomica: «Il programma nucleare iraniano riprenderà senza interruzioni e siamo pronti a riavviare l’arricchimento: il nostro programma non si fermerà»

  • agbiuso

    Giugno 24, 2025

    Daniele Perra
    (24.6.2025)

    Ad oggi, si può affermare con una certa cognizione di causa che l’operazione israeliana “Rising Lion” sia stata un totale fallimento.
    Il programma nucleare iraniano è solo parzialmente scalfito. Il dominio aereo non è sufficiente. Netanyahu non è riuscito a spingere gli Stati Uniti ad entrare direttamente nel conflitto (nonostante l’attacco piuttosto debole, e molto di facciata, ad alcuni siti nucleari iraniani). Israele non può colpire in modo pesante le infrastrutture petrolifere iraniane, troppo importanti per un “peso massimo” come la Cina, che non può essere indispettita più di tanto (visti i tanti interessi economici anche in Israele). Il “cambio di regime” a Teheran è ben lontano dal realizzarsi, a prescindere dallo scongelamento dell’impresentabile Reza Ciro Pahlavi (chi pensa che gli iraniani lo vogliano alla guida del loro Paese ha seri problemi mentali). La diplomazia di Russia, Cina e Pakistan è stata fondamentale, quantomeno per fare capire a Washington che avrebbero partecipato alla partita in caso di un allargamento del conflitto. L’Iran ha ampiamente dimostrato che Israele può essere colpito (anche con una sostanziale facilità) e, al contempo, che non cerca alcuno scontro diretto con gli Stati Uniti (e gli attacchi telefonati alle basi USA nella regione ne sono la prova evidente).
    Questa, tuttavia, rimane solo una fase. Se la questione dovesse chiudersi così, la sconfitta israeliana è evidente. Se dovesse continuare, il rischio di un crollo di Tel Aviv potrebbe seriamente portare gli Stati Uniti a correre in aiuto del suo “alleato” (rimane difficile chiamarlo così visti i danni che la lobby sionista ha portato alla politica estera USA).

  • agbiuso

    Giugno 24, 2025

    BREVI SULLA GUERRA DI AGGRESSIONE DI ISRAELE ALL’IRAN (n. 24 / 23 giugno 2025, ore 23:52)

    – New York Times: l’attacco iraniano alla base USA in Qatar coordinato con funzionari del Paese arabo. Emerge una risposta (inevitabile, misurata, pur non proporzionata ai bombardamenti dei tre siti nucleari) che non alza il livello di scontro con gli USA, esprime e trasmette fierezza tra il popolo iraniano, soprattutto mantiene il ‘focus’ sull’aggressore Israele. Una mossa strategicamente saggia!

    – Agenzia Tasnim, arrestati tre ufficiali dell’intelligence ucraina: tentavano di attaccare una fabbrica di droni a Isfahan (Iran). Nelle stesse ore Zelensky: sostegno agli attacchi USA contro i siti nucleari iraniani; NO a Teheran «regime che ha aiutato Putin» fornendo droni, condanna della proliferazione di armi nucleari, elogio della «ferma determinazione» di Trump.

    – Ahmed Taha (Al Jazeera) sugli attacchi iraniani di stamani: «Le immagini testimoniano la devastazione di Tel Aviv; scene senza precedenti dalla nascita di Israele». Alcune ondate di missili hanno colpito al 100%: basi militari (anche presso Gaza e sul Golan); centrali elettriche (Ashdod ed Ashkelon) e produttive. Per Taha, Israele censura i gravi effetti degli attacchi ed esagera i suoi successi militari. Al Arabiya: distruzioni senza precedenti, danni per oltre 2 miliardi di dollari. Reuters: da ieri oltre 25mila coloni alla compagnia aerea El Al, in fuga dai territori occupati.

    – Danny Citrinovich, analista israeliano: condurre una «battaglia tra le guerre» a una distanza di 2.000 chilometri è quasi impossibile con la capacità dell’Iran di infliggere danni. Chiede: «e se l’Iran ricostruisse il suo sistema di difesa aerea domani? O spostasse i suoi lanciamissili da un luogo all’altro? O se i caccia Su-35 arrivassero in Iran dalla Russia? Bombarderemo anche loro? Supponendo che i servizi segreti lo scoprano, Israele attaccherà ogni volta, manderà la gente nei rifugi e chiuderà l’aeroporto? Ciò che viene proposto è una guerra di logoramento basata su informazioni inaffidabili, che farà precipitare il fronte interno di Israele in uno stato di instabilità. Non c’è alternativa a un accordo con l’Iran (a meno che l’obiettivo non sia quello di rovesciare il regime, il che non è chiaro se sia possibile). Un accordo che fornisca a Teheran uno speciale “incentivo” che potrebbe portare alla chiusura del caso e forse anche al ritorno degli ispettori in Iran. Ogni altro tentativo porterà al proseguimento di una guerra di logoramento in cui non vi è alcuna garanzia che Israele rimarrà la parte predominante nel lungo termine. L’Iran non è né Hezbollah né Hamas. L’Iran è un paese indipendente e forte, dotato di risorse, profondità strategica e una politica paziente e ponderata».

    – Esercito israeliano (radio): Israele vuole un accordo basato sul «silenzio in cambio del silenzio», cioè reciproca cessazione degli attacchi. Wall Street Journal, messaggio a Teheran: Israele vuole la fine della guerra il prima possibile. Alto funzionario iraniano alla CNN: l’Iran stima che la guerra potrebbe durare fino a due anni ed è «pienamente preparato» per scenari a lungo termine.

    – Alessandro Orsini: «Giro i canali. Mi sembra di vivere in una dittatura. Le stesse analisi faziose, le stesse autocensure. La verità sostanziale dei fatti è questa: Khamenei non lotta per salvare se stesso e il proprio regime. Khamenei lotta per impedire che 90 milioni di iraniani diventino 90 milioni di schiavi dell’Occidente. Khamenei lotta per impedire che l’Iran diventi la Cina delle guerre dell’oppio. Questa non è la guerra di Khamenei contro gli iraniani. Questa è la guerra di un popolo fiero e orgoglioso che non vuole essere ridotto in schiavitù dall’Occidente. L’Italia merita di più. Il sistema dell’informazione è corrottissimo e sta dando uno spettacolo indecoroso. La stessa propaganda tipica di uno Stato satellite che deve dare conto a una potenza straniera di tutto quel che dice. Siamo uno Stato satellite della Casa Bianca». Parole condivisibili!

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  • agbiuso

    Giugno 23, 2025

    WSJ: INDECISO PER SETTIMANE, ALLA FINE TRUMP HA CEDUTO AI FALCHI

    L’articolo del Wall Street Journal (https://www.wsj.com/politics/policy/aboard-marine-one-a-phone-call-and-the-decision-to-strike-iran-15dd371d) descrive nel dettaglio il processo decisionale e le motivazioni alla base dell’attacco contro l’Iran. Indeciso per settimane, alla fine Donald Trump ha ceduto ai falchi come il senatore Graham.

    In definitiva, Trump ha visto l’operazione come un modo per affermare il dominio degli Stati Uniti. “Il nostro paese è caldo come una pistola”, ha detto Trump al Wall Street Journal in una breve intervista domenica. “Sei mesi fa, il nostro paese era freddo come il ghiaccio. Era morto”, ha detto, definendo gli attacchi “una grande vittoria per il nostro paese”.

    Trump è stato sotto pressione per settimane dai suoi consiglieri e dalle ali opposte della sua coalizione MAGA. I falchi, come il senatore Lindsey Graham, stavano spingendo il presidente a intraprendere un’azione militare, mentre alcuni noti conservatori, come Tucker Carlson e la deputata Marjorie Taylor Greene, hanno avvertito che colpire l’Iran sarebbe stato un errore.

    I falchi alla fine hanno vinto, mentre gli sforzi diplomatici sono falliti. Steve Witkoff, un influente consigliere di Trump che aveva a lungo nutrito la speranza di un accordo nucleare con Teheran, ha detto al presidente che gli iraniani stavano mettendo alle strette la Casa Bianca. I funzionari israeliani, nel frattempo, hanno sostenuto che la superiorità aerea che avevano stabilito sull’Iran rendeva un’operazione un rischio molto più basso, hanno detto i funzionari dell’amministrazione.
    Cedere ai neocon significa fatalmente per Trump rimangiarsi gran parte, se non tutte, le promesse della campagna elettorale e perdere le simpatie non solo di larghi strati del MAGA, ma anche di simpatizzanti tradizionalmente non repubblicani o, addirittura, democratici. Il conto non tarderà ad arrivare.

    Giubbe Rosse: https://www.instagram.com/giubberosse.news/

  • agbiuso

    Giugno 23, 2025

    COMUNICATO STAMPA 22 giugno 2025

    La nostra associazione ha sempre difeso la causa dei popoli, contro la globalizzazione e l’omologazione dei Paesi. Oggi questa causa è rappresentata dal movimento multipolare che dà voce a tutti i popoli, nel rispetto delle loro diversità, e si oppone all’imperialismo americano.Per questo il G.R.E.C.E. denuncia l’aggressione israelo-americana contro l’Iran. Questo attacco ingiustificato avviene in un momento in cui continuano i massacri a Gaza e le uccisioni in Cisgiordania. Attraverso l’Iran, vengono presi di mira i BRICS e la possibilità di un mondo multipolare.
    PER LA PACE IN UN MONDO MULTIPOLARE

    Michel THIBAULT – Presidente del G.R.E.C.E

    Fonte: Comunicato stampa del Groupement de Recherche et d’Etudespour la Civilisation Européenne

  • agbiuso

    Giugno 23, 2025

    BREVI SULLA GUERRA DI AGGRESSIONE DI ISRAELE ALL’IRAN (n. 23 / 22 giugno 2025, ore 23:35)

    – Condanne da svariati Paesi dopo l’aggressione statunitense ai tre siti nucleari iraniani: «un atto illegale che minaccia la pace regionale e globale». Da dichiarazioni (di seguito alcune), di lì a poche ore, anche di figure apicali dei governi statunitense e israeliano, sembra che l’obiettivo principale dei bombardamenti sia stato quello di offrire a Israele una via d’uscita, consentire a Netanyahu di poter dire «abbiamo raggiunto i nostri obiettivi» e chiudere una guerra d’aggressione che si è messa molto male per Israele.

    – Marco Rubio, segretario di Stato (USA): gli Stati Uniti permetterebbero all’Iran di gestire centrali nucleari, ma non di arricchire il proprio combustibile.

    – Netanyahu (primo ministro israeliano): «Non permetteremo una guerra di logoramento con l’Iran. Siamo molto vicini a raggiungere gli obiettivi dell’operazione e a porre fine ai combattimenti. Se l’Iran riprendesse le sue capacità nucleari, lo attaccheremmo, proprio come abbiamo fatto in Libano».

    – Haaretz, citando una fonte israeliana: «Dobbiamo perseguire un approccio diplomatico con l’Iran perché non si può ottenere nulla di più con mezzi militari».

    – Kan 11 (tv israeliana) – Dopo l’attacco statunitense a Fordow, Israele cerca di porre fine alla guerra, a breve termine.

    – Yedioth Ahronoth (fonte: funzionari israeliani): Israele «accetterà immediatamente» un cessate il fuoco questa settimana, anche se la possibilità che l’Iran si impegni in negoziati o in un cessate il fuoco sono «scarse o inesistenti».

    – Alon Ben-David (analista militare israeliano) al canale israeliano Channel 13: «Dobbiamo stare attenti quando usiamo espressioni come ‘abbiamo distrutto il programma nucleare iraniano’». L’attacco non ha ottenuto i risultati sperati da Israele a livello strategico e la questione iraniana resta aperta con tutte le sue possibilità.

    – Immagini satellitari mostrano i tunnel d’ingresso dell’impianto di Fordow ricoperti pieni di terra prima dell’attacco statunitense. I danni sarebbero minimi. «Fordow è troppo profondo e fortificato, ed è impossibile distruggerlo completamente anche con diverse bombe bunker americane GBU-57» (The Economist). Irib (tv di Stato iraniana): «L’impianto di Fordow non ha subito gravi danni, la maggior parte si è verificata in superficie e nei tunnel di ingresso e uscita». Fox news: il complesso nucleare sotterraneo di Esfahan si è rivelato più profondo e più potente del previsto, e potrebbe non essere stato completamente distrutto dai Tomahawk. Nell’impianto di Natanz, il meno protetto, i danni sarebbero invece ingenti.

    – Agenzia iraniana per l’energia atomica: i siti nucleari sono in rapida ricostruzione e le attività sono destinate a riprendere con maggiore capacità.

    – Mahdi Mohammadi, consigliere del presidente del parlamento iraniano: «Stiamo combattendo una guerra molto complessa. La risposta agli Stati Uniti è inevitabile e il primo passo è la distruzione di Israele».

    – Agenzia di stampa iraniana Fars: l’Iran intende concentrarsi sul proseguimento della guerra contro Israele con crescente intensità; Israele è allo stesso tempo la «base principale» degli Stati Uniti nella regione.

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  • agbiuso

    Giugno 22, 2025

    BREVI SULLA GUERRA DI AGGRESSIONE DI ISRAELE ALL’IRAN (n. 22 / 22 giugno 2025, ore 08:42)

    – Meir Masri (docente di geopolitica all’Università Ebraica e riservista dell’IDF): dopo l’Iran, Israele dovrebbe attaccare il Pakistan per «smantellare» il suo programma nucleare. Netanyahu, in passato, aveva detto le stesse cose: prima l’Iran, poi il Pakistan!

    – «Uccidimi, la guerra non finirà». Così l’Ayatollah Ali Khamenei. «Sono vecchio, il mio corpo è debole. Ma questa lotta non è mia, è dei giovani iraniani. Non stai combattendo un uomo, ma una nazione che difende la sua dignità. L’Occidente teme un Iran con il potere, non perché minaccia la pace, ma perché minaccia il loro monopolio».

    – Ali Khamenei ha scelto i successori per la massima catena di comando dell’esercito e tre successori per la propria posizione, in caso di ulteriori omicidi da parte delle IDF. Suo figlio Mojtaba non è tra questi, secondo il New York Times.

    – Portavoce del quartier generale di Khatam al-Anbiya (comando combattente unificato delle Forze armate iraniane): l’invio di equipaggiamento militare o radar da parte di qualsiasi Paese per aiutare il regime sionista sarà considerato partecipazione all’aggressione e costituirà un obiettivo legittimo per le forze armate iraniane. L’aggressivo regime sionista ha perso una parte significativa delle sue capacità radar e di difesa e si trova ad affrontare una carenza di munizioni e di equipaggiamento.

    – Un ufficiale israeliano a Yedioth Ahronoth: «La distruzione che abbiamo visto per le strade di Tel Aviv sembrava folle. A Ramat Gan, dopo l’impatto del missile, mi sentivo come a Khan Yunis o a Beit Hanoun [località di Gaza, ndr]. Alcuni luoghi colpiti dai missili iraniani sembrano zone di guerra».

    – Reza Pahlavi, figlio dello Scià, cacciato a furor di popolo con la Rivoluzione (1979), più volte si è proposto per il ritorno al potere. Su posizioni filo-israeliane e filo-USA, promette di ripristinare un’alleanza con Israele e USA e privatizzare le risorse dell’Iran. Giorni fa “The Jerusalem Post” riportava sue dichiarazioni sulla transizione nei primi 100 giorni, caduti Khamenei e la Repubblica. Si è rivolto a militari, polizia, dipendenti statali, molti dei quali, a suo dire, lo hanno contattato negli ultimi giorni. La rivolta che non c’è sta però spazientendo i sionisti. Il canale israeliano Terror Alarm lo ha irriso: «Reza Pahlavi afferma di avere un tasso di approvazione dell’80%, eppure meno di 10 persone hanno risposto al suo appello a sollevarsi a Teheran. Se avesse avuto il 5% degli iraniani a sostenerlo, sarebbe volato a Teheran. È un delirante e privo di intelligenza».

    – Mehdi Mohammadi, consigliere di Khamenei: l’Iran attendeva un attacco a Fordow. Il sito è stato evacuato in anticipo. Anche con un attacco, nessun danno irreversibile. La scienza e la conoscenza non possono essere bombardate. Il giocatore d’azzardo perderà senza dubbio questa volta.

    – IRIB, tv di Stato (Iran) – «Tre siti nucleari, tra cui Fordow, sono stati evacuati tempo fa e le nostre scorte di uranio arricchito sono state spostate. Non vi è rischio di perdite di radiazioni». L’Iran ha recentemente annunciato l’apertura di un terzo sito di arricchimento. Nessuno sa dove si trovi. L’Agenzia iraniana per l’energia atomica: le centrifughe sono già lì in fase di installazione. L’arricchimento non si fermerà, ma la velocità verrà rallentata (dai 6 mesi a un anno).

    – Tv di Stato iraniana: «Tutti i militari americani nella regione sono ora bersagli legittimi». Le stazioni di monitoraggio segnalano movimenti senza precedenti di lanciatori e missili iraniani.

    – Gli Houthi: il nostro cessate il fuoco con gli Stati Uniti è terminato.

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  • agbiuso

    Giugno 22, 2025

    Il suprematismo sionista e l’imperialismo statunitense cancellano il diritto internazionale e mettono a rischio l’intero pianeta. Nel linguaggio di queste strutture politico-religiose si potrebbe dire che Israele e gli USA costituiscono il male.

    ANCHE GLI USA HANNO AGGREDITO L’IRAN
    Il diritto internazionale era già ridotto ai minimi termini. Dopo il bombardamento dei siti nucleari iraniani annunciato da Trump, si apre un’era in cui la barbarie sarà capace di autogiustificarsi ed espandersi. Le responsabilità del Sionismo Reale e dei suoi complici per le tragiche prospettive che si aprono sono gravissime. Ha da passa’ a nuttata.
    Pino Cabras

    UN ATTO TEATRALE
    La grande parlantina di Trump lo aveva messo alle strette. L’Iran non avrebbe giocato al suo gioco.
    Così ha dovuto bombardare l’Iran per salvare la faccia. Ha bombardato due strutture vuote che erano state precedentemente colpite da Israele. Ha fatto rimbalzare sei bombe su una struttura indistruttibile (Fordows), sostenendo che si trattava di distruzione nonostante fosse vero il contrario.
    Questo è tutto. Uno attacco “contenuto”. Un panino vuoto. E questo è l’uomo che i suoi sostenitori chiamano il più grande leader del mondo.
    È una vergogna nazionale.
    Scott Ritter

  • agbiuso

    Giugno 21, 2025

    BREVI SULLA GUERRA DI AGGRESSIONE DI ISRAELE ALL’IRAN (n. 20 / 21 giugno 2025, ore 10:28)

    Abbas Araghchi, ministro degli Esteri iraniano, dopo l’incontro di ieri a Ginevra con i rappresentanti dei regimi tedesco, inglese e francese e l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea: «Ho detto agli europei che l’Iran non negozierà mai sul suo programma missilistico e che l’arricchimento dell’uranio è una linea rossa. L’Iran non negozierà con nessuna parte finché continueranno gli attacchi israeliani. Ho sottolineato che la Repubblica islamica dell’Iran continuerà a esercitare il suo legittimo diritto all’autodifesa contro questo regime, allo scopo di porre fine all’aggressione e impedirne il ripetersi in modo serio e deciso. La parola ‘resa’ non esiste nel vocabolario della nazione iraniana».

    Araghchi (ministro Esteri dell’Iran) ieri, all’emittente MSNBC, rispondendo alla giornalista Andrea Mitchell che gli chiedeva se la diplomazia potesse produrre una soluzione in due settimane, in riferimento al lasso di tempo che si è preso Trump per decidere cosa fare rispetto al conflitto tra Iran e Israele: «Credo che spetti agli USA mostrare la determinazione per raggiungere una soluzione negoziata. O hanno qualcos’altro in mente e vogliono attaccare l’Iran in ogni caso. Quindi forse potrebbero aver pianificato tutto in anticipo e i negoziati erano solo una copertura. Non sappiamo più come fidarci di loro. Quello che hanno fatto è stato un tradimento della diplomazia».

    Il parlamentare Amir Hosseyn Sabeti, alla TV iraniana ieri sera, ha dichiarato che «i negoziati sono progettati per ingannarci». Dopo aver citato l’Imam Khamenei, che nel suo ultimo discorso ha sottolineato che l’attacco israeliano è avvenuto mentre l’Iran non stava conducendo alcuna azione militare e i suoi funzionari governativi erano impegnati a negoziare con gli Stati Uniti, ha richiamato un rapporto di Axios che, citando proprie fonti, riportava come fosse stato ingannato l’Iran. «Lo dicono apertamente. Non è che Netanyahu si sia improvvisamente ribellato e abbia lanciato un attacco o che Trump sia stato colto di sorpresa. Niente affatto. Rivelano di aver iniziato a pianificare l’attacco all’Iran 8 mesi fa, da ottobre o novembre dell’anno scorso. Hanno esposto attentamente i dettagli: cosa fare, in quale fase, quale strategia adottare. Permettetemi di citare un paio di frasi dell’articolo: sono dolorose da leggere, ma necessarie. Scrivono: ‘L’obiettivo era convincere l’Iran che non vi era alcuna minaccia imminente di attacco’. Pensateci: avevano pianificato dei negoziati per mercoledì per assicurarsi che l’Iran si sentisse completamente impreparato. Continuano: ‘Volevamo assicurarci che gli iraniani indicati come obiettivi israeliani non si trasferissero in nuove località’. Questo significa persone come il martire Fereydun Abbasi, il Maggiore Generale Bagheri, il Generale Salami, il Generale Hajizadeh – tutti i cari che abbiamo perso di recente. L’articolo chiarisce che l’intera vicenda è stata una messinscena orchestrata per tenere l’Iran distratto e impedire la protezione delle sue figure chiave, siano esse scienziati o militari. Questa è una dura realtà. E spero che noi, come Paese, impariamo da questa esperienza: tutte queste notizie che sentiamo oggi, con le conferme e le smentite sotto l’etichetta di “negoziati”, sono probabilmente solo la continuazione di quello stesso progetto di inganno. Dobbiamo prepararci allo scenario peggiore, perché questa è una vera guerra».

    Ata’ollah Mohajerani, ex ministro iraniano della Cultura del governo Khatami (1997-2000), critico della Repubblica Islamica dell’Iran, da molti anni residente a Londra: «La scorsa settimana l’Ayatollah Khamenei ha dimostrato una magnifica e sorprendente capacità di amministrare l’Iran, ricostruendo i Pasdaran e le forze armate, e gestendo la situazione militare, di sicurezza, politica e sociale contro Stati Uniti e Israele. Tale tranquillità e fiducia non sono possibili se non con una pura fede e una piena fiducia nella fiera nazione dell’Iran».

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  • agbiuso

    Giugno 21, 2025

    ARAGHCHI A NBC NEWS: «NON CI FIDIAMO PIÙ DEGLI AMERICANI» (video su twitter)

  • agbiuso

    Giugno 21, 2025

    Indipendenza Rivista e Associazione, [20/06/25 23:23]
    BREVI SULLA GUERRA DI AGGRESSIONE DI ISRAELE ALL’IRAN (n. 18 / 20 giugno 2025, ore 23:23)

    – Putin (allo SPIEF-2025, S. Pietroburgo). Sosteniamo l’Iran nella lotta per i suoi interessi legittimi, compresa la lotta per i suoi interessi nell’energia nucleare pacifica. Abbiamo sempre mantenuto questa posizione. La nostra posizione di fondo, in questo caso e in questo conflitto, non è cambiata. Chi dice che avremmo dovuto fare di più, cosa di più? Avviare qualche tipo di operazione militare? È così? Stiamo già conducendo operazioni militari con coloro che consideriamo avversari, con le idee che difendiamo e con coloro che rappresentano una minaccia per la Federazione Russa.

    – Asaf Cohen, ex vice capo dell’Unità 8200, alla tv israeliana Canale 12: «L’Iran non sta attaccando i civili, ma sta solo cercando di colpire le basi militari. Cerchiamo di dipingerli come un’entità malvagia, ma sono un Paese potente. Attacchiamo i loro obiettivi di sicurezza e loro rispondono colpendo i nostri obiettivi di sicurezza».

    – Maariv (quotidiano israeliano): «Stiamo assistendo a un collasso totale del sistema di difesa israeliano contro i missili iraniani?».

    – Shaykh Naim Qassem (Segretario Generale di Hezbollah). Hezbollah e la Resistenza Islamica non sono neutrali. Dichiariamo la nostra posizione a sostegno dell’Iran, della sua Guida e del suo popolo e agiremo come riterremo opportuno per contrastare questa insidiosa aggressione statunitense-israeliana. I recenti giorni hanno dimostrato la perseveranza di questo popolo [iraniano, ndr] e la sua resistenza a ogni pressione. Questi giorni hanno anche messo in luce l’incapacità di Israele e le gravi perdite che sta subendo, senza precedenti dall’occupazione della Palestina settantasette anni fa, spingendolo a cercare il sostegno statunitense per la sua aggressione. Eppure, questo non ci esonera dalla responsabilità di stare al fianco dell’Iran e di sostenerlo in ogni forma che contribuisca a porre fine a questa tirannia e oppressione.

    – Bloomberg: «L’Iran sta utilizzando telecamere di sorveglianza private hackerate in Israele per raccogliere informazioni in tempo reale». Secondo un responsabile della sicurezza informatica israeliano, le telecamere di sorveglianza private in Israele sono diventate strumenti di spionaggio dell’Iran per raccogliere informazioni. Collegandosi alle telecamere, ci si rende conto di cosa è successo e dove sono caduti i missili, per migliorare la precisione.
    https://archive.is/20250620043710/https://www.bloomberg.com/news/articles/2025-06-20/iran-hijacking-home-security-cameras-to-spy-within-israel

    – «Prepararsi a una campagna prolungata contro l’Iran». Così Eyal Zamir (capo di stato maggiore dell’Idf) in un video citato dal Times of Israel. «Sebbene abbiamo ottenuto risultati significativi, ci attendono ancora giorni difficili e dobbiamo rimanere vigili e uniti fino al completamento della missione».

    – Masih Alinejad, figura di spicco dell'”opposizione” iraniana all’estero: Israele ha rovinato tutti i nostri piani. Netanyahu avrebbe dovuto aspettare l’inizio delle successive proteste di massa e degli scioperi e poi attaccare in coordinamento con l’opposizione. L’azione militare di Israele ha messo da parte l’opposizione. Ora la gente è diventata erroneamente sostenitrice della Repubblica Islamica (fonte: Middle_East_Spectator)

    – La Marina USA ha schierato 5 navi al largo delle coste di Israele per aiutare a intercettare i missili balistici iraniani. All’inizio di questa settimana, ce n’era solo una. Queste si aggiungono ai numerosi sistemi che Israele utilizza: THAAD, David Sling, Arrow-2 e Arrow-3, Patriot, Iron Beam e Iron Dome, nonché le navi Sa’ar-6 e gli aerei da combattimento. Buona parte di queste tecnologie è statunitense. L’Iran si trova ora di fatto a fronteggiare più di 10 distinti livelli di difesa missilistica israeliana.

    – Il Pakistan fornisce per la prima volta missili Shaheen-3 all’Iran (fonti arabe).

    BREVI SULLA GUERRA DI AGGRESSIONE DI ISRAELE ALL’IRAN (n. 19 / 20 giugno 2025, ore 23:42)

    – Israele sta spendendo cifre record per le sue guerre. Secondo il sito economico israeliano Calcalist, oltre 67,5 miliardi di dollari a fine 2024 per la guerra a Gaza (peraltro in corso) e costi vertiginosi (735 milioni di dollari al giorno) per l’aggressione all’Iran, il che rende molto difficile sostenerla economicamente a lungo termine. Da considerare gli attacchi in Libano (in sfacciata e continua violazione degli accordi con Hezbollah e il governo libanese). Poi ci sono i danni economici derivanti dagli effetti devastanti della potenza missilistica iraniana (stime di decine e decine di miliardi di dollari). Un onere economico senza precedenti per l’economia israeliana ad un ritmo che rischia di riscrivere il suo futuro economico. Oltre al combattimento, il massiccio arruolamento dei riservisti sta riducendo la produttività civile. Il bilancio del Ministero della Difesa è quasi raddoppiato in soli due anni ed assorbe ora quasi il 7% del Pil di Israele, secondo solo all’Ucraina a livello globale. Gli esperti avvertono che anche una rapida fine delle ostilità non cancellerà il danno fiscale già causato. I servizi pubblici, in particolare sanità e istruzione, rischiano di essere messi da parte. Infine, con un limite massimo di deficit del 4,9% del PIL, equivalente a 27,6 miliardi di dollari, il bilancio di Israele è già sotto una pressione immensa.

    – La più grande compagnia di navigazione del mondo, la danese Maersk, sospende tutte le spedizioni commerciali verso il porto di Haifa per motivi di sicurezza. La portata e la frequenza degli attacchi iraniani, «senza precedenti» per gli esperti, potrebbe condizionare la durata del conflitto e, di conseguenza, il suo impatto sulle finanze e la stabilità interna dello Stato ebraico. Quello di Haifa era l’unico porto in acque profonde pienamente operativo. Con il porto di Ashdod limitato dalla sua vicinanza a Gaza e il porto di Eilat, chiuso a causa del blocco del Mar Rosso, l’accesso marittimo di Israele si sta avvicinando all’isolamento strategico. Fonti: https://thecradle.co/articles/iranian-missile-attacks-cost-israel-hundreds-of-millions-per-dayhttps://www.maersk.com/news/articles/2025/06/16/middle-east-situation-update

    – Mohsen Rezaei (Maggiore Generale delle Guardie della Rivoluzione Islamica): «Eravamo sicuri fin da marzo che ci sarebbe stata una guerra con Israele. Ci eravamo preparati ampiamente a questo scenario. Tuttavia non ce lo aspettavamo prima della fine dei negoziati; è stata una sorpresa. Poiché eravamo consapevoli che ci sarebbe stata imposta la guerra, le nostre capacità missilistiche sono aumentate significativamente negli ultimi tre mesi». E poi: «Abbiamo preso tutti i materiali prima che colpissero i centri nucleari. Le nostre scorte di uranio arricchito sono state spostate in luoghi sicuri e segreti molto tempo fa». Infine: «Ad oggi non abbiamo sfruttato le nostre capacità terrestri, marittime, petrolifere e nello Stretto di Hormuz, né quelle dei nostri alleati in altri Paesi. I nostri alleati hanno inviato richieste di partecipazione alla guerra, ma abbiamo detto loro che non ce n’è ancora bisogno».

    – Cosa succederebbe se l’Iran chiudesse lo Stretto di Hormuz disseminando mine e controllandolo con veloci motovedette? Oltre il 30% del petrolio mondiale passa da lì: i costi a barile salirebbero alle stelle, il gas liquido del Qatar resterebbe bloccato nei porti. La Quinta Flotta USA si troverebbe in acque poco profonde, impossibili da proteggere via sommergibili.

    – Pro memoria sull’AIEA: l’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha ammesso in 15 rapporti ufficiali di non avere prove dell’uso militare dell’energia nucleare da parte dell’Iran. A ridosso dell’attacco israeliano (tempistica molto sospetta) pubblicando un rapporto politicamente motivato e di parte, in cui le attività dell’Iran venivano descritte come «sospette», ha di fatto predisposto il pretesto per la guerra.

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  • agbiuso

    Giugno 20, 2025

    Da https://t.me/rivistaindipendenza

    Da Pietroburgo, alt di Putin a Trump sull’Iran?

    Allo SPIEF 2025 (Forum economico internazionale di San Pietroburgo) attualmente in corso, Putin lancia qualche dichiarazione bomba, che non passerà sotto silenzio nell’Occidente allargato: “Russi e ucraini sono un solo popolo e, in questo senso, l’intera Ucraina ci appartiene”. E poi: “Russia e Cina non stanno creando un nuovo ordine mondiale, lo stiamo solo formalizzando. Il nuovo ordine mondiale sta emergendo naturalmente, è come l’alba; non si può sfuggirgli”. E ancora: “Ci impegniamo per uno sviluppo equilibrato del mondo, che soddisfi gli interessi del maggior numero possibile di paesi e che crei un ordine mondiale multipolare”.

    Si tratta di ben più che di un grattacapo per Trump, meditabondo se passare dal sostegno logistico, di forniture militari, d’intelligence ad Israele all’intervento diretto degli USA nella guerra d’aggressione all’Iran. Rimanendo al livello attuale di conflitto, Israele è destinato ad una rovinosa sconfitta. D’altro canto, per il tenutario della Casa Bianca, impantanarsi in Iran significherebbe avere molta meno agibilità in altri quadranti, oltre che mettere a rischio la propria presidenza e potenzialmente, con un Iran che risulti per gli USA un nuovo Vietnam, accelerare un ridimensionamento forte del ruolo all’estero degli Stati Uniti, e non solo in questo quadrante dell’Asia occidentale.

  • agbiuso

    Giugno 20, 2025

    BREVI SULLA GUERRA DI AGGRESSIONE DI ISRAELE ALL’IRAN (n. 17 / 20 giugno 2025, ore 02:33)

    – L’Iran torna ad accusare Rafael Grossi, direttore dell’Aiea (l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica): «Lei ha tradito il regime di non proliferazione, ha reso l’Aiea un partner di Israele in questa guerra di aggressione, ha trasformato l’Aiea in uno strumento di comodo per coloro che non sono membri del Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp) per privare i membri del Tnp del loro diritto fondamentale ai sensi dell’Articolo 4. Lei ha la coscienza pulita?!». Così, su X, Esmail Baghaei, portavoce del ministero degli Esteri di Teheran. L’Iran intraprenderà un’azione legale contro Grossi. Tra l’altro la sua risoluzione aveva accusato l’Iran di inadempienze e lasciato intendere che stesse approntando bombe atomiche (da qui il casus belli per Israele). Ieri, poi, la marcia indietro: «Mai detto che l’Iran sta costruendo armi nucleari».

    – Gli impianti nucleari di Fordow (Iran) sono così profondi (circa 90 metri) che le super bombe perforanti statunitensi (circa 60 metri) potrebbero non essere in grado di distruggerli. Così a Politico l’ex ufficiale dell’intelligence USA, Matthew Shoemaker.

    – New York Times: Israele ha già iniziato a razionare i missili intercettori: meno di 48 ore fa l’IDF aveva parlato di 10-12 giorni prima del suo inizio. Alla NBC, percentuali gonfiate a parte, un funzionario israeliano ha detto che l’IDF ha intercettato il 65% dei missili iraniani nelle ultime 24 ore, rispetto al 90% del giorno precedente. Insomma, Israele ne è già a corto e chiede aiuto agli USA. Idem per il carburante dei propri caccia e le bombe di profondità per colpire impianti nucleari. Danni economici devastanti, mito della sicurezza interna infranto, fuga dei coloni dal Paese, prospettive incerte. Senza intervento USA, Israele va verso una rovinosa sconfitta dai risvolti imprevedibili.

    – «I missili iraniani cambieranno la nostra prospettiva; non vinceremo questa guerra! Dobbiamo avviare misure diplomatiche il prima possibile per prevenire ulteriori vittime. Non voglio nemmeno pensare al prossimo missile iraniano!». Così l’ex generale israeliano Nimrod Sheffer, ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, all’emittente Canale 12.

    – Guardie della Rivoluzione Islamica: 1. L’Iran non ha ancora inviato una richiesta ai suoi alleati per entrare in guerra contro Israele, poiché se la cava benissimo da solo. 2. L’Iran ha utilizzato una parte modesta delle sue capacità militari ed è pronto per una guerra lunga. 3. La minaccia dell’entrata in guerra degli USA è un indicatore della debolezza di Israele, che ha cercato di fare il passo più lungo della gamba. 4. L’Iran mantiene una delle opzioni difensive: bloccare lo Stretto di Hormuz e colpire il mercato petrolifero. 5. Gli attacchi combinati con diversi tipi di missili stanno producendo buoni risultati e hanno già indebolito le capacità di difesa aerea di Israele.

    – Ali Larijani, consigliere senior della Guida Suprema: «Non solo l’Iran non si arrenderà, ma vinceremo. Finché il popolo sosterrà il lavoro delle Forze Armate, il tempo è dalla nostra parte e Israele si rivolgerà a noi attraverso 10 diversi canali per ‘raggiungere un’intesa’».

    – Alessandro Orsini: Israele uccide tutti i giorni decine di palestinesi in fila per il cibo. Quando dico “tutti i giorni” intendo dire tutti i giorni. I soldati israeliani sparano tutti i giorni con i mitragliatori sui palestinesi in parte per sadismo e divertimento, in parte per realizzare il progetto annunciato da Smotrich, il 6 maggio 2025, a Ofra: «Gaza sarà completamente distrutta. I cittadini di Gaza saranno concentrati nel sud. Saranno totalmente disperati. Comprendendo che non c’è speranza e nulla da cercare a Gaza, cercheranno di trasferirsi altrove». La domanda che sollevo è la seguente: in base ai valori morali dell’Occidente, bisogna essere schierati dalla parte di uno Stato genocida, come Israele, o dalla parte di uno Stato che lotta per fermare un genocidio, come l’Iran?

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  • agbiuso

    Giugno 19, 2025

    Israele è ormai diventato un disco rotto di menzogna, di improntitudine e di ferocia.
    Al di là di tutto, è qualcosa di disgustoso.

  • agbiuso

    Giugno 19, 2025

    BREVI SULLA GUERRA DI AGGRESSIONE DI ISRAELE ALL’IRAN (n. 16 / 19 giugno 2025, ore 11:30)

    – Putin (RIA Novosti) – Le fabbriche sotterranee dell’Iran esistono, «non è successo loro niente». La società si sta consolidando attorno alla dirigenza politica del Paese. Sarebbe giusto cercare modi per porre fine alle ostilità, trovare soluzioni per raggiungere un accordo e garantire gli interessi sia dell’Iran che di Israele. «Oltre 200 esperti russi stanno attualmente aiutando a costruire altri due reattori nucleari in Iran». «La Russia in passato si è offerta di lavorare su progetti congiunti di sistemi di difesa aerea, ma Teheran non ha mostrato molto interesse. L’accordo di partenariato strategico non contiene alcun articolo relativo al settore della difesa e Teheran ad ora non sta chiedendo assistenza militare alla Russia». Infine: «Non voglio nemmeno discuterne»: così alla domanda su quale sarebbe la reazione della Russia se la Guida Suprema dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei, venisse assassinata da Israele.

    – Missili iraniani hanno colpito Tel Aviv, il Negev, Haifa, Ramat Gan, Holon, la seconda zona industriale più importante dopo Haifa. L’obiettivo principale dell’attacco era il grande quartier generale del Comando e Intelligence delle IDF (IDF C4I) e il centro di intelligence dell’esercito nel Parco tecnologico di Gav-Yam, situato accanto all’ospedale militare Soroka di Be’er Sheva, il principale dell’IDF per i soldati di ritorno da Gaza. L’ospedale è stato esposto all’onda d’urto, ha subito danni ed è ancora in fiamme. Non era un obiettivo come lo è stato invece l’attacco israeliano all’ospedale “Farabi” a Kermanshah due giorni fa, alla sede della Mezzaluna Rossa iraniana a Teheran, per non parlare degli ospedali di Gaza rasi al suolo. Anche l’edificio della Borsa di Tel Aviv è stato danneggiato. Secondo quanto riferito, i centri colpiti ospitano migliaia di militari, sistemi di comando digitale, operazioni informatiche e sistemi C4ISR dell’esercito israeliano.

    – Israele deve distruggere le capacità dell’Iran di produrre missili balistici, oltre che il suo programma nucleare. Così l’ambasciatore israeliano negli USA, Yechiel Leiter, in un’intervista alla CNN. I loro missili «arrivano dal cielo e causano danni incredibili». Intanto le esportazioni di gas israeliano sono temporaneamente sospese. Lo ha detto il Ministro dell’Energia.

    – Levi Shlaim, tra i massimi storici ebrei, ha fatto emergere l’ipocrisia dietro la presunta minaccia iraniana. «L’Iran non ha mai attaccato un vicino, Israele ha ripetutamente attaccato i suoi vicini. L’Iran ha firmato il patto di non proliferazione nucleare, Israele ha rifiutato di firmarlo. L’Iran ha permesso le ispezioni dell’AIEA, Israele ha rifiutato. L’Iran non ha armi nucleari, Israele possiede tra le 75 e le 400 testate nucleari. Israele rappresenta una minaccia esistenziale per l’Iran. Negli ultimi 40 anni, Israele ha condotto una sistematica campagna di disinformazione contro l’Iran. Perché queste bugie, perché questo doppio standard, perché questa ipocrisia?».

    – Carcere per chi (cittadini e organi di stampa) pubblicherà foto o filmati di attacchi iraniani. Così comunicano, avvertendo i lettori, i media israeliani. Ora sarà obbligatorio inviare i filmati per la revisione prima di ottenere l’autorizzazione alla pubblicazione. Alcuni cittadini israeliani sono già stati arrestati ieri sera per aver ripreso dei siti colpiti. Il ministro israeliano Ben Gvir ha esortato la popolazione a segnalare alla polizia chiunque guardi Al Jazeera.

    – Il governo israeliano pagherà solo 500 shekel (neanche 150 dollari) per ogni proprietario di casa la cui proprietà è stata danneggiata dagli attacchi iraniani.

    – Navi cinesi nel Golfo Persico. Foto satellitari confermano la presenza di due navi 815A per la sorveglianza elettronica della marina dell’Esercito Popolare di Liberazione, in grado di tracciare aerei, missili, missili guida, e condurre interferenze elettromagnetiche e analisi di intelligence. È probabile stiano fornendo sostegno all’Iran.

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  • agbiuso

    Giugno 19, 2025

    Un’autocritica.

  • agbiuso

    Giugno 19, 2025

    BREVI SULLA GUERRA DI AGGRESSIONE DI ISRAELE ALL’IRAN (15 / 18 giugno 2025)

    – Washington Post: «Israele potrà continuare ad abbattere [al netto dei tanti che passano, ndr] i missili balistici iraniani solo per altri 10-12 giorni, poi dovrà iniziare a razionare le munizioni». Questo potrebbe spiegare perché l’Iran stia optando per il lancio di ondate piccole ma consecutive e stia ancora utilizzando missili vecchi e meno sofisticati, salvo eccezioni: indebolire le difese israeliane e far posto poi ad altri più avanzati ed ancora più efficaci. È una guerra di logoramento. Una piccola ondata innesca il lancio di 10-15 missili intercettori, ognuno dei quali costa almeno 12 milioni di dollari (es. THAAD). Oggi, il più moderno missile Fattah-1 (circa 200mila dollari) ha eluso ben 12 intercettori (come da video di un colono) e ha poi colpito l’obiettivo.

    – Stampa USA: ieri sera al Consiglio per la Sicurezza Nazionale USA, nessuna conclusione. Netanyahu ha detto a Trump, al telefono, che per Israele non è possibile continuare la guerra da soli e che gli Stati Uniti devono intervenire.

    – Le Guardie della Rivoluzione Iraniana hanno dichiarato di aver raggiunto «il dominio totale sui cieli dei territori occupati (Israele, ndr) rendendo le difese israeliane impotenti di fronte agli ultimi attacchi missilistici». Lo riferisce l’agenzia Tasnim.

    – France Presse: la Cina ha informato l’Oman (mediatore tra USA, Israele e Iran) che «non può restare a guardare mentre il conflitto si intensifica».

    – The Telegraph: la Cina invia aerei cargo all’Iran. Il primo è decollato venerdì, il giorno dopo l’attacco israeliano. Il secondo, il giorno successivo. Il terzo, lunedì. I dati di tracciamento mostrano che ogni aereo vola verso ovest per la Cina settentrionale, poi Kazakistan, quindi a sud per Uzbekistan e Turkmenistan, e sparisce dai radar in prossimità dell’Iran. Secondo analisti, i Boeing 747 utilizzati trasportano equipaggiamento e armi.

    – CNN: Trump invia oltre 30 aerei cisterna per il rifornimento in volo dei caccia israeliani. Le lunghe percorrenze (oltre 1000 km di distanza) creano difficoltà a Tel Aviv che ha chiesto aiuto (anche qui) agli USA.

    – CNN: con la USS Gerald R. Ford CSG, in arrivo in “Medio Oriente” la prossima settimana, saliranno a tre le portaerei USA nell’area.

    – Wall Street Journal (fonti: Casa Bianca): «Trump non ha ancora deciso se attaccare l’Iran». L’attacco è tra le opzioni discusse in una riunione tra Trump e il suo “team” di sicurezza nazionale. WSJ afferma che Trump spera ancora che la minaccia di un’azione militare porti l’Iran ad accettare (meglio: sottomettersi al) le sue richieste sul nucleare.

    – CNN: «USA verso nuova guerra, nessuna parla di come finirà». Trump è «sull’orlo di una grande scommessa» che lo potrebbe portare a ripudiare i suoi stessi princìpi politici. «L’Iran non è la Libia, l’Iraq o l’Afghanistan. Forse i falchi hanno ragione nel dire che un attacco militare americano devastante e circoscritto potrebbe distruggere il programma nucleare iraniano». Ma Teheran «dovrebbe quasi sicuramente reagire e potrebbe attaccare il personale e le basi americane. Trump dovrebbe rispondere innescando un’escalation senza una chiara fine». CNN paventa «sconvolgimenti» con ripercussioni in tutta l’area e con un aumento di emigranti in Europa.

    – Alessandro Orsini: «Questa è semplicemente la guerra degli Stati Uniti contro l’Iran con gli aerei americani guidati dai piloti israeliani. I soldi e le armi d’Israele sono soldi e armi americane. Quasi tutto quello che vedete in questa guerra è americano: soldi, bombe, gasolio, aerei, navi da guerra, portaerei, missili, scudi missilistici, munizioni, satelliti. Israele ci mette soltanto i piloti. E l’Iran sta bombardando Israele con il freno tirato, molto tirato. In uno scontro uno contro uno, l’Iran schiaccia Israele con un pugno».

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  • agbiuso

    Giugno 18, 2025

    Un articolo di Eugenio Mazzarella sul Fatto Quotidiano del 18.6.2025.

  • agbiuso

    Giugno 18, 2025

    Quali stati del Vicino Oriente possiedono l’armamento nucleare e quali no.

  • agbiuso

    Giugno 18, 2025

    Iran, l’altra faccia della Repubblica islamica: oltre i miti, nella realtà
    Smontiamo i cliché sull’Iran, una realtà complessa: non solo repressione, ma partecipazione femminile, pluralismo religioso e dinamismo culturale. Modernità e tradizione convivono in un sistema unico. Superare le semplificazioni e capire davvero
    di Gabriele Repaci, Magachip, 18.6.2025

    Il recente attacco israeliano agli impianti nucleari iraniani ha riportato l’Iran al centro del dibattito internazionale, insieme ai soliti cliché che lo dipingono come un regime oppressivo, una prigione per donne e minoranze, un paese impermeabile alla modernità. È una narrazione comoda, netta, utile a sostenere lo scontro politico e ideologico. Ma, come spesso accade, è anche profondamente sbilanciata. Se si guarda con attenzione e senza pregiudizi, l’Iran rivela un’altra verità: una realtà complessa, piena di contraddizioni, dove coesistono spinte modernizzatrici e rigidità tradizionali, autorità religiose e forme di partecipazione popolare.

    Il sistema istituzionale della Repubblica islamica non è facilmente classificabile. Non è una democrazia liberale, ma nemmeno una dittatura. È un ordinamento ibrido, unico nel suo genere, in cui poteri religiosi e meccanismi di legittimazione popolare si intrecciano in modo sofisticato. Al vertice si trova la Guida Suprema, figura che esercita un’influenza estesa, ma che non è del tutto sciolta da vincoli: viene nominata da un Consiglio degli Esperti, eletto a suffragio universale, che ha il potere – teorico ma esistente – di revocarla. A sua volta, il Consiglio dei Guardiani, che vigila sulla conformità delle leggi ai principi islamici e filtra i candidati alle elezioni, è composto per metà da membri nominati dalla Guida, per metà da giuristi scelti dal potere giudiziario. Quando i poteri dello Stato entrano in conflitto, un’ulteriore istituzione – l’Assemblea per la Determinazione dell’Interesse – interviene per dirimere le controversie.

    Non si tratta di un sistema liberale secondo i canoni occidentali, ma neppure di un blocco rigido e immobile: è un assetto originale, stratificato, che combina elementi religiosi e forme di partecipazione in modo unico nel suo genere. Esiste un Parlamento eletto, una Presidenza espressa dal voto dei cittadini, e un equilibrio tra istituzioni religiose e rappresentanze civili che, per quanto imperfetto, funziona secondo logiche proprie, spesso sottovalutate o ignorate all’estero.

    Un altro dei grandi equivoci riguarda la condizione femminile. Se è vero che le donne iraniane sono sottoposte a obblighi – come quello del velo – e incontrano limiti in alcuni ambiti della vita pubblica, è altrettanto vero che il loro livello di istruzione, partecipazione e mobilità sociale smentisce la narrazione di una condizione uniforme di oppressione. Le iraniane oggi sono tra le più istruite del mondo islamico: il 97% è alfabetizzato, oltre il 60% delle lauree è conseguito da donne, e il 70% di queste in discipline scientifiche. L’attenzione all’istruzione, del resto, non riguarda solo le donne adulte: la scuola è gratuita e obbligatoria fino ai quattordici anni, bambini e bambine frequentano regolarmente, il lavoro minorile è vietato e, nelle grandi città, il livello medio d’istruzione è tra i più alti dell’Asia. Non sorprende, quindi, che molte donne partecipino attivamente alla vita pubblica, allo sport, alla ricerca accademica. Alcune si distinguono in settori tradizionalmente maschili, come le corse automobilistiche. Molte insegnano arti marziali nei quartieri popolari. È una realtà contraddittoria, ma viva, dinamica, che non si lascia ridurre al solo hijab.

    Anche sulla questione dei diritti civili si tende a generalizzare. Le leggi sull’omosessualità sono effettivamente durissime e prevedono sanzioni severissime, ma nella pratica la loro applicazione è estremamente rara, poiché subordinata a requisiti probatori quasi impossibili da soddisfare: servono quattro uomini (o, alternativamente, otto donne) che abbiano assistito direttamente all’atto sessuale, e le loro testimonianze devono essere identiche e simultanee. Questo fa sì che, al di là dei casi clamorosi, la repressione vera e propria sia molto meno sistematica di quanto si creda. In parallelo, lo Stato riconosce – e in parte finanzia – gli interventi di riassegnazione del sesso. I transgender hanno accesso a documenti coerenti con la loro identità di genere e, in molti casi, trovano persino ascolto da parte di autorità religiose. Un esempio è il Ḥojjatoleslām Muhammad Mehdi Kariminya, figura di riferimento per molte persone trans iraniane, noto per le sue posizioni inclusive. Un paradosso? Sì, ma reale e radicato nel contesto locale.

    Le religioni non islamiche sono presenti e attive: cristiani, ebrei e zoroastriani hanno rappresentanza in parlamento, godono di libertà di culto e dispongono di propri luoghi sacri, soprattutto a Teheran. Il pluralismo confessionale, pur limitato, non è affatto inesistente.

    Persino sulla sessualità e sui rapporti di coppia esistono istituti giuridici che sfidano la logica occidentale. Il sigheh, ovvero il matrimonio temporaneo previsto dal diritto islamico sciita (conosciuto in arabo come nikah mutʿah), è una formula legale che consente di formalizzare relazioni intime per un periodo determinato, evitando così le sanzioni previste per il sesso al di fuori del matrimonio. Per quanto possa apparire inusuale agli occhi occidentali, questa forma di unione ha un ruolo socialmente e giuridicamente riconosciuto: offre una certa autonomia e riservatezza, spesso apprezzate da donne vedove, divorziate o economicamente autonome. È una forma di regolazione della sessualità che si inserisce in una cornice religiosa, ma con una certa dose di pragmatismo.

    Infine, il mito dell’autarchia economica crolla di fronte a un dato semplice: a Teheran esiste una Borsa valori, attiva dagli anni ’60, con centinaia di aziende quotate, molte delle quali frutto di privatizzazioni. Il mercato, seppur regolato e limitato, è presente. Il sistema economico iraniano è fortemente statalizzato, ma non immune da logiche imprenditoriali, e guarda con interesse a investimenti, capitali, sviluppo tecnologico. Anche questo è Iran.

    In definitiva, ciò che emerge è un paese contraddittorio, in cui rigidità e aperture si intrecciano senza seguire schemi facilmente decifrabili. Un paese dove il diritto religioso convive con l’università laica, dove la morale pubblica è rigida ma la cultura è vivace, dove la poesia medievale cantava l’amore tra uomini e dove oggi le donne guidano rally, insegnano fisica quantistica e praticano kickboxing nei sobborghi.

    L’Iran non è un blocco monolitico, non è una teocrazia nel senso occidentale del termine, non è una caricatura. È una nazione con un’identità storica forte, un sistema politico originale, una società giovane, colta e spesso insofferente. Raccontarlo in modo onesto non significa assolverlo da ogni responsabilità, né giustificarne le repressioni. Significa, semplicemente, riconoscerne la complessità. Che è sempre il primo passo per capirlo davvero.

  • Alessio Canini

    Giugno 18, 2025

    Aggiungo qui una citazione di Hegel che mi pare essere più esplicativa di molte analisi e commenti geopolitici che si trovano in rete in questo momento.

    «Il principio fondamentale del diritto internazionale, inteso come il diritto universale, che deve valere in sé e per sé e tra gli stati, a differenza del contenuto particolare dei trattati positivi, è che i trattati, come tali che su di essi si basano le obbligazioni degli stati l’uno verso l’altro, devono venir rispettati. Ma poiché il loro rapporto ha per principio la sovranità, ne deriva ch’essi sono in tal misura l’uno verso l’altro nella situazione dello status naturae, e i loro diritti hanno la loro realtà non in una volontà universale costituita a potere sopra di essi, bensì nella loro volontà particolare. Quella determinazione universale rimane perciò nel dover essere, e la situazione diviene un’alternanza del rapporto conforme ai trattati e della soppressione del medesimo.
    Non c’è alcun pretore, al massimo àrbitri o mediatori tra stati, e anche questi soltanto in modo accidentale, cioè secondo volontà particolari. La concezione kantiana di una pace perpetua grazie a una federazione di stati, la quale appianasse ogni controversia, e come un potere riconosciuto da ciascun singolo stato componesse ogni discordia, e con ciò rendesse impossibile la decisione per mezzo della guerra, presuppone la concordia degli stati, la quale riposerebbe su fondamenti e riguardi morali, religiosi o quali siano, in genere sempre su volontà sovrane particolari, e grazie a ciò rimarrebbe affetta da accidentalità.»
    «La controversia degli stati può quindi, in quanto le volontà particolari non trovano un accordo, venir decisa soltanto dalla “guerra”. Ma quali offese – delle quali, nel loro ambito largamente comprensivo e nelle relazioni multilaterali attraverso i loro sudditi, possono presentarsene facilmente in quantità – siano da riguardare come infrazione determinata dei trattati o offesa del riconoscimento e dell’onore, rimane un che di INDETERMINABILE IN SE’, poiché uno stato può porre la sua infinità e il suo onore in ciascuno dei suoi singoli aspetti, e tanto più è incline a questa irritabilità, quanto più una forte individualità viene spinta da lunga quiete interna a cercarsi e crearsi una materia dell’attività verso l’esterno.»
    G. W. F. Hegel, Lineamenti di filosofia del diritto, §333-§334

  • agbiuso

    Giugno 18, 2025

    BREVI SULLA GUERRA DI AGGRESSIONE DI ISRAELE ALL’IRAN (13 / 17 giugno 2025)

    – L’Associazione e la comunità ebraiche di Isfahan (Iran) chiedono alla Repubblica Islamica di rispondere con una forza schiacciante di rappresaglie missilistiche «giornaliere» ad Israele, alla «selvaggia aggressione sionista», alla «brutalità dei sionisti, lontana da qualsiasi moralità umana e che ha causato il martirio di numerosi nostri amati compatrioti, tra cui bambini innocenti». La dichiarazione inviata all’agenzia di stampa ufficiale della Repubblica islamica (IRNA) è stata ripresa dal Jerusalem Post nell’edizione di ieri. Younes Hamami Lalezar, portavoce del Beth Din (tribunale religioso), del Comitato ebraico di Teheran, ha usato parole analoghe e sottolineato che gli ebrei iraniani «hanno sempre fatto parte di questa grande nazione [l’Iran, ndr] e non mancheranno mai di difendere la nostra patria». Homayoun Sameyah Najafabadi, unico rappresentante della comunità ebraica nel Parlamento iraniano, in dichiarazioni rilanciate dall’agenzia di stampa Tasnim, legata all’IRGC, ha esortato Teheran a impartire una lezione «indimenticabile» al regime sionista, «selvaggio e assassino di bambini».

    – Craig Murray, ex ambasciatore britannico in Uzbekistan: «Questa sera ho sentito un amico iraniano a Parigi, un oppositore di lunga data del governo iraniano, i cui due figli stanno tornando in Iran con la sua benedizione per offrirsi volontari per difendere il loro Paese».

    – Questa mattina il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica ha colpito e distrutto centri di intelligence sionisti: quello logistico di Aman (intelligence militare) e il quartier generale del Mossad (intelligence sull’estero). Un numero significativo di alti ufficiali e comandanti dei servizi segreti e di spionaggio è stato ucciso. Il regime sionista ha istituito una rigida censura anche su queste notizie. Nel video, si sente dire dal colono che ha girato a suo rischio e pericolo, per via della dura censura: «Nel Mossad, sono persino riusciti a sconfiggere il Mossad. Mio Dio!». Secondo media israeliani, è molto probabile che a Herzliya siano stati completamente distrutti i siti segreti di backup collegati all’Unità 8200, una divisione d’élite per la sorveglianza elettronica e l’intelligence.

    – Il quotidiano sionista Haaretz, sui divieti del regime volti a fermare la fuga via mare (dopo quella tramite aerei) dei coloni dai territori occupati, irride il primo ministro del regime, Benjamin Netanyahu, che si nasconde al sicuro in Grecia. Il Ministro dei Trasporti oggi ha precisato: «In questa fase non permetteremo agli israeliani di viaggiare all’estero. Solo chi è venuto in visita, turisti, uomini d’affari o diplomatici, potrà andarsene». Il governo teme lo spopolamento di Israele. Dal 2023 almeno mezzo milione di cittadini si è trasferito all’estero. La scarsa demografia è uno dei punti deboli dello Stato sionista da sempre.

    – Urla ed insulti nei confronti degli ultimi coloni, di ritorno nei loro Paesi di origine, che sono riusciti ad imbarcarsi sugli ultimi voli consentiti. All’aeroporto di Parigi chi li ha visti, li ha bollati come «assassini» e apostrofati con frasi del tipo «terroristi, non siete benvenuti!».

    – Trump in un tweet chiede la «resa incondizionata» dell’Iran. Danny Ytaom, ex capo del Mossad, al Canale 13 israeliano: «Gli iraniani non si arrenderanno, non si inginocchieranno; gli iraniani non alzeranno la bandiera della resa (…). Persino Hamas, che è solo Hamas, non ha ancora alzato la bandiera bianca della resa!».

    BREVI SULLA GUERRA DI AGGRESSIONE DI ISRAELE ALL’IRAN (14 / 17 giugno 2025)

    – CNN (USA): l’affermazione del regime sionista sulla rapida evoluzione dell’Iran verso la costruzione di armi nucleari contraddice le valutazioni dell’intelligence statunitense al riguardo. A marzo la direttrice dell’intelligence nazionale statunitense, Tulsi Gabbard, aveva dichiarato, in audizione al Senato, che l’Iran non stava cercando di sviluppare armi nucleari: «La comunità dell’intelligence continua a ritenere che l’Iran non stia costruendo armi nucleari e che la Guida Suprema Khamenei non abbia autorizzato il programma di armi nucleari, che aveva sospeso nel 2003. La comunità dell’intelligence continua a monitorare attentamente se Teheran deciderà di riprendere il suo programma di armi nucleari». Oggi i giornalisti hanno ricordato a Trump le parole della Gabbard. «Non mi interessa cosa ha detto. Penso che ci fossero molto vicini», ha risposto.

    – Alto funzionario USA, legato alle forniture militari: Israele e Stati Uniti stanno esaurendo le scorte di intercettori per missili balistici con l’intensificarsi del conflitto con l’Iran. Le difese aeree israeliane, come Arrow, David’s Sling e Iron Dome, sono sotto pressione, con difficoltà a gestire l’elevato volume di missili iraniani. Non ci sono possibilità di rifornimento immediato. Gli Stati Uniti, principali fornitori, stanno affrontando ritardi nella produzione e nella logistica. La situazione solleva timori di un conflitto prolungato, con il rischio che le difese israeliane e statunitensi non riescano a sostenere ulteriori ondate di attacchi [https://www.middleeasteye.net/news/israel-and-us-exhausting-supplies-ballistic-missile-interceptors-source-says].

    – Amir al-Moussawi, diplomatico iraniano: il pilota israeliano dell’F-35 catturato rilascerà presto confessioni in diretta tv. «Le confessioni del pilota saranno trasmesse dalla televisione iraniana. Si saprà dove gli aerei sono stati riforniti e da dove sono decollati». Il Ministero della Difesa ha pubblicato in un video il tracciamento di un aereo da caccia israeliano F-35 e relativo abbattimento da parte della difesa aerea iraniana. L’Iran è il primo paese in grado di distruggere questo tipo di aereo da guerra e, dall’inizio dell’aggressione sionista, ne ha già abbattuti quattro di quinta generazione.

    – Rapporto di Axios: i dirigenti politici israeliani stanno prendendo in considerazione un cambio di regime in Iran come obiettivo a lungo termine del conflitto in corso. Si punta a destabilizzare la Repubblica islamica e portarla al collasso interno. Tuttavia, il rapporto rileva anche che il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, non è convinto di questo approccio, almeno per ora. Ritiene che sia rischioso e privo di una chiara strategia.

    – Ambrey (https://ambrey.com/) segnala un incidente di sicurezza in corso a 22 miglia dalla costa di Khorfakkan, tra Iran ed Emirati Arabi Uniti, nello Stretto di Hormuz. Tre petroliere sarebbero in fiamme.

    https://t.me/s/rivistaindipendenza

  • agbiuso

    Giugno 17, 2025

    «Beveva il Lupo da capo un rivo, e vedendo un Agnello, che di sotto beveva disse, che gl’intorbidava l’acqua; l’Agnello tremava di paura, e pregava il Lupo, che gli perdonasse, come a persona innocente, e che egli aveva bevuto di sotto un buon spazio da lui, talché non aveva potuto intorbidare il suo bere.
    Il Lupo tuttavia gridava: Tu non sai nulla scelerato sempre tu mi nuoci; il Padre tuo, e tua Madre sempre mi sono stati nimici, e tu patirai la pena di ogni cosa»
    (Esopo, Del Lupo e dell’Agnello, favola 107).

    Nel Vicino Oriente soltanto Israele possiede la bomba atomica ma si giustifica l’aggressione da parte di Israele contro l’Iran attribuendo a quest’ultimo armi che non possiede.
    La favola di Esopo dell’agnello accusato di minacciare il lupo è sempre viva e il sionismo del governo italiano è sempre più disgustoso.

  • Michele Del Vecchio

    Giugno 17, 2025

    Grazie per il copioso materiale che mi hai inviato.

  • agbiuso

    Giugno 17, 2025

    Sottolineo l’ultima notizia:
    «Corrispondente della BBC da Israele: in tutti quelli con cui parlo in Israele, vedo segni di disperazione e sfiducia. Tutti vogliono andarsene da qui.»

    BREVI SULLA GUERRA DI AGGRESSIONE DI ISRAELE ALL’IRAN (12 / 17 giugno 2025)
    Rivista Indipendenza, 17.6.2025

    – Canali vicini all’esercito iraniano: gli F-14 Tomcat colpiti dai caccia israeliani erano vere e proprie esche, una replica come per diversi (non tutti) lanciatori di missili. L’utilizzo di esche risale fin dalla guerra Iran-Iraq (1980-1988). Si sottolinea la posizione degli aerei: fermi sulla pista con le ali chiuse (in posizione di combattimento) senza motivo. Parcheggiati nello stesso posto da tre anni, come da foto satellitari. Usati per ricavarne pezzi di ricambio; ora, con l’aggressione israeliana, come esche. Del resto, dopo gli attacchi, non si sono registrate esplosioni secondarie o lancio di detriti diffusi. Per Tel Aviv uno spreco di droni e soprattutto di munizionamento, la cui carenza già in Ucraina sta mettendo in difficoltà il fronte euro-atlantico che sostiene il regime liberal-nazista di Kiev.

    – The Economist: la guerra di Israele contro l’Iran è ora guerra di logoramento. Tel Aviv spera di trascinarvi gli Stati Uniti. Gli attacchi contro i siti nucleari e missilistici iraniani hanno finora colpito pressoché solo in superficie. I centri nucleari sotterranei, incluso Fordow, e missilistici rimangono intatti: senza le bombe “bunker” statunitensi, Israele potrebbe non farcela. La cosa principale per Israele, per The Economist, è mantenere lo slancio: se riuscisse a mantenere l’apparenza di successo, ciò potrebbe spingere Trump a partecipare alla guerra. Ma se il tasso di distruzione rallentasse e il numero delle vittime israeliane aumentasse, Trump potrebbe cercare di porre fine alla guerra prima che Israele raggiunga i suoi obiettivi.

    – Canale israeliano i24 (fonti statunitensi): «Il CENTCOM sta spingendo per una guerra all’Iran, ma alcuni alti funzionari dell’amministrazione Trump si oppongono ancora a tale mossa».

    – Tel Aviv confidava in un attacco rapido, scioccante, annichilente, con breve seguito di attacchi per piegare il “nemico” (prevalente modus operandi occidentale dagli anni Novanta). Non sta conseguendo risultati strategici. Teheran, preparata da decenni, punta sul logoramento (capacità missilistiche notevoli) e sulla vasta estensione del suo territorio. Assorbiti i rovesci iniziali, colpisce e costringe Israele a dover stringere i tempi per non trovarsi presto in affanno. Tel Aviv ha due carte: coinvolgere gli USA e utilizzare l’arma nucleare (ben più di una sola però, perché, per le dimensioni territoriali iraniane, dovrebbe tentare di annichilire ogni possibile durissima reazione). Se coinvolti, però, gli USA rischiano un impantanamento regionale (non solo l’Iran…) ed un dispendio di uomini, armamenti, munizionamenti, denari, con vantaggi strategici per i ‘suoi’ nemici principali: la Russia, che apprezzerebbe la ‘coatta’ cessazione del sostegno militare a Kiev, e la Cina, che potrebbe risolvere il ‘nodo’ di Taiwan. Washington, se Tel Aviv mostra di non farcela, sarà costretta o a fermare l’entità sionista o ad intervenire, nel qual caso il ‘come’ è da escludere che sia una ‘propria’ invasione. Possibile che contro l’Iran ci si avvalga dei salafiti-wahabiti, già utilizzati in Libia e Siria (principalmente) ma anche così ci sarebbero tanti contraccolpi nella regione di non facile soluzione per Washington.

    – Israele rafforza la censura: divieto di qualsiasi ripresa degli arrivi missilistici iraniani e delle devastazioni causate. Chiusi svariati canali youtube. Introdotto un divieto ai cittadini di riprendere con i propri cellulari e ai giornalisti di filmare. Il governo inoltre, dopo aver ordinato alle compagnie aeree nazionali di non consentire ai coloni («per la loro sicurezza») di lasciare il Paese, vuole fermare le fughe sempre più numerose a Cipro di coloni disponibili a pagare anche migliaia di dollari per yacht e barche.

    – Corrispondente della BBC da Israele: in tutti quelli con cui parlo in Israele, vedo segni di disperazione e sfiducia. Tutti vogliono andarsene da qui.

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