Perché bisogna cancellare la storia
Aldous, 12 novembre 2024
Pagine 1-2
La storia esistita finora è certamente storia di lotta tra le classi e storia della continua metamorfosi dei modi di produzione. Ma è anche storia delle lotte tra credenze simboliche, tra progetti politici, tra convinzioni religiose, tra modelli scientifici, in una parola tra concetti. È nell’ambito di tali simboli e concetti che assume tutta la sua rilevanza e il suo spazio l’azione metapolitica, vale a dire quella che non si esercita direttamente nelle istituzioni che amministrano il potere e la cosa pubblica ma quella che agisce nell’ambito delle idee, dei modelli generali di convivenza tra gli umani e degli umani con i loro ambienti, nell’ampio ambito dei segni religiosi, artistici, etici, nelle questioni che riguardano le ragioni del vivere e del morire.
Anche per questo, negare ciò che ci ha preceduto, censurare il passato – sia nel senso di condannarlo sia in quello di nasconderlo e persino di cancellarlo – è un’operazione insieme astratta, e quindi ultraculturalista, e barbarica e quindi veramente rozza. Ma è soprattutto un’azione impossibile, il cui successo coinciderebbe con la dissoluzione di una società, così come accade a un individuo affetto dal morbo di Alzheimer, che dimentica progressivamente ogni elemento della propria vita passata, sino a morire di tale oblio.
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2 commenti
Michele Del Vecchio
Letto il tuo coraggioso articolo di denuncia della situazione in cui stiamo precipitando senza intravedere uno spiraglio, una luce, una via che ci conduca lontano dal mondo che sta franando tra scoppi di follia pura, tra leader che si contendono la palma della criminalità. Hai citato gli autori giusti, quei pochi che sono rimasti.
Ho in mente una parola sola, semplice ma vera: grazie.
Dario Generali
Caro Alberto,
concordo pienamente. Una società senza storia sarebbe come un individuo senza memoria. Non avrebbe identità e riferimenti, sarebbe senza istituzioni e senza regole sociali, una giungla dominata dagli istinti.
Come giustamente sottolinei, da anni, soprattutto nel mondo anglosassone, ma purtroppo da tempo anche in Europa (anche se in modi più contenuti), si sta assistendo a una preoccupante deriva, che porta a rimuovere dagli ambienti pubblici, dalla cultura e dall’insegnamento opere e autori ritenuti per qualche motivo scorretti rispetto alla sensibilità e ai valori contemporanei (secondo quella che viene chiamata cancel culture, e che altro non è che la damnatio memoriae della peggiore repressione controriformistica e clericale), a “decolonizzare” arti, scienze e filosofia, con la conseguenza, per esempio, di voler rivedere la nomenclatura binomia linneiana, sostituendo alla terminologia latina quella delle lingue delle popolazioni indigene, sui cui territori si trovavano piante e animali classificati e via così con simili amenità. Una deriva che si potrebbe sintetizzare, semplificando, con l’imporsi della mentalità woke, che rappresenta forse il peggiore complesso delle assurdità contemporanee, che la razionalità illuministica avrebbe giustamente liquidato come superstizione e valutato come l’infame, visto il connesso bagaglio di dogmatismo, di censura e di negazione della libertà di pensiero e di parola che comporta.
Sono però convinto che si tratti di una moda, che presto sarà sostituita da altre stupidaggini del genere, ma diverse. E’ comunque oggi doveroso prendere posizione contro derive barbariche di questo genere e il tuo volume “Zdanov. Sul politicamente corretto” è un’analisi puntuale dell’assurdità di queste tesi e una loro più che meritoria denuncia, che meriterebbe larga conoscenza e circolazione.
Un caro saluto.
Dario