Sul genocidio dei Palestinesi
Sul genocidio dei Palestinesi
in Dialoghi Mediterranei
n. 68, luglio-agosto 2024
pagine 176-186
Indice
-Premessa. Un evento coloniale
-«It is not a war, it is murder»
-Schizofrenie imperialiste
-Alcuni appelli
-«Né Dio né l’Idf hanno pietà dei bambini»
-Anatomia di un genocidio
-Conclusione
In questo saggio ho cercato di sintetizzare nel modo più chiaro possibile quanto so e quanto ho compreso del genocidio palestinese in atto dal 1948 al presente.
Mi sono particolarmente soffermato su quattro fonti relative a ciò che sta accadendo dal 7 ottobre 2023 a oggi:
-un documento del Ministero dell’Intelligence dello Stato di Israele – Dipartimento tematico, Documento politico: opzioni per una politica riguardante la popolazione civile di Gaza;
-il rapporto ufficiale diffuso il 25 marzo 2024 dall’ONU e stilato dal «Relatore speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967», incarico attualmente ricoperto dall’italiana Francesca Albanese. Il documento ha come titolo: A/HRC/55/73, Anatomia di un genocidio;
-i testi di alcuni appelli sottoscritti da centinaia di docenti e studiosi italiani in questi mesi;
-alcuni articoli e riflessioni del filosofo italiano Eugenio Mazzarella.
Una delle conclusioni è che le generazioni future si vergogneranno di un’epoca “democratica e progressista” che ha permesso il genocidio giustificando in tutti i modi i carnefici. Si chiederanno come sia potuto accadere. Troveranno le risposte nel fanatismo della storia; nel razzismo degli eletti da Dio; nella situazione geopolitica; negli interessi finanziari del capitalismo trionfante; nella menzogna sistematica dei media (tra i quali spicca il quotidiano italiano la Repubblica); nell’indifferenza diffusa tra le persone.
27 commenti
agbiuso
Cilecca israeliana sull’Iran: una speranza per la pace
il Simplicissimus, 26.10.2024
Si è appena chiuso lo storico vertice dei Brics a Kazan che giunge un nuovo evento gravido di conseguenze per i futuri assetti mondiali: il fallimento sostanziale dell’attesa anzi annunciata risposta israeliana contro l’Iran. L’operazione, attentamente studiata proprio per collocarsi simbolicamente dopo Kazan e concretamente qualche giorno prima delle elezioni americane dove la candidata numero uno del sistema finanziario che sostiene il sionismo appare ormai in difficoltà, è stata stroncata dalle difese iraniane che dispongono di S300 e S400 russi oltre che di una serie di armamenti sviluppati da Teheran. Ovviamente l’informazione occidentale parla di obiettivi militari colpiti e mostra generiche foto di esplosioni, ma a quanto pare le tre ondate di attacco hanno prodotto solo danni marginali e comunque non a siti di importanza strategica. Al punto che l’ondata di giubilo immediatamente partita dal mainstream si sta rapidamente esaurendo con una marginalizzazione delle notizie: ci si aspettavano i fuochi artificiali e invece c’è stato solo qualche petardo.
Ma prima di proseguire allego un video in cui si vede benissimo come i missili di Tel Aviv in arrivo sulla regione di Teheran siano abbattuti in aria prima di colpire:
Questa è ovviamente una bella notizia da molti punti di vista. Il primo è che adesso Teheran potrebbe anche fare a meno di rispondere all’attacco con tutti i pericoli di un allargamento del conflitto: l’Iran ha già vinto la guerra delle ritorsioni perché i suoi missili non sono stati intercettati, mentre quelli israeliani sì, almeno in gran parte. E sembra che lo stesso Putin abbia consigliato il governo iraniano in questo senso, visti i limitatissimi danni provocati. Il secondo è che la deterrenza di Israele subisce un ulteriore colpo, anche se non è escluso che qualcuno abbia lavorato dall’interno per far fallire questo nuovo assalto. Il terzo è che l’Occidente complessivo si dimostra palesemente più debole degli avversari che si è scelto in maniera del tutto autonoma e rifiutando qualsiasi diplomazia. Il fatto che tutti i sistemi d’arma usati nell’assalto, a cominciare dai cento aerei utilizzati per l’operazione come lanciatori di missili dai cieli dell’Iraq, siano di origine americana, la dice lunga su questo aspetto.
Per non parlare del fatto che sia Biden che Kamala Harris, due menti brillanti sulle quali fare affidamento, erano a conoscenza dei particolari dell’attacco e probabilmente hanno concordato con Israele i tempi e i modi. La loro complicità è evidente ma spaventa sempre meno. Nonostante un gigantesco invio di armi e un’assistenza finanziaria altrettanto grande dal governo di Tel Aviv, in un anno di conflitto Israele non è riuscita ad ottenere nessun risultato concreto se non le stragi di civili, di donne e bambini. Anzi:
1. Israele ha sostanzialmente perso territorio nel nord della Palestina occupata. I bombardamenti missilistici di Hezbollah degli ultimi undici mesi hanno spinto la popolazione dei coloni fuori dal nord probabilmente in maniera permanente.
2. Gli Houti hanno imposto una morsa nella navigazione sul Mar Rosso. La marina americana e tutte le altre marine occidentali hanno provato per quasi 12 mesi ad allentare tale morsa, ma hanno fallito completamente. I tentativi di condurre attacchi contro gli Houti, compresi gli attacchi massicci alle infrastrutture principali di Hodeida, hanno prodotto zero risultati.
3. Gli attacchi nel sud del Libano hanno avuto come risultato il consolidamento di Hezbollah come forza militare primaria nel Paese dei cedri: le forze Radwan di Hezbollah hanno dimostrato di essere in grado di proteggere i confini meridionali del Libano con la Palestina. Tutti i tentativi dell’esercito israeliano e delle forze speciali americane di supporto di prendere il controllo di quest’area sono falliti.
Paradossalmente proprio questa debolezza che traspare attraverso il velo di cinismo assoluto, ha finora impedito un conflitto mondiale e nucleare. La cilecca sostanziale dell’attacco sull’Iran si aggiunge a questa storia di declino che qualsiasi narrativa non riesce più a nascondere.
agbiuso
The New York Times su Gaza
associazioneindipendenza, 25.10.2024
«Le tattiche di guerriglia di Hamas nel nord di Gaza complicano la sua sconfitta», così The New York Times (22.10.2024). «Israele ha decimato l’ala militare di Hamas, insieme a gran parte di Gaza», ma la strategia del “mordi e fuggi” su piccola scala della resistenza palestinese, di cui Hamas è una delle componenti sicuramente più numerosa e attrezzata militarmente, fa sì che quella, «pur non avendo la capacità di operare come un esercito convenzionale, rimane una potente forza di guerriglia con abbastanza combattenti e munizioni per inchiodare l’esercito israeliano in una guerra lenta, estenuante e ancora impossibile da vincere».
I combattenti «si nascondono negli edifici in rovina e nella vasta rete di tunnel (…) molti dei quali rimangono intatti nonostante gli sforzi di Israele per distruggerli, secondo gli analisti militari e i soldati israeliani. I combattenti emergono rapidamente in piccole unità per creare trappole esplosive sugli edifici, piazzare bombe lungo le strade, attaccare mine ai veicoli corazzati israeliani o lanciare granate con propulsione a razzo contro le forze israeliane prima di rientrare sottoterra. Sebbene Hamas non possa sconfiggere Israele in uno scontro frontale, il suo approccio su piccola scala, mordi e fuggi, gli ha permesso di continuare a infliggere danni a Israele ed evitare la sconfitta».
Secondo analisti israeliani e palestinesi è improbabile che la morte di Sinwar «influisca sulla capacità dei combattenti (…). Dopo più di un anno di guerriglia, i combattenti di Hamas sono probabilmente abituati a prendere decisioni a livello locale piuttosto che a prendere ordini da una struttura di comando centralizzata. Inoltre, durante l’estate, il gruppo ha dichiarato di aver reclutato nuovi combattenti, anche se non è chiaro quanti siano o quanto siano ben addestrati».
agbiuso
Da: La tela di ragno di Netanyahu
il Simplicissimus, 16.10.2024
«Ora è difficile capire se Israele gestisca gli Usa o siano gli Usa a gestire Israele: si tratta di una unione delinquenziale in cui uno ci mette le armi e l’altro un cinismo tanto più repellente quanto più si ammanta di vittimismo. Entrambi hanno comunque l’obiettivo di tenere nelle loro grinfie il Medio Oriente».
agbiuso
Forti con i deboli, deboli con i forti
il Simplicissimmus, 7.10.2024
Non so quanto tempo ancora ci vorrà perché le popolazioni occidentali si rendano conto che il mito della loro potenza e invincibilità, è di fatto un bluff, Quando qualcuno come la Russia è infine andata a vedere il punto, ecco che invece della scala reale presunta c’è solo una misera doppia coppia. Oh certo, l’informazione orwelliana ha fatto di tutto per nascondere questa realtà non solo nell’ambito della normale propaganda di guerra, ma per impedire che l’avvicinarsi di un conflitto potesse destabilizzare uno status quo imposto con l’ipnosi: grazie alla certezza di prevalere il cittadino medio si lascia trascinare più facilmente verso la propria rovina. Il livello di etica è ormai che così basso che spesso l’orrore per la guerra è solo un’affermazione politicamente corretta, perché sotto sotto si pensa che tali orrori riguardino gli altri e non possano in qualche modo sfiorarci davvero: siamo troppo potenti per questo.
Mi vengono in mente le miriadi di produzioni hollywoodiane in cui i personaggi confessano di essere stati toccati psicologicamente dalla partecipazione alle guerre americane: hanno ammazzato, stuprato, bombardato nella più assoluta impunità, ma sono, poverini, persone sensibili. Adesso rischiano di trovarsi dall’altra parte e di andare all’inferno invece che dallo psicologo. Che insomma non si può più essere solo forti con i deboli, ma che si rischia di essere deboli con i forti i quali nel frattempo si sono organizzati e hanno fatto tesoro degli allori sui quali l’arroganza occidentale ha dormito della grossa.
Un esempio di scuola di questo cambiamento può essere il regime sionista ormai totalmente fuori controllo: dopo un anno continua a fare strage tra le popolazioni civili, prima a Gaza o poi nel Libano, con qualunque mezzo, tuttavia quando si tratta di affrontare formazioni armate diventa improvvisamente timido e incerto. Dopo un anno – proprio il 7 ottobre del 2023 ci fu l’operazione Al-Aqsa – dopo 4o mila morti civili ufficiali e più di 200 mila reali, il governo Netanyahu non è riuscito ad avere ragione di Hamas e nemmeno a recuperare gli ostaggi. Parimenti gli orribili bombardamenti sui civili in Libano, si scontrano con una timida realtà militare nel tentativo di invasione del sud di questo Paese probabilmente per annetterselo: l’esercito israeliano è riuscito a penetrare solo di due o tre chilometri soltanto in alcune in alcune zone, ma ha perso nelle prime ora del conflitto oltre 300 uomini e addirittura ci sono reparti che si rifiutano di prendere parte agli scontri.
Poi c’è la rivelazione del fatto che le difese antiaeree di Israele sono solo frutto di millanteria: i missili iraniani sono penetrati senza difficoltà nel suo spazio e anche se per ora si sono limitati a colpire qualche base militare e a dimostrare l’efficacia del proprio apparato militare, è del tutto evidente che un attacco più diretto contro le strutture vitali potrebbe distruggere materialmente e moralmente il Paese. Se Tel Aviv ora minaccia una risposta è solo nel disperato tentativo di coinvolgere direttamente gli Usa nel conflitto con l’Iran. Ma l’impressione generale è che il governo sionista sia bravo nelle operazioni terroristiche, ma militarmente debole: i bei tempi in cui poteva maramaldeggiare sono definitivamente finiti. La deterrenza non si conquista più col terrore verso le popolazioni civili come è stato dalla Seconda guerra mondiale fino ad ora.
agbiuso
Gianluca Martino
x-twitter, 6.10.2024
Un anziano palestinese, accompagnato da sua nipote, vorrebbe visitare la sua casa da dove fu cacciato quarant’anni prima, gli occupanti sionisti glielo vietano “questa è una proprietà privata, andate via da qui”.
Tutto ciò che bisogna sapere sul sionismo è racchiuso in questo video, non c’è altro.
Il sionismo è solo questo. È occupazione di territori con ogni mezzo.
Ogni atto è finalizzato al furto di terre e alla cacciata dei nativi.
Quanto sta accadendo in Medio Oriente, dal genocidio alle balle sul diritto di difendersi, deriva esclusivamente dal fatto che Israele non riesce a smettere di appropriarsi di case e territori per insediare coloni abusivi.
Forse non tutti sanno che in quello Stato creato in vitro, che molti definiscono senza arrossire “democratico”, è tutt’ora in vigore la “legge sulla proprietà degli assenti” (assenti!) approvata nel marzo del 1950 durante il governo di Ben-Gurion.
La legge si applica solo ai palestinesi e conferisce a Israele il potere di confiscare proprietà immobiliari e tutti i beni mobili che i palestinesi sono stati costretti ad abbandonare dopo le espulsioni del 1948 e degli anni successivi.
Dopo alcuni mesi, fu istituta una unità speciale con lo scopo di “prendere il controllo delle proprietà confiscate e assegnarle alle organizzazioni dei coloni”.
Questa indecenza giuridica, che istituzionalizza sfacciatamente l’apartheid e la pulizia etnica, è applicata anche oggi.
Secondo i dati ONU, solo tra il 7 ottobre dello scorso anno e il 26 agosto, in Cisgiordania, Israele ha confiscato 1.446 immobili palestinesi sfollando 3.300 persone, tra cui 1.430 bambini.
Ora, immagina per un attimo di essere palestinese: dei militari stranieri irrompono in casa tua, cacciano te e la tua famiglia poi ci mettono dentro un’altra famiglia di coloni europei che non solo si appropria della casa che hai acquistato con enormi sacrifici, ma si piazza pure sul tuo letto e sulla tua poltrona preferita e poi, come l’anziano del video, dopo quarant’anni che sei costretto a vivere all’estero, ritorni in patria da cittadino di un altro Stato con il desiderio di visitare la tua casa, senza alcuna pretesa, e il colono apre il portone che tu hai acquistato e ti dice “vai via, questa è una proprietà privata”.
Tu cosa faresti se capitasse a te?
Io credo che tu occidentale ti comporteresti molto, molto peggio di qualsiasi palestinese pur di difendere la tua famiglia e i tuoi beni e non te ne fregherebbe una minchia se coloni europei ti chiamassero terrorista o antisemita. A te che sei semita.
Quando tornai da un viaggio in Palestina ospite di amici di mio padre, prima di partire scambiammo le foto delle rispettive famiglie, in quelle dei miei amici c’era una foto di una bellissima villa con un grande giardino pieno di piante e fiori “questa era la casa dei miei nonni” disse il ragazzo “ora è abitata da un giudice israeliano”.
Questo è Israele, e nient’altro.
Il resto è sangue e propaganda.
agbiuso
Eh sì, una libera Repubblica è la nostra, nella quale la Costituzione è rispettata e la libertà di espressione è garantita…
agbiuso
La pax iraniana
il Simplicissimus, 3.10.2024
Capisco bene il rischio che si corre a contestare ciò che sembra ovvio ed è invece semplicemente banale. Così la salva di missili iraniani su Israele appare come un ulteriore passo verso una guerra generalizzata, ma al contrario è qualcosa che potenzialmente ci allontana dall’orlo di questa prospettiva. Se soltanto lasciamo perdere le fantasie di Tel Aviv e dei servizi occidentali sui missili abbattuti in grande quantità, fabbricate per le opinioni pubbliche sempre più comatose, se diamo retta alle decine se non centinaia di filmati disponibili o a ciò che è possibile dedurre dalle analisi satellitari, la maggior parte dei missili è giunta a segno senza essere stata intercettata né dai sistemi di difesa aerea israeliana, né a quanto pare dagli intercettori di missili balistici SM-3, i più avanzati degli Usa, lanciati da due cacciatorpediniere statunitensi nel Mediterraneo orientale.
La cosa non stupisce visto che gli iraniani hanno usato, non sappiamo in che percentuale, ordigni ipersonici, vale a dire capaci di superare i mach 5, mentre le difese occidentali possono intercettare missili con velocità fino a mach 3, anche se spesso falliscono contro oggetti ben più lenti e hanno una percentuale di abbattimenti molto bassa. Ucraina e Arabia Saudita docent. Tenendo conto che l’Iran dispone ormai di migliaia di missili, come mostra l’infografica pubblicata in apertura, accompagnata anche da una descrizione grafica del loro raggio di azione, è chiaro che ciò costituisce un forte deterrente sia per Israele che per gli stessi Usa nell’intraprendere un conflitto generalizzato. Se scoppiasse una grande guerra, tutte le strutture americane, britanniche e della Nato in Medio Oriente diventerebbero facili prede e verrebbero distrutte o costrette ad allontanarsi dalla regione. Inoltre un’interruzione del flusso di petrolio greggio dal Golfo Persico che è sotto il tiro di Teheran, assesterebbe un colpo devastante alle economie dei paesi del G7 nel momento in cui sono, al di là dei tecnicismi, in recessione.
A questo si deve aggiungere che i contatti ad alto livello tra Mosca e Teheran, tenutisi poco prima dell’attacco con la presenza del Primo Ministro russo Mikhail Mishustin, fanno credere che la Russia possa avere fornito all’Iran una garanzia di assistenza nucleare nel caso Israele voglia usare il suo arsenale atomico nascosto e dunque internazionalmente illegale. Insomma la riuscita operazione di ritorsione induce a sperare che l’insensata marcia verso la terza guerra mondiale si sia schiantata contro la realtà o comunque abbia subito una battuta di arresto. E poi c’è Hezbollah: secondo un rapporto di 130 pagine intitolato “La più mortale di tutte le guerre”, preparato da un gruppo di sei think tank israeliani e basato su tre anni di ricerca e sulle opinioni di oltre 100 esperti di difesa israeliani, il “Partito di Dio” sarebbe in grado di lanciare da 2.500 a 3.000 razzi al giorno contro obiettivi specifici in Israele. Essi hanno il potenziale per distruggere le difese aeree dell’Iron Dome e/o esaurirne in pochi giorni le scorte di missili intercettori “Fionda di Davide”.
Alcune fazioni politiche in Israele e in Occidente hanno fatto gli straordinari per provocare una guerra più ampia, coinvolgendovi sia l’Iran che gli Stati Uniti. Alcune voci filo-israeliane sono entusiaste di questa prospettiva assolutamente folle e surreale che nasce dalla convinzione che Israele sia in qualche modo dotato di superpoteri e possa trasformare istantaneamente chiunque voglia in un mucchio di cenere fumante. Sembrano anche credere, in maniera stupida, che uccidendo Hassan Nasrallah, Israele abbia eliminato Hezbollah. In effetti, il gruppo più fanatico di sostenitori di Israele ha un’illusione molto infantile e pericolosa che forse la raffica di missili iraniana ha messo in crisi.
Quindi può darsi che nei prossimi giorni e nelle prossime settimane vedremo i leader occidentali tirare il freno a mano e compiere una svolta di 180 gradi Forse alla fine arriveranno alla conclusione che è molto meglio sacrificare Benjamin Netanyahu piuttosto che seguire i pazzi fanatici e commettere un suicidio collettivo. La pace oggi non è affidata a una buona volontà che in Occidente non esiste più, ma alla potenza militare degli avversari che si sono scelti nella loro cieca tracotanza.
agbiuso
Da: Il fanatismo ha casa in Occidente
il Simplicissimus, 29.9.2024
Per esempio proprio ieri un ufficiale israeliano ha dichiarato alla Nbc che è stato deciso di uccidere Nasrallah perché non ha accettato di abbandonare i palestinesi al loro destino di annientamento voluto da Tel Aviv. Tuttavia quest’uomo etichettato come “terrorista” è morto perché si è rifiutato di rinnegare ciò che tutte le risoluzioni Onu e l’immensa maggioranza della comunità internazionale hanno chiesto incessantemente, ovvero il ritiro di Israele da Gaza. Ma la nostra informazione non cessa di esaltare questo assassinio perché Nasrallah non è stato ucciso in quanto terrorista cattivo, ma semplicemente perché si opponeva al terrorismo sionista. E questo è un peccato mortale per il nostro mainstream e per coloro che lo seguono come i topi dietro il flauto magico.
Sul terrorismo sionista - agb
[…] scorso luglio del bimestrale Dialoghi Mediterranei era uscito un mio tentativo di analisi del genocidio subito dai palestinesi. Qualche giorno fa la rivista La Città futura ha pubblicato un editoriale di Leila Cienfuegos che […]
agbiuso
agbiuso
Israele stragista e terrorista, il vero pericolo per la pace nel Vicino Oriente e non solo:
agbiuso
Da: Col cuore in gola
il Simplicissimus, 24.9.2024
Negli ambienti del sionismo si è inclini a pensare che ora o mai più: nel senso che la situazione di profonda crisi politica in cui versano le istituzioni americane prima delle elezioni, offre una finestra di possibilità di azione che potrebbe chiudersi per sempre. Ma si tratta solo di una verità parziale o di un’auto mistificazione: la verità è che Israele sta diventando sempre più “folle” e impaurita man mano che il suo tutore americano declina. Così come del resto succede in quella nave dei folli che si chiama Ue.
agbiuso
Le più alte Istituzioni della Repubblica si confermano serve mute dell’imperialismo e del sionismo.
agbiuso
Questo e molto altro per l’IDF, l’esercito di Israele, l’esercito più razzista che ci sia al mondo e uno dei più feroci.
agbiuso
Palestine – Stop génocide : Appel à rassemblement ce samedi à Paris
12.9.2024
Comme ce bombardement d’al-Mawasi, un camp de toile qualifié de « zone humanitaire sûre », par l’armée israélienne elle-même, où plus de 50 réfugiés ont été assassinés dans la nuit de lundi à mardi.
Sans parler, non plus, du meurtre de la jeune militante pacifiste américano-turque Aysenur Ezgi Eygi, assassinée par un sniper israélien dans le village de Beita, en Cisjordanie occupée.
Les déclarations des dirigeants du régime fasciste israélien ne laissent aucun doute sur leur volonté d’annexer la totalité des territoires palestiniens occupés, et sur leur racisme décomplexé.
Les scènes atroces sont incessantes, les images de souffrance bouleversantes.
On peut voir des bulldozers militaires passant et repassant sur les corps d’adolescents tués par cette armée monstrueuse, équipée et finnacée par les USA.
On voit des soignants et secouristes kidnappés, torturés, exécutés, et des parlementaires israéliens défendre le droit de violer des Palestiniens.
Les 50.000 morts et 100.000 blessés civils sont largement dépassés à Gaza, de l’avis même de l’ONU.
Les régimes arabes corrompus ne bougent pas. Ils ne voient rien, ils n’entendent rien.
agbiuso
L’esperimento con i social network di un soldato russo costituisce una verifica davvero significativa di tutto: guerra, media, presunti e fasulli sentimenti ‘umanitari’. È un emblema del nostro presente.
agbiuso
L’Iran e il naufragio di Israele
il Simplicissimus, 26.8.2024
Molti si chiedono come mai la risposta dell’Iran all’assassinio del capo di Hamas sul proprio territorio, tardi ad arrivare e pensano che si tratti di debolezza, ma le ragioni di questa strategia in realtà sono abbastanza evidenti: costringere Israele e i suoi alleati a tenere in piedi un costosissimo sistema di difesa, non solo è estremamente logorante per loro, ma permette a Teheran di studiare meglio tale sistema e quindi essere più efficace nel suo attacco. Tuttavia queste ragioni militari sono secondarie rispetto agli effetti della tensione cui viene sottoposta la società israeliana allargandone le crepe ogni giorno che passa.
Di fatto oggi Israele è in mano ai coloni armati che vogliono una guerra su base escatologica, una sorta di “ultima guerra” come soluzione finale e che in diverse occasioni si sono scontrati con l’esercito. Non a caso Moshe Ya’alon, ex capo di stato maggiore delle delle forze armate oltre che ex ministro della Difesa ha detto in un’intervista video che le forze in via di prendere il potere in Israele sono tutte immerse nel fanatismo della superiorità ebraica: “è il Mein Kampf al contrario”. E non basta: il capo dello Shin Bet israeliano, Ronen Bar, ha affermato in una lettera a Netanyahu, Gallant e altri ministri pubblicata da Channel 12 che il “terrore ebraico” dei coloni in Cisgiordania e le incursioni di Ben Gvir nella moschea di Al-Aqsa stanno causando “danni indescrivibili a Israele”. Quando il capo del servizio di sicurezza interna parla apertamente contro le attuali politiche sioniste in tempo di guerra, vuol dire che Tel Aviv è nei guai. E Ronen Bar non è il solo. Il capo del Mossad e il portavoce capo delle forze armate, il contrammiraglio Daniel Hagari, si sono anche scontrati con Netanyahu. Hagari ha sollevato un putiferio un paio di settimane fa con questa dichiarazione pubblica : “Hamas è un’idea. Chiunque pensi che possiamo eliminare Hamas si sbaglia”. Ancora più clamorosa la dichiarazione del generale israeliano Yitzhak Brik il quale ha detto che che Israele crollerà in meno di un anno: “Il paese sta davvero galoppando verso l’orlo di un abisso. Se la guerra di logoramento contro Hamas e Hezbollah continua, Israele crollerà entro non più di un anno”.
Tutto ciò che questi personaggi stanno dicendo è che Israele è governato da estremisti radicali che trascinano con sé l’intero paese alla rovina. Alcuni di loro come il ministro Itamar Ben-Gvir, sono Kahanisti con ideologia razzista che vedono apertamente tutti gli arabi come nemici e lavora per privarli di qualsiasi diritto all’interno di Israele.
E’ abbastanza ovvio che in queste condizioni l’Iran abbia tutto l’interesse a tenere in sospeso una società divisa e ormai polarizzata, accrescendone le fratture interne che si stanno allargando a vista d’occhio dopo le stragi di Gaza e il discredito internazionale che ne è derivato. Solo i più ottusi considerano il ritardo nella risposta come un sintomo di debolezza, quando è abbastanza evidente che proprio l’attesa è il peggior nemico di Netanyahu: centinaia di migliaia di persone sono fuggite dal nord e dichiarano che non torneranno mai più; l’unico porto israeliano Eilat è completamente chiuso da mesi per l’interdizione degli Houti e il fallimento della flotta occidentale nel difendere il traffico del mar Rosso (a proposito una portaerei americana è in riparazione a Norfolk con una grande buco sul ponte di volo), mentre la società portuale ha annunciato il licenziamento della maggior parte dei lavoratori; gli indicatori economici sono da catastrofe con oltre 46.000 aziende fallite, il turismo completamente fermo, il rating creditizio abbassato, le obbligazioni israeliane vendute a prezzi quasi da ” spazzatura”. Più tempo passa in attesa della vendetta più le forze disgregatrici si faranno forti e più il sionismo di indebolirà.
agbiuso
È la vecchia legge mosaica dell’ “occhio per occhio, dente per dente”.
Ma questo principio vale solo per Israele. Gli altri popoli invece non hanno il diritto di reagire al male che Israele infligge loro. Se tentano di farlo, o se soltanto dicono che hanno diritto di farlo, scatta l’accusa pavloviana di ‘antisemitismo’, vecchia canzone da organetto che spero non inganni più nessuno.
agbiuso
Sono ripugnanti, qualcosa che produce non soltanto orrore ma autentico ribrezzo.
agbiuso
Ciò che chiamano IDF, l’esercito di Israele, è in realtà composto da volgari assassini, da terroristi.
agbiuso
I pogrom dei sionisti contro i palestinesi
girodivite.it, 16.8.2024
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Coloni israeliani contro palestinesi a Jit. Una volta si chiamava pogrom
Decine di coloni israeliani hanno attaccato una cittadina palestinese in Cisgiordania
Nella notte hanno dato fuoco a case e auto, e almeno una persona è stata uccisa: dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza, le violenze nella zona stanno aumentando
Nella notte tra giovedì e venerdì decine di coloni israeliani hanno attaccato la cittadina palestinese di Jit, in Cisgiordania. Hanno lanciato bombe molotov e dato fuoco a case e auto parcheggiate: il ministero della Salute palestinese ha detto che un ragazzo di vent’anni è stato ucciso e un’altra persona ha riportato ferite gravi al petto.
Sui social stanno circolando diversi video e foto che mostrano la situazione, in cui oltre agli edifici e alle auto incendiate si vedono colonne di fumo e persone che cercano di scappare.
Alcuni dei coloni avevano il volto coperto. Non è chiaro quanti fossero: il quotidiano israeliano Times of Israel ha parlato di 50 persone, mentre un residente di nome Hassan ha detto al quotidiano Haaretz di averne contate circa 100. «Quando sono uscito per vedere cosa stesse succedendo, mi hanno attaccato con il gas lacrimogeno. Hanno incendiato la mia auto e ne hanno distrutta un’altra, poi hanno proseguito verso la città», ha detto. Secondo Hassan l’esercito sarebbe arrivato «circa un’ora dopo, si sono presi il loro tempo e hanno lasciato che [i coloni] facessero quello che volevano».
In un comunicato l’esercito israeliano ha detto invece di essere intervenuto «nel giro di pochi minuti» e di aver sparato dei colpi in aria per disperdere la folla. I coloni autori dell’attacco sono poi stati allontanati da Jit, e uno di loro è stato arrestato. Al momento è impossibile verificare in modo indipendente come siano andate le cose.
L’attacco è stato condannato da vari leader israeliani. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha scritto sui social che tutte le persone responsabili degli «atti criminali» saranno perseguite, mentre il presidente Isaac Herzog ha condannato l’accaduto imputandolo a un gruppo ristretto di coloni, definiti una «minoranza estremista» non rappresentativa della «comunità dei coloni che segue la legge». Anche il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, un nazionalista di estrema destra che vive proprio in una colonia in Cisgiordania, ha detto che le persone che hanno attaccato Jit sono «criminali» che «non hanno niente a che fare con le colonie o i coloni».
Da decenni Israele costruisce e amplia insediamenti e colonie in Cisgiordania, un territorio che però secondo gran parte della comunità internazionale appartiene ai palestinesi. Questo è stato ribadito lo scorso giugno dalla Corte internazionale di giustizia, il più importante tribunale delle Nazioni Unite, secondo cui l’utilizzo delle risorse naturali che Israele fa in quelle zone vìola il diritto internazionale.
Oggi in Cisgiordania vivono circa 2,7 milioni di palestinesi e 500mila coloni israeliani. I loro rapporti sono sempre stati parecchio problematici, ma a partire dall’inizio della guerra nella Striscia di Gaza, lo scorso 7 ottobre, gli scontri e le violenze sono notevolmente aumentati. Secondo l’ufficio delle Nazione Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), dall’ottobre del 2023 allo scorso luglio almeno 553 persone palestinesi sono state uccise in Cisgiordania, tra cui 131 bambini. Di questi, 536 sono stati uccisi da soldati israeliani e sei dai coloni. Più di 5.500 persone palestinesi sono state ferite. Nello stesso periodo sono state uccise 14 persone israeliane, di cui nove soldati e cinque coloni.
agbiuso
Immondi.
agbiuso
Terroristi.
agbiuso
Ecco cosa siamo diventati
il Simplicissimus, 8.8.2024
Ecco cosa siamo diventati. E uso il noi poiché non vedo grandi distinzioni fra il sionismo israeliano e l’imperialismo americano, se non il fatto che il primo si vanta delle azioni che compie, forte di un vittimismo storico, mentre l’altro tende nasconderle sotto un velo di retorica storicamente buonista. Mi ci vorrebbero non so quanti post sull’origine del capitalismo per spiegare appieno tale distinzione e al contempo questa consanguineità del modus operandi, ma diamola per scontata visto che l’esperienza degli ultimi trent’anni e passa ne fa un elemento evidente di per sé.
Dunque si diceva, cosa siamo diventati: la stazione televisiva israeliana Channel 12 ha condotto un sondaggio: “Siete d’accordo che a un soldato sia permesso stuprare un ‘terrorista’?” E le risposte sono agghiaccianti:
47% Sì
43% No
10% Nessuna risposta
Naturalmente terrorismo è un’invenzione linguistica che deve solo richiamare il senso del terrore, ma non possiede una definizione concreta visto che concordemente i vocabolari parlano di violenza illegittima e indiscriminata, facendo spazio all’idea che vi sia una violenza legittima e che colpire un obiettivo determinato sia qualcosa di segno positivo. Non è un caso se a cominciare dagli Usa, seguiti da Gran Bretagna, Francia e Germania oggi sotto la categoria terrorismo può essere considerata qualsiasi attività, anche solo esercitata con la penna o persino con la chiusura di un conto bancario, che si opponga alle volontà di un governo o alle sue visioni: basti pensare a quanti hanno avuto la carriera stroncata o sono persino finiti in prigione per aver criticato le teorie vaccinali. E del resto di questa deriva abbiamo esempi simbolici come la persecuzione di Assange o di altri oppositori che negli Usa vengono regolarmente presi di mira dalle agenzie di governo con un qualsiasi pretesto: esempio di giornata la perquisizione della casa di Scott Ritter colpevole di essere in disaccordo sulla guerra ucraina e sulle stragi di Gaza. Non ha alcuna importanza che le accuse prefabbricate siano fasulle e possano cadere in tribunale: intanto si è sottoposti alla gogna, si perdono le fonti di sostentamento e si viene rovinati dagli avvocati. Niente altro che terrorismo legale che viene esercitato attraverso il processo che è la vera punizione.
Tutto ciò che un governo deve fare è etichettare qualcuno come terrorista e quella persona viene privata di qualsiasi diritto a un trattamento umano perché si troverà sempre una grande massa di imbecilli e di zombi disposti a ritenere che lo stupro sia una cosa legittima in questo caso: si tratta degli stessi che fanno le boccucce disgustate e magari ti querelano se dici un trans invece di una trans. Gli Stati Uniti in particolare, ancor prima di Israele, hanno palesemente perso ogni autorità morale quando hanno permesso l’abuso sessuale e l’umiliazione dei prigionieri ad Abu Ghraib, contro cui solo pochi hanno protestato. Però a un occhio attento, non distratto dai giochini che il mercato immette per anestetizzare le persone, questa totale caduta etica era evidente fin dai bombardamenti su Cambogia e Laos che fecero un milione di vittime al solo scopo di chiudere il “sentiero di Ho Chi Min”, massacrando gente che non c’entrava nulla. Ecco un bell’esempio di violenza illegittima e indiscriminata.
Ma torniamo al sondaggio: cosa si deve pensare di una popolazione che al 57 per cento approva gli stupri in carcere o non ha un parere in merito? Ha un grande futuro davanti a sé, oppure la dissoluzione? E la domanda vale anche per l’occidente collettivo che non solo fornisce le armi per il tentato genocidio di Gaza, ma in Ucraina spinge centinaia di migliaia di uomini alla morte solo nel tentativo di conservare la supremazia. L’ha già persa in realtà ed è proprio per questo che stanno saltando tutte le barriere etiche che vengono simulate sotto i tendoni circensi di evocati diritti civili, istituiti per far dimenticare i diritti costituzionali. Rimane solo l’abilità di ignorare gli eventi per non dover mettere in discussione gli ideologismi dominanti e le parole d’ordine, per non accorgersi della tirannia o per non far vedere quanto amino la condizione di sudditi. Saranno accontentati.
agbiuso
Distruzione di Gaza, violenze sistematiche in Cisgiordania da parte dei coloni israeliani, genocidio, massacro di bambini e torture.
Il governo e l’esercito di Israele confermano ogni giorno di più quello che sono: una delle entità politiche più feroci degli ultimi due secoli.
agbiuso
Inizia il collasso del sionismo
il Simplicissimus, 31.7.2024
In questi giorni di ultime cene e solite scene qualcosa sta succedendo in Palestina: ovvero si sta facendo strada l’idea che il sionismo è sulla via di disintegrarsi. Dopo che lo stupro di una prigioniera palestinese è venuto alla luce quasi per caso e il resoconto di questa brillante operazione diciamo così militare, sono arrivate alla superficie e pubblicati dalla Cnn , dal New York Times ( archivio ) e dal Washington Post ( archivio ) è stato giocoforza per Tel Avivi aprire formalmente un’ inchiesta, anche per evitare di innescare indagini internazionali sugli omicidi e le violenze nelle carceri israeliane che di certo sono cosa abbastanza comune. L’inchiesta interna protegge insomma Israele dai tribunali internazionali, almeno per ora. Tuttavia l’arresto dei militari stupratori ha innescato prima una serie di violente manifestazioni dell’estrema destra che sono arrivate fino all’occupazione di due prigioni, poi una lite senza ritegno tra il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant e il ministro della Sicurezza Nazionale, Itamar Ben-Gvir, quello che voleva lanciare l’atomica su Gaza.
Da tali eventi e dalla rissa politica che è seguita si capisce molto bene che si sta creando una profonda frattura tra l’esercito e l’estremismo dei coloni o di gruppi religiosi settari, soprattutto in considerazione del fatto che ci si trova di fronte a un fallimento materiale e morale della guerra e dunque al conseguente fallimento del progetto “Grande Israele” che è stato da sempre il sogno del sionismo, ma che ormai confligge di fatto con l’esistenza stessa di uno Stato ebraico che ha bisogno di un buon rapporto con i vicini. Nel nuovo ordine mondiale che si va creando una situazione di conflitto permanente suggerito da una totale superiorità militare israeliana (supportata ovviamente dagli Usa), sta rapidamente tramontando: lo si capisce bene dal fatto che Netanyahu cerca l’appoggio incondizionato di Washington prima di iniziare la sua avventura nel sud del Libano, conflitto che il capo del governo di Tel Aviv vorrebbe trasformare in guerra totale all’Iran. Sa che da solo andrebbe incontro a un disastro. Ma la pubblicazione della vicenda degli stupri da parte di testate di sistema, sembrano indicare che gli Usa non vogliano arrivare a tanto e che la misura della distruzione di Gaza è ormai colma, nonostante i tentativi di sembrare vittime grazie alla capacità mediatica di creare miraggi come quello del drone su un villaggio druso tra l’altro in un territorio siriano abusivamente occupato.
La società israeliana è dunque arrivata al limite della guerra civile. Ma questa frattura era visibile fin dall’inizio dell’operazione di Hamas perché, come ora sappiamo, gli israeliani erano in possesso dei piani di attacco dei militanti palestinesi e hanno trasferito un rave party, organizzato evidentemente da persone che ben poco hanno a che fare con l’integralismo religioso e i relativi deliri sionisti, nella base militare di Re’im sulla Route 232 che era appunto uno degli espliciti obiettivi di Hamas. Secondo quanto riferito dal quotidiano Haaretz, alcuni ufficiali della divisione di Gaza hanno parlato di di pressioni politiche per lo spostamento di questa festa, cosa che fa pensare come si sia deciso di sacrificare civili (magari facendoli abbattere dallo stesso esercito, secondo le orribili direttive Annibale) che non appartengono al calderone di consenso in cui Netanyahu fabbrica i suoi veleni.
La cosa è talmente chiara che parecchi israeliani laici cominciano a parlare di andarsene e secondo l’ultimo sondaggio pubblicato a luglio, il 28 per cento degli abitanti sta valutando di lasciare il Paese. E tra questi ci sono molti cervelli della tecnologia, il che ovviamente è un segnale ancora peggiore. La società israeliana sta andando in frantumi e molti che volevano vivere nello Stato di Israele si sono trovati invece nello “stato di Giudea” ovvero dentro un progetto teocratico che si ispira in maniera diretta e meccanica alla Bibbia. Ma ora i frutti velenosi di tutto questo stanno maturando e la disfatta del sionismo comincia a diventare palpabile tra le rovine materiali ed etiche di Gaza.
Michele Del Vecchio
Argomento di terribile difficoltà per l’impossibilità di mettere in campo ragioni specifiche, ovvero richiami ad una fattualità che si presti, che si lasci usare come un tentativo di dare una spiegazione a ciò che di spiegazioni razionali non ne ha. E non ne può avere: come Auschwitz, come Hiroshima, come gli stermini da te ricordati nell’articolo. Bisogna passare ad una “argomentazione” diversa da quelle che solitamente si usano. Bisogna assumere come criterio “qualcosa” di diabolico in cui risuonano significati che non usiamo mai per noi stessi e per le genti con cui viviamo. Parole che sanno di morte, di omicidio, di inarrestabile potenza distruttiva. Parole che abbiamo avuto la folle spudoratezza di mettere nella voce di un Dio. Ammiro il coraggio che hai avuto, la decisione che ti ha sostenuto, l’esposizione ordinata di quest’ultimo inferno , uno dei tanti che abbiamo predisposto. Ti sei dato un compito difficile: pe raccontare la morte di massa, la morte che falcia tutto, la morte senza pietà, la morte senza un nemico con la divisa di un altro colore, la morte di chi è un tuo fratello che lavora nel campo vicino. La morte cieca e feroce che non distingue nessuno. Un compito informativo, un racconto che esige quella consapevole fermezza che anche la disperazione ci può fornire.