Skip to content


Agamben e il mucchio selvaggio

Agamben e il mucchio selvaggio

[Ho scritto questo articolo, uscito ieri su Aldous, insieme ad alcuni amici che sono anche colleghi. Un professore non filosofo che lo ha avuto in anteprima mi ha risposto che anche lui aveva «letto con raccapriccio il tanto banale quanto arrogante testo […] (che francamente mi ricorda i 150 del Mucchio Selvaggio contro Jack Beauregard nel mitico film “Il mio nome è Nessuno”)». Questo  il link alla scena ricordata dal collega 🙂 ]

Bullismo filosofico
Aldous, 17 ottobre 2021

Se gli oltre cento estensori del piccolo manifesto dal titolo Non solo Agamben avessero scritto un testo a favore delle politiche governative italiane sul Covid 19, a favore del lasciapassare sanitario, sarebbe stato un documento legittimo, per quanto non condivisibile. E invece hanno voluto attaccare in tanti una sola persona, un filosofo italiano molto noto, con argomenti -rispetto alla complessità delle tesi di Giorgio Agamben– sinceramente imbarazzanti. Ma la cosa grave non è il merito della questione, la cosa grave è il rivolgersi contro una persona priva di potere politico e accademico indicandola alla pubblica riprovazione. Un atto di bullismo, di violenza organizzata. Hanno formulato solo un nome, quello di Agamben appunto, e non – ad esempio – quello di Massimo Cacciari, che insieme ad Agamben ha redatto e pubblicato un documento che stigmatizza la logica, le radici, le implicazioni del green pass sanitario.
Forse perché Cacciari ha un potere mediatico e accademico che Agamben non possiede? Forse perché un documento senza nomi sarebbe stato in gran parte ignorato mentre il nome di Agamben, internazionalmente noto, attira l’attenzione di molti? Si tratta quindi di un atto di bullismo che ha come motivazione un fatto di marketing, di ascolto, di eco mediatica?
Un atto di bullismo condotto poi con ‘argomentazioni’ degne dei luoghi più culturalmente deprivati della Rete. Al centro del documento, ripetuto addirittura per due volte, c’è il paragone del lasciapassare sanitario con la patente di guida. Vale a dire si argomenta con serietà che una competenza tecnica precisa e circoscritta, il guidare un’automobile, sia la stessa cosa di un lasciapassare relativo all’inoculazione nel corpo di un vaccino. Ma non è neppure questo il punto centrale. Si pongono sullo stesso piano il divieto di guidare senza patente e il divieto di utilizzare treni e aerei; di frequentare concerti, cinema, musei, biblioteche, ristoranti, corsi universitari; il divieto soprattutto di lavorare, di esercitare cioè un diritto fondamentale, e quindi di vivere, di sopravvivere, di esistere. Vivere non è qualcosa di più ampio del guidare un’automobile? Qualcosa di più originario, fondante, essenziale? Un riduzionismo ‘automobilistico’ grave se adottato da chiunque, incredibile se sostenuto da professori universitari.
I filosofi firmatari non sono capaci di argomentazioni più profonde, più sottili, più inscritte nella complessità del mondo? Non solo: nel documento si afferma che i filosofi critici verso il green pass «rappresentano soltanto il loro punto di vista su questi temi». E che cos’altro dovrebbero rappresentare? Forse la verità assoluta della quale invece gli estensori del documento si ritengono evidentemente i portatori? Per loro non vale il fatto che ciò che hanno scritto rappresenti «il loro punto di vista su questi temi»?
Logiche e atteggiamenti escludenti come quelli che emergono da quelle righe non descrivono la complessità del mondo. La vita individuale e le esistenze collettive sono composte da sfumature, accenti, molteplicità. Da quel povero testo emerge una grande superficialità, che è un limite imperdonabile per chi si definisce filosofo.

Pierandrea Amato – Alberto Giovanni Biuso – Roberta Lanfredini – Davide Miccione – Valeria Pinto – Nicola Russo

[Versione in pdf dell’articolo]

Il testo è stato pubblicato anche su:
Corpi e politica
Girodivite.it
Il lavoro culturale (sottotitolo: Per un altro stile della critica filosofica: mai 100 contro 1)
Carmilla
 (con il video dell’audizione di Agamben al Senato)
Sinistra in Rete

14 commenti

  • agbiuso

    Gennaio 12, 2023

    Agamben, 9.1.2023
    Il luogo della politica

    Le forze che spingono verso un’unità politica mondiale sembravano a tal punto più forti di quelle dirette a un’unità politica più limitata, come l’europea, che si è potuto scrivere che l’unità dell’Europa poteva essere soltanto «un prodotto collaterale, per non dire di scarto dell’unità globale del pianeta». In realtà, le forze che spingono alla realizzazione dell’unità si sono rivelate altrettanto insufficienti per il pianeta che per l’Europa. Se l’unità europea, per dar vita a una vera assemblea costituente, avrebbe presupposto qualcosa come un «patriottismo europeo», che non esisteva da nessuna parte (e la prima conseguenza è stato il fallimento dei referendum di approvazione della cosiddetta costituzione europea, che, dal punto di vista giuridico, non è una costituzione, ma solo un accordo fra stati), l’unità politica del pianeta presupponeva un «patriottismo della specie e o del genere umano» ancora più difficile da trovare. Come Gilson ha opportunamente ricordato, una società di società politiche non può essere essa stessa politica, ma ha bisogno di un principio metapolitico, qual è stato, almeno in passato, la religione.
    È possibile allora che quello che i governi hanno tentato di realizzare attraverso la pandemia è proprio un tale «patriottismo della specie». Ma hanno potuto farlo solo parodicamente nella forma del terrore condiviso di fronte a un nemico invisibile, il cui risultato è stato non la produzione di una patria e di legami comunitari, ma di una massa fondata su una separazione senza precedenti , a riprova che la distanza non poteva in nessun caso – come pretendeva un’odiosa parola d’ordine ossessivamente ripetuta – costituire un vincolo «sociale». Apparentemente più efficace è stato il ricorso a un principio in grado di sostituire la religione, che è stato subito identificato nella scienza (nella fattispecie, la medicina). Ma anche qui la medicina come religione ha mostrato la sua inadeguatezza, non soltanto perché in cambio della salvezza di un’intera esistenza poteva promettere solo la salute dalle malattie, ma anche e innanzitutto perché, per affermarsi come religione, la medicina ha dovuto produrre uno stato di minaccia incessante e di insicurezza, in cui virus e pandemie si succedevano senza tregua e nessun vaccino garantiva quella serenità che i sacramenti erano stati capaci di assicurare ai fedeli.
    Il progetto di creare un patriottismo della specie è tal punto fallito, che si è dovuto alla fine nuovamente e sfacciatamente ricorrere alla creazione di un nemico politico particolare, identificato non a caso fra quelli che avevano già svolto questo ruolo: la Russia, la Cina, l’Iran.
    La cultura politica dell’Occidente non ha fatto in questo senso un solo passo in una direzione diversa da quella in cui si era sempre mossa e solo se si revocheranno in questione tutti i principi e i valori su cui essa si fonda sarà possibile pensare altrimenti il luogo della politica, al di là tanto degli stati-nazione che dello stato economico globale.

  • agbiuso

    Dicembre 7, 2022

    Giorgio Agamben: 11 minuti di lucidità su medicina, diritto e strategie in «una società di complici».

    https://www.youtube.com/watch?v=qrp07UPiPAY

  • agbiuso

    Settembre 13, 2022

    Il nome di Agamben.
    Fonte: Quodlibet

  • agbiuso

    Luglio 22, 2022

    Anche queste parole sono condivisibili.

  • agbiuso

    Giugno 9, 2022

    Una vivace recensione al libro di Agamben A che punto siamo? L’epidemia come politica

    “Paura, rischio, pericolo, distanziamento sociale, culto medico, permettono di governare una situazione estrema e, a lungo termine, profetizza Agamben, queste stesse ragioni di sicurezza permetteranno di far accettare ai cittadini delle limitazioni, realizzando nel “distanziamento sociale” un nuovo modello di vita politica, governato dalle tecnologie dei dispositivi che ridurranno i rapporti sociali nella loro fisicità.”

    Paola Puggioni, Discipline filosofiche

  • agbiuso

    Febbraio 22, 2022

    Invito a leggere un documento di alcuni avvocati; mi sembra un testo assai lucido, intriso di dottrina e di ragionevolezza.

    Lettera aperta del Gruppo di Avvocati 15 febbraio e oltre

  • agbiuso

    Gennaio 16, 2022

    Naturalmente è solo un segnale ma è significativo che ci sia.

  • agbiuso

    Dicembre 7, 2021

    Agamben in audizione al Senato, 7.12.2021:
    Terrore politico e tradimento medico (YouTube)

  • agbiuso

    Novembre 29, 2021

    Ci ricorderemo di queste parole.
    E ci ricorderemo anche di quelle che invece inneggiano al controllo.
    E soprattutto ci ricorderemo di chi le sta pronunciando.

  • agbiuso

    Ottobre 23, 2021

    Una variante ad Adorno:
    «La premessa soggettiva dell’opposizione, il giudizio non uniformato, si estingue, mentre la sua pantomima continua a svolgersi come rituale di gruppo. Basta che Draghi si schiarisca la gola perché essi gettino Agamben e Foucault nella spazzatura»
    Minima moralia, § 132.

  • enrico

    Ottobre 19, 2021

    è però consolatorio vedere che nemmeno dei filosofi riescano a trovare altre ragioni a sostegno del lasciapassare se non quelle pescate dai bassifondi dei social. Vuol dire che siamo davanti a una tigre di carta, almeno sul piano della legittimazione culturale.

    • agbiuso

      Ottobre 19, 2021

      Esatto. “Una tigre di carta” culturalmente inconsistente e quindi con scarso respiro, sostenuta -alla fine di tutta la questione- soltanto dalla forza degli apparati politici, compresa la forza della Digos.

  • cetti.patane@virgilio.it

    Ottobre 18, 2021

    Continuo a condividere i suoi scritti sull’argomento sulla mia pagina facebook.
    Con stima e riconoscenza.

    • agbiuso

      Ottobre 18, 2021

      Grazie a lei e a tutti coloro che vorranno diffondere questo breve testo.

Inserisci un commento

Vai alla barra degli strumenti