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Sul ricordo

Sul ricordo

Quei labirinti temporali che redimono il dolore
il manifesto
20 gennaio 2018
pagina 11

Percorriamo di continuo il magnifico labirinto del tempo, fatto con i mattoni dei nostri ricordi, i quali però non sono mai rappresentazioni statiche, ferme e sempre uguali a se stesse. No, i ricordi sono continuamente cangianti, riletti e riscritti alla luce delle urgenze presenti e delle aspirazioni future. Questo vuol dire Husserl quando sostiene -come prima di lui aveva fatto Agostino- che il presente della mente si distende e si estende in ogni altra dimensione del tempo, sino a creare quei ricordi di fantasia che sono generati «dalla capacità della coscienza intenzionale di ricollocarsi in ogni punto del flusso e di produrlo ‘ancora una volta’» (Pio Colonnello, Fenomenologia e patografia del ricordo, Mimesis 2017, p. 21).

5 commenti

  • agbiuso

    Ottobre 31, 2018

    Della prospettiva filosofica di Pio Colonnello si parlerà in un Convegno internazionale a Montréal il prossimo 2 novembre, con una relazione dal titolo Pio Colonnello et le Zwischen dans l’expérience herméneutique du Sujet: une réhabilitation de la philosophie pratique.
    Qui tutte le informazioni: Il diffondersi del pensiero italiano.

  • agbiuso

    Gennaio 29, 2018

    L’articolo è stato ripreso -e arricchito di immagini e altre informazioni- dall’editrice Petite Plaisance. Questo è il link: QUEI LABIRINTI TEMPORALI CHE REDIMONO IL DOLORE.

  • Pasquale

    Gennaio 21, 2018

    Non ne posso parlare qui ma da ossevazioni superficiali quanto dirette mi vado facendo persuaso che, almeno il fenomeno cosista di quella consistenza. O inconsistenza. Abbracci

  • Pasquale

    Gennaio 21, 2018

    Per tutto quanto scritto la follia si situa probabailment fuori dal tempo, o è un tempo e in un tempo rifatti senza giudizio. Non credo sia nuova l’opinione e, del resto, la nevrosi, anch’essa è principalmente, lotta col tempo. Per esperienza. Psq.

    • agbiuso

      Gennaio 21, 2018

      È proprio come dici, caro Pasquale.
      La malattia psichica è infatti anche una rinuncia alla dimensione fondamentale del futuro, a quello slancio verso “l’ha da essere” il cui rallentamento schiaccia la vita sotto il peso di un passato immobile. Della complessità esistenziale, della sua varietà, si perdono le differenze e rimane l’identità; si dissolve il molteplice a favore dell’uno; si perde il tempo nel dominio dello spazio. I processi morbosi consistono anche nel ridurre la temporalità a un’immobilità densa e senza futuro, nella quale i ricordi tendono ad assumere sempre più la figura deformata della persecuzione e della tristezza.
      Nello studiare questo argomento, complesso e delicato, mi convinco sempre più che la salute mentale consista fondamentalmente in un relazione equilibrata con il tempo.

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