Ontologie del tempo e nichilismi atemporali
in Giornale di Metafisica
1/2013 Scrittura ed esistenza – Estate 2014
Pagine 31-48
The essay deals with some of the analytical and phenomenological proposals related to ontology of time and neo-platonic theology. About such opinions bedrock, it criticizes some kinds of timelessness nihilism, reaching the conclusion that – in opposition to neo-eleaticism, Ricoeur’s third aporia of time, and sometimes to hard sciences – not only time exists and can be analysed from a metaphysical perspective, but it is also visible, then investigating from a phenomenological perspective.
2 commenti
agbiuso
Caro Diego, una delle tesi che cerco di argomentare nei miei libri e nel mio insegnamento è -per l’appunto- che il tempo è una realtà plurale, una struttura politeistica; che al tempo si applica benissimo ciò che Aristotele afferma dell’essere, vale a dire «si dice in molti modi».
La grandezza della filosofia consiste secondo me in gran parte in questa sua capacità di cogliere, chiarire, pensare l’essere e il tempo nella loro molteplicità . La filosofia è infatti in grado di esprimere a livello epistemologico/linguistico ciò che è ontologicamente differente, molteplice, plurale.
Ne La mente temporale ho cercato di analizzare nove forme del tempo; in Temporalità e Differenza ho fatto della Differenza, appunto, la chiave ermeneutica per entrare nell’enigma del tempo.
diego
Siccome sono un lettore di «Temporalità e Differenza», non vorrei, facendo questa domanda, fare la brutta figura del discente che ha studiato ma non ha capito niente. Ma la formulo lo stesso, un amico somaro è pur sempre un amico.
La domanda. Non è che forse tutto stà nell’uso troppo esteso della parola «tempo» con la quale in realtà si coprono entità , accadimenti, così diversi fra loro che, se potessimo riscrivere il vocabolario, sarebbero da definire con parole diverse?
Un mio caro amico lombardo è un elettricista e abita vicino al fiume Mella, se vado a casa sua, un giorno che il fiume è in piena e dico, mentre siamo sul ponte: «stiamo attenti alla corrente!», magari lui pensa a dei fili elettrici scoperti, penzolanti da qualche lavoro fatto male, e non pensa alla corrente del fiume.
A parte la metafora abbastanza scema, non è che la parola ha troppi significati? Basti pensare che a me, chitarrista pessimo, è capitato di sentirmi dire: «non vai a tempo!», e ovviamente è uno dei tanti/troppi significati.