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Platone / Il piacere

Platone / Il piacere

Si racconta che in occasione di una lezione Sul Bene Platone si mise a parlare di numeri e di matematica, con stupore di chi lo ascoltava. Qualcosa di analogo accade a chi legga il Filebo. L’indagine sul piacere diventa indagine sulle proporzioni, la misura e la gerarchia dell’essere. Mediante le quattro categorie dell’illimitato, di ciò che limita, della mescolanza tra di loro e della causa, Platone dimostra il valore del pensare come forma suprema del piacere, quella che -circoscrivendone la potenza- rende davvero possibile il godimento dei piaceri, senza esserne sopraffatti. Alla misura di cui è permeata l’intelligenza non tutti possono accedere ma quei «pochissimi» sono degli uomini felici, la loro gioia è la gioia dei saggi:

Il pensare, l’avere intelligenza ed il ricordare, e poi le attività a queste affini, opinione retta e ragionamenti veri, sono più convenienti e più desiderabili del piacere, almeno per tutti quegli esseri viventi che sono in grado di prendervi parte: per tutti coloro che possono o potranno parteciparne, quelle sono le cose più vantaggiose di tutte.
(Trad. di Claudio Mazzarelli, in Tutti gli scritti, Rusconi 1991, 11 B-C)

L’intelligenza vince quindi su ogni altro piacere ma con due importanti precisazioni. Nel quotidiano -nella fatica del corpo, della natura e del sociale- è necessario che la rigidezza delle forme etiche sia sempre mescolata alle forme del piacere, per quanto soltanto alle più pure. Di più: il Bene trascende non solo il piacere ma lo stesso pensiero, di entrambi è l’altrove. Si delinea quindi una gerarchia assiologica che al suo vertice pone la misura -opposta a ogni hybris– e subito dopo, in ordine, il bello-proporzionato, l’intelligenza-pensiero, le scienze e l’opinione corretta, i piaceri della mente ma anche delle «sensazioni» (66 A-C). Piaceri e azioni “ignobili” vengono «affidate alla notte, come se la luce non dovesse vederle» (66 A).
Così vicino al cristianesimo per la tendenza a sottovalutare la corporeità, il platonismo si mostra comunque irriducibilmente pagano quando sostiene che non sia «ingiusto né invidioso gioire dei mali dei nemici» (49 D). Gioire del dolore dei nemici è quello che fanno i pagani, appunto, secondo l’esatta definizione che Jeshu-ha-Notzri dà di loro in Mt 5, 43-48. La dismisura morale del cristianesimo distrugge in realtà la possibilità stessa dell’etica. A essa Platone oppone la misura come armonia della ragione nell’uomo, come saggezza ordinatrice nelle cose.
Il dialogo è uno degli ultimi di Platone, secondo alcuni il penultimo prima del Timeo. Anche per questo il suo stile è solenne fin dalle prime battute, estremamente analitico nell’indagine, tripudiante nella certezza di avere ormai raggiunto una forma luminosa del pensare e dell’essere.

6 commenti

  • agbiuso

    Luglio 8, 2013

    Efficaci questi versi, caro Diego, nell’esprimere l’universalità del testo platonico, il suo costituire sempre e in qualunque condizione -meteorologica o di altro genere- un’occasione di vita piena e feconda.
    Quanto allo scherzare, ti ricordo l’invito di Zarathustra: “Das Lachen sprach ich heilig; ihr höheren Menschen, lernt mir – lachen!” (Ho proclamato santo il riso; voi uomini superiori, imparatemi a ridere!) [IV Parte, Dell’uomo superiore]

  • diegob

    Luglio 8, 2013

    sia che cocente d’Apollo l’astro implacabile accechi

    sia che tal nembo potente scateni del ciel cateratte

    leggi di Plato sapiente parola, e il tuo tempo non sprechi

    perdonami, Alberto, mi piace scherzare

  • antonella

    Luglio 8, 2013

    Mi e’venuta anche a me la voglia di leggere Platone e di parlare di “tempo” meteorologico: qui a Kamarina il sole scoppia e si resta al riparo alle 4 del pomeriggio. Un caro saluto.

  • Pietro Ingallina

    Luglio 7, 2013

    Anche a Ramacca è piovuto abbastanza, e si sta mantenendo un bel fresco serale…
    Credo la pioggia estiva (almeno quella sui paesini) sia altamente poetica: velluto lieve allo scivolare sull’epidermide.
    La mia sollecitazione è andata proprio a questo stato. Ne ho scritto un haiku. Forse, il massimo della misura intellettuale. L’esattezza dell’Esattezza (Poesia).

  • agbiuso

    Luglio 7, 2013

    Bene, cara poetella, la brevità del dialogo è proprio adatta a un pomeriggio domenicale in un luogo fortunato, dove a luglio dal cielo cade pioggia invece che implacabile calore 🙂

  • poetella

    Luglio 7, 2013

    m’è venuta voglia di rileggerlo.
    Anzi, lo faccio subito.
    Fuori diluvia.
    Sarà gradevolissimo.
    Insuperabile fonte di piacere. (credo)

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