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Lessico spinoziano

Lessico spinoziano

Recensione a:
Pina Totaro
Instrumenta Mentis
Contributi al lessico filosofico di Spinoza
(Leo S. Olschki Editore, 2009)

in Rivista Internazionale di Filosofia e Psicologia
Anno 4 – Numero 1 (2013)
Pagine 105-106
[ Liberamente leggibile in formato pdf ]

Un’analisi approfondita e sistematica del lessico di Spinoza è particolarmente importante e chiarificatrice delle molteplici radici, significati e conseguenze di una filosofia che non può essere intesa, compresa e ingabbiata in schemi abituali e in rigidi paradigmi ermeneutici. Un pensiero che pur dovendo molto alle parole del suo tempo e della tradizione segna però uno scarto teoretico che lo rende inassimilabile a qualunque scuola, corrente, posizione.

4 commenti

  • agbiuso

    Luglio 4, 2013

    Caro Diego, ti ringrazio ancora una volta per ciò che dici su Nomadismo e benedizione. Non credo che scriverò mai un libro analogo su Spinoza perché non sono uno specialista di questo pensatore e non possiedo le conoscenze storiografiche necessarie (tanto per cominciare non conosco l’olandese, lingua nella quale -insieme alla latina- sono composti vari testi del filosofo).
    Hai perfettamente ragione a dire che il pensiero di Spinoza attraversa e permea tutti i miei testi ma lo fa in una prospettiva teoretica. Le competenze, invece, per scrivere qualcosa di più di una semplice presentazione storica richiedono una dedizione completa a un autore di questa portata.

    Segnalo comunque che un intero e ampio capitolo del mio primo libro –L’antropologia di Nietzsche (1995)- è dedicato ai rapporti tra Nietzsche e Spinoza (come un testo sullo stesso tema uscito sul quarto numero dell’Archivio di storia della cultura [Napoli, 1991]) e in esso cerco di presentare quanto meglio possibile il pensiero del filosofo olandese. Certo, il libro è esaurito ma con una ricerca in Rete se ne può trovare qualche copia.
    Segnalo anche una valida introduzione di Filippo Mignini nella collana dei “Filosofi” Laterza e soprattutto consiglio, a te e a chiunque ci legga, lo studio diretto del filosofo, a partire dal Trattato sull’emendazione dell’intelletto, che comincia con queste parole:

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    «Dopo che l’esperienza mi ebbe insegnato che tutto ciò che spesso ci si presenta nella vita comune è vano e futile -e vedendo come tutto ciò che temevo direttamente o indirettamente non aveva in sé niente di buono né di cattivo se non in quanto l’animo ne veniva commosso, decisi infine di ricercare se ci fosse qualcosa di veramente buono e capace di comunicarsi e da cui solo, respinti tutti gli altri falsi beni, l’animo potesse venire affetto; meglio ancora, se ci fosse qualcosa tale che, trovatolo ed acquisitolo, potessi godere in eterno di continua e grandissima felicità»
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    (trad. di E. De Angelis, SE, Milano 1990, p. 11)

  • diegod56

    Luglio 3, 2013

    In effetti, caro Alberto, al di là delle parole dell’amico, vorrei che si leggano le mie affermazioni come parole di lettore dei tuoi libri.

    Ne «La Mente Temporale» Spinoza è evidente fra le fonti del tuo pensiero, ma direi in tutti i tuoi libri.
    Così, da lettore non accademico, penso che sarebbe bello leggere un tuo libro dedicato a Spinoza, un po’ sullo stesso genere di quello dedicato a Nietzsche, che sto rileggendo in questi giorni, cioè un libro rigoroso ma anche adatto a chi voglia comprendere Spinoza senza essere un competente professionale.

  • agbiuso

    Luglio 3, 2013

    Nella sezione della III parte dell’Ethica dedicata alla definizione delle passioni (Affectuum Definitiones), Spinoza così descrive la gioia e la tristezza:

    “II. Lætitia est hominis transitio a minore ad majorem perfectionem.
    III. Tristitia est hominis transitio a majore ad minorem perfectionem”.

    Ti ringrazio quindi, caro Diego, per le parole così belle che mi rivolgi. Spero che sia come tu dici.

  • diegob

    Luglio 3, 2013

    Certo che tu devi molto a Spinoza, caro Alberto. Anche quella gioia di esistere che trapela da ogni tua riga. Una gioia senza tracotanza, ma piena.

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