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La bellezza del somaro

di Sergio Castellitto
Italia, 2010
Sceneggiatura di Margaret Mazzantini
Con: Sergio Castellitto (Marcello), Laura Morante (Marina), Enzo Jannacci (Armando), Nina Torresi (Rosa), Barbara Bobulova (Lory), Marco Giallini (Duccio), Gianfelice Imparato (Valentino), Emanuela Grimalda (Raimonda), Lidia Vitale (Delfina), Renato Marchetti (Ettore Maria), Lola Ponce (Gladys)
Trailer del film

Marcello e Marina sono due professionisti romani simpatici, agiati, politicamente correttissimi, i quali hanno sempre permesso alla loro figlia Nina di fare ciò che voleva. Adolescente molto seria ma anche puntuta, Nina ha un nuovo fidanzato. I genitori le propongono di invitarlo a una festa in campagna, convinti che il ragazzo sia un amichetto negro. E invece no. Armando è un bianco settantenne. Vacillano, naturalmente, le aperture mentali delle quali i due genitori si facevano vanto. Al loro posto si scatenano litigi, ricordi negativi, tradimenti. Marcello comincia a farsi le canne con i compagni della figlia, Marina cerca di riscoprire la propria femminilità infranta. Tutto intorno ruota una fauna di improbabili amici di famiglia: una preside bulimica e iperpermissiva, un cardiologo più interessato a vagine che a cuori, un economista che studia di continuo l’inglese, la severissima colf rumena, due pazienti di Marina decisamente schizzati, una giornalista assai antipatica e, naturalmente, un somaro. Ma chi è davvero Armando? Un furbo, un ex diplomatico, un buono, un guru? Non si sa, ma comincia a essere chiamato “il Presidente” (con chiaro riferimento al magnifico Chance il giardiniere di Being There). Presidente di che cosa? «Di tutto».

Il titolo è tratto da un’espressione francese che fa riferimento all’adolescenza e alla sua bellezza ingenua e scontrosa. La prima parte è macchiettistica, con i caratteri troppo rigidi e stereotipati. Pur rimanendo su una tonalità parodistica, il film acquista poi spessore, accennando a temi forti come l’invecchiamento, la morte e soprattutto l’educazione e il suo clamoroso fallimento da parte della generazione di genitori nati tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Si tratta, infatti, di una (auto)critica del Sessantotto scritta, diretta e interpretata da dei sessantottini, che dunque ben conoscono i cliché, le ingenuità, le menzogne e gli ideali di quegli anni. Sul solco della commedia all’italiana ma anche del grottesco, del feroce e del surreale -che ha il volto e le movenze di Jannacci-, La bellezza del somaro fa ridere spesso e di gusto. La contrapposizione tra genitori e figli ha le tonalità -per quanto farsesche- di una guerra civile nella quale gli adulti hanno generato i propri altrettanto squallidi nemici e lo hanno fatto con le migliori intenzioni, senza mai dire un “no” ai figli e quindi condannandoli al vuoto pneumatico.

1 commento

  • aurora

    Gennaio 5, 2011

    non appartengo alla generazione sessantottina,sono nata molto prima.Non ho visto il film,”La bellezza del somaro”,non dubito che sia un bel film,indovinato nelle problematiche che rappresenta.I genitori sbagliano sempre,a qualsiasi tipo di educazione apparteng quella impartita,cioè : permissiva,o severa,demenzialmente restrittiva, uguale al tempo che fu.
    Mi si diceva :”La tua è la bellezza del somaro”,al tempo della mia verde età.Non cambia niente,tutto si ricicla.
    Cordiali saluti
    Aurora

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