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Catania dadaista

È una di quelle notizie che possono arrivare solamente da questa terra luminosa e perduta, da quest’Isola che probabilmente non esiste se non come sogno di qualche dio impazzito o ubriaco oppure agonizzante nel ricordo di trascorse glorie. A «Catania la guida turistica è un muto» recita un titolo del quotidiano locale.

Magnifico, fantasioso, malinconico e impensabile evento. Musei, città, istituzioni di tutto il mondo “ce la ponno sucare”, come si dice in questo luogo dadaista, sempre uguale e ogni volta assolutamente imprevedibile. Soltanto dal cuore lavico di Catania, un cuore mobile e però pietrificato e spento, possono sorgere dei sordi impiegati nei centralini telefonici, dei ciechi pagati per osservar le stelle, degli analfabeti alla guida di tutte le possibili accademie, dei servi al potere.

6 commenti

  • Biuso

    Giugno 21, 2010

    @Adriana
    “A proposito di vip che non pretendono privilegi: Edoardo Sanguineti, al pronto soccorso dell’ospedale genovese in cui è morto poche ore dopo esservi arrivato, non ha preteso di scavalcare gli altri umani che lo precedevano: noncuranza? rassegnazione? senso della giustizia? Non interpreto: sta di fatto che non l’ha fatto – e tanto mi basta”.

    La ringrazio per aver ricordato Sanguineti. Uno tra i più importanti poeti -oltre che critici- del Novecento aveva sempre cercato di comportarsi in modo coerente con le proprie convinzioni politiche. La sua scelta di non approfittare della propria notorietà stride con la volgarità e l’arroganza che caratterizza legioni di uomini politici e “vip” di vario genere.

  • Adriana Bolfo

    Giugno 20, 2010

    Per continuare il discorso lo tiro forse un po’ per i capelli. ‘Falsi invalidi’ certo che non va bene; e veri-falsi ministri,veri-falsi politici? A costo di passar per qualunquista: veramente sono convinta che l’esempio dovrebbe venire dall’alto – con ciò non facendomi un alibi di eventuali mie manchevolezze -, in termini di sollecitudine per la ‘polis’ anche scontrandosi e contraddicendosi ma agendo comunque da teste pensanti. Per esempio: essere ‘sul lavoro’ sempre, in quanto eletti cioè al servizio; non creare clientele (si potrà? magari provarci); non cercar privilegi nelle cose quotidiane. La coscienza civile si può costruire così, almeno provarci. Che uno consideri normale (o finga) stare dove non dovrebbe essere è (anche) ringraziare doverosamente e sinceramente il ‘santo in paradiso’ che lì l’ha messo; se, nel caso specifico, non c’è stato alcun santo, il discorso vale ugualmente. Il potere, concretizzato in uno ‘che si conosce’ o in uno sconosciuto, agisce comunque ciecamente e irresponsabilmente e da despota – o da burocrate, o da negazione del meglio che c’è nell’umano: non spiega, non si piega, non torna indietro. Ripara dalla fame e da se stesso, ovviamente e sempre a propria discrezione cioè capriccio. Non c’è ‘polis’, non c’è ‘stato’, non c’è giustizia, morale e logica condivisibili non hanno cittadinanza. Può darsi che non ‘in tutti’ sia così..La vicenda in sé è degna di un Pirandello che sarebbe, in tal caso, un tranquillo ritrattista della realtà.
    Può darsi sia andata fuori tema, ma il tema stimolante muove idee, pertinenti o meno.
    A proposito di vip che non pretendono privilegi: Edoardo Sanguineti, al pronto soccorso dell’ospedale genovese in cui è morto poche ore dopo esservi arrivato, non ha preteso di scavalcare gli altri umani che lo precedevano: noncuranza? rassegnazione? senso della giustizia? Non interpreto: sta di fatto che non l’ha fatto – e tanto mi basta.

  • Anna Scirè

    Giugno 12, 2010

    Confesso che la cosa che più mi ha coinvolto leggendo queste parole, oltre e più dello stupore, è stata la tua visione dadaista.

    Magnificenza, fantasia, malinconia, impensabilità: attraverso categorie come queste il nostro transito mondano diventa un viaggio in questo pianeta e in quell’altro.

    E mi ricordi (grazie davvero) che, in qualche modo, l’astratto furore ci salva.

  • Ricupero Salvatore

    Giugno 12, 2010

    Avete mai visto la scena di chi distribuisce il riso nei paesi del terzo mondo e delle persone che lo raccolgono, in una rissa incontrollabile e di prevaricazione fisica? Vi sentireste di condannarli? Il posto di lavoro, per i siciliani in Sicilia, è come il riso per gli africani in Africa. Brava Adriana, hai centrato il problema!
    Il Dalai Lama asserisce che non si può parlare di religione o di etica a chi lotta per la sopravvivenza o chi, come in questo caso, per un posto di lavoro. Non bisogna dimenticare che l’Italia è il paese dei falsi invalidi, che occupano quindi i posti nelle amministrazioni pubbliche la normativa assegna in percentuale ai veri invalidi.
    Qui la situazione è tragicamente buffa, un vero invalido che svolge una mansione impropria alle sue capacità, che dovrebbe invece svolgere chi è ne è idoneo fisicamente! Che male c’è, se il male maggiore risiede in chi adopera i meccanismi di gestione del lavoro e delle assunzione, nel nostro sud, per asservire gli amministrati?
    La vergogna della gestione delle commissioni sanitarie, centro di enorme potere in Sicilia, per la assegnazione delle pensioni di invalidità, è una offesa insanabile per chi è veramente portatore di handicap. Concludo con un sorriso amaro per questa vicenda paradossale che dà il senso della nostra Italia e con una indignazione permanente e sempre viva per il non riconoscimento quotidiano della dignità di esistenza, in cui condivisione, empatia, tolleranza, quali valori essenziali della convivenza civile. Il “posto di lavoro” quale merce di scambio politico ha reso il meridione servile di un potere senza scrupoli. Platone fu costretto a fuggire, nell’impossibilità di realizzare la sua repubblica ideale da noi. Penso che oggi non si sognerebbe neanche di venirci

  • Adriana Bolfo

    Giugno 11, 2010

    L’avevo letto anch’io, su un quotidiano nazionale che non ricordo. Metti pure che l’interessato faccia finta di non stupirsi, dato che è lì per uno stipendio, ma chi l’ha messo lì non ha pensato proprio a nulla, e non solo in termini di funzionalità e di utilità, ma neanche di necessità di non umiliare una persona facendo ‘il suo bene’ in questo modo e ‘rispettando la legge’ in questo modo, cioè solo formalmente.
    Non stupirsi, o solo far finta di non stupirsi (non possiamo saperlo) può essere, da parte dell’interessato, una forma di difesa di fronte a una oggettiva umiliazione in quanto disconoscimento della sua persona così com’è. Inoltre: possibile che non ci fosse un compito più adeguato cui destinare le capacità di una persona, cioè le capacità vere? Ma, questo è il punto, importava davvero a qualcuno?

  • Campo Paolina

    Giugno 10, 2010

    Come farsi ancora più male? Guardare su “LaSiciliaweb” l’intervista all’insolita guida turistica.
    Perchè tanto clamore? Qual’è il problema?
    In un mondo in cui tutto è possibile, in cui si riesce ad oscurare la propria mente con una mediocrità ormai imperante, sembra quasi un obbligo che un audioleso(così preferisce definirsi il protagonista della vicenda)si offenda per così tanta perplessità.
    Ma dov’è la mente in questa storia?
    Arriverà mai dalle nostre parti un monolite capace di accendere il desiderio di fare meglio?

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