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Warburg

L’«antico» come dispositivo psichico collettivo
il manifesto
5 gennaio 2023
pagina 11

Il contributo di Aby Warburg alla cultura contemporanea e alla comprensione dell’antico consiste prima di tutto nell’avere infranto ogni barriera accademica e ogni confine disciplinare, aprendo il sapere a sentieri intricati e interrotti ma fecondi, capaci di condurre nel cuore della grecità e nel nucleo del presente attraverso non soltanto libri, analisi, saggi e conferenze ma con l’invenzione di una Biblioteca dalla struttura e dalle intenzioni completamente inedite, una vera e propria «macchina per studiare».
Forse per ragioni di spazio l’articolo uscito sul manifesto manca delle poche righe conclusive, che trascrivo qui:
E in questo modo [Warburg] ha reso plurali il Classico, il Rinascimento, i Greci, gli europei, ha moltiplicato il dionisiaco nei saperi e nel tempo. Warburg è diventato ciò che studiava. E questo rappresenta il culmine della conoscenza.

Dinamismo

Umberto Boccioni (1882-1916): genio e memoria
Palazzo Reale- Milano
Sino al 10 luglio 2016

1882-1916. Cento anni fa moriva Umberto Boccioni. Cento anni di futurismo. Al di là dei suoi contenuti specifici, dottrinari, tecnici –molti dei quali obsoleti e già passati– il futurismo si è irradiato nel modo stesso di concepire l’arte e soprattutto ha prodotto opere tra le più significative del Novecento.
L’opera di Boccioni costituisce uno dei vertici di tale ricchezza. Al di là degli atteggiamenti di rottura con il passato, questo pittore e scultore si era nutrito della grande tradizione dell’arte europea dai Greci al Rinascimento. La mostra evidenzia bene il suo debito con Dürer, Giovanni Bellini, Donatello, Van Dyck, Rembrandt. E dà conto dell’importanza del saper disegnare, della padronanza di ogni tecnica pittorica e plastica. Come Aby Warburg, anche Boccioni raccolse in un Atlante della memoria molte riproduzioni di opere che vanno dalla classicità pagana sino al suo presente, 216 opere esattamente. Nessuno nasce dal nulla, nessuna opera è fondata sul niente. Compresi uomini e opere che intendono praticare un taglio netto con il passato. Il genio di Boccioni è anche la sua memoria.  Efficace titolo, questo, di una mostra che documenta l’ambiente, le relazioni, i pittori con i quali l’artista creò e intrattenne legami profondi o ai quali deve in ogni caso molto: Previati, Segantini, Fornara, Severini, Brangwyn, Rosso, Picasso, Carrà, Rodin, Cézanne, Sironi.
L’ordine cronologico nel quale si dipanano le sale dà conto della breve ma intensissima vicenda di Boccioni prima e dopo l’adesione al futurismo. Tra le opere esposte, il Ritratto di Virgilio Brocchi fa del colore e del suo impasto la psicologia stessa del personaggio, il suo corpomente. Le Tre donne sono pure luce. Nelle Officine a porta romana c’è tutto «il cielo di Lombardia, così bello quand’è bello, così splendido, così in pace» (I promessi sposi, cap. XVII)- e c’è l’atto e la potenza della città, il suo spazio epico e insieme intimo.  La madre –soggetto ripetuto da Boccioni- con il trascorrere del tempo diventa sempre più astratta, scomposta, sino a Materia (1912) nel quale la madre è diventata la materia stessa. Le due sculture Sviluppo di una bottiglia nello spazio e Forme uniche della continuità nello spazio sono la perfetta plastica futurista.
Infine Dinamismo, un titolo universale e paradigmatico dell’opera di Boccioni, ripreso nelle numerose varianti di un titolo altrettanto programmatico e pervasivo: Voglio fissare le forme umane in movimento. Ci sei riuscito.

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