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Duemilasessantacinque

Teatro Massimo ‘Vincenzo Bellini’ – Catania
Don Giovanni
di Mozart – Da Ponte
Dal dramma El burlador de Sevilla y convidado de piedra di Tirso de Molina, attraverso il libretto Don Giovanni o sia Il convitato di pietra di Giovanni Bertati per Giuseppe Gazzaniga

Regia: Francesco Esposito
Direttore d’orchestra: Salvatore Percacciolo
Allestimento del Teatro della Fortuna di Fano
Sino al 20 ottobre 2017

Una volta si usava portare al collo, soprattutto da parte delle donne, collane con al centro il volto di una persona cara, perlopiù scomparsa. Tale immagine domina la scena di questo allestimento del Don Giovanni e assume diverse funzioni, sino a quella del Commendatore che trascina con sé nella morte il dissoluto. Un modo per cercare di restituire la tonalità e il senso di ciò che accade nella potente metafora del desiderio totale e impossibile, della lievità unita alla morte, del Grande Altro e della sua sterile vittoria.
Il testo di Da Ponte e la musica di Mozart sono capaci di esprimere -più di ogni altra versione del mito- la molteplicità e l’unità di Don Giovanni, che continua a chiedere a se stesso di apparire alla finestra, di diventare la femmina che finalmente meriti il suo amore, che è grande, che è veramente grande, perché è l’amore rivolto alla vita, all’orgasmo, all’intero.
Un intero che nell’opera si condensa nei due soli personaggi che in realtà compongono la scena. Uno è il Commendatore, che apre e chiude la vicenda, l’altro è la Coppia.
La coppia di nobili amanti -Donna Anna e Don Ottavio-, la coppia di contadini -Zerlina e Masetto-, la donna consapevole ma totalmente innamorata -Donna Elvira-, il servo che critica il suo padrone ma sempre fedele gli resta -Leporello; l’amante seriale che trova senso soltanto nella variazione continua dell’oggetto amato.
Don Giovanni è l’amante, è la donna innamorata, è la duplice coppia, è se stesso ed è il suo doppio. Don Giovanni è il desiderio nella varietà delle sue forme, al quale si contrappone la Regola. Don Giovanni ha ucciso la Regola ma essa gli è rimasta dentro a tormentarlo sino alla fine.
E infatti in questa messa in scena il libertino è sempre accompagnato da ragazze che si trasformano di volta in volta in amanti, in maschere della morte, in giudici.
Buone le voci femminili, per lo più carenti quelle maschili. La direzione d’orchestra e la resa musicale mi sono sembrate nel complesso modeste, tranne in alcune arie.
Duemilasessantacinque sono le donne conquistate dal «dissoluto punito» e che Leporello ha ordinatamente registrate nel suo catalogo. Tante, ma non ne formano una sola o è sempre la stessa assenza. Forse è questo l’inferno di Don Giovanni.

[audio:https://www.biuso.eu/wp-content/uploads/2017/10/Mozart_catalogo.mp3]

[Il catalogo è cantato dal Leporello di José van Dam, con l’Orchestra e coro dell’Opera di Parigi, diretta da Lorin Maazel]

Madamina, il catalogo è questo
delle belle che amò il padron mio;
un catalogo egli è che ho fatt’io:
osservate, leggete con me.

In Italia seicento e quaranta,
in Lamagna duecento e trentuna,
cento in Francia, in Turchia novantuna,
ma in Ispagna son già mille e tre.

V’ha fra queste contadine,
cameriere, cittadine,
v’han contesse, baronesse,
marchesane, principesse,
e v’han donne d’ogni grado,
d’ogni forma, d’ogni età.

Nella bionda egli ha l’usanza
di lodar la gentilezza;
nella bruna, la costanza;
nella bianca, la dolcezza.

Vuol d’inverno la grassotta,
vuol d’estate la magrotta;
è la grande maestosa,
la piccina è ognor vezzosa.

Delle vecchie fa conquista
pe ‘l piacer di porle in lista:
ma passion predominante
è la giovin principiante.

Non si picca se sia ricca,
se sia brutta, se sia bella:
purché porti la gonnella,
voi sapete quel che fa.

Callas / Dioniso

La presentazione del volume Mille e una Callas nel Foyer del Teatro Bellini di Catania è stata un’occasione di confronto e di arricchimento al di là dei confini disciplinari.
Metto qui a disposizione la registrazione audio del mio intervento, che si può anche ascoltare e scaricare da Dropbox: Biuso_Callas_13.5.2017.
La durata è di 13 minuti circa.

[audio:https://www.biuso.eu/wp-content/uploads/2017/05/Biuso_Callas_Catania_13.5.2017.mp3]

Il Grande Altro

26 aprile 2017 –  Teatro Massimo Bellini – Catania
Ætna String Quartet
Marcello Spina / violino; Alessio Nicosia / violino; Gaetano Adorno / viola; Alessandro Longo / violoncello

Programma
Wolfgang Amadeus Mozart
Quartetto per archi in Do maggiore Kv. 157
Aleksandr Porfir’evic Borodin
Quartetto per archi in re maggiore n. 2
Antonin Dvorak
Quartetto per archi in Fa maggiore n. 12 op 96 «L’Americano»

La vitalità di un teatro -pubblico o privato che sia- si misura anche con il coraggio. Il coraggio di proporre percorsi un po’ meno ovvi, di non puntare sul sicuro ma di educare oltre che intrattenere il pubblico. Il Teatro Massimo Bellini di Catania a volte lo fa, altre no. Si ha il timore che un repertorio meno conosciuto allontani i cittadini dalla fruizione della musica. Quanto interessante sarebbe, invece, ascoltare più spesso musica della seconda metà del Novecento e del XXI secolo.
I compositori in programma per la piacevolissima serata del 26 aprile sono nomi grandi e sicuri. I brani sono stati ben eseguiti dall’Ætna String Quartet ma il repertorio non è tra i miei preferiti. Propongo quindi l’ascolto di un Mozart certamente anch’esso assai conosciuto ma sempre emozionante, quello nel quale il Grande Altro della morale ascetica si scontra con l’emblema della trasgressione e del piacere.
Don Giovanni viene stritolato dalla Statua del Grande Altro -non può essere altrimenti- e tuttavia non si è piegato alla sua miseria. E dunque ha vinto. Perché c’è stato un momento nel quale ha potuto dire a se stesso: «Sono felice». Cosa che al Grande Altro non accade mai.
«Questa è mediocrità [Mittelmäßigkeit]: sebbene venga chiamata moderazione [Mäßigkeit]» (Così parlò Zarathustra, III, ‘Della virtù che rende meschini’).

Don Giovanni a cenar teco

[audio:https://www.biuso.eu/wp-content/uploads/2017/04/Don_Giovanni_a_cenar_teco.mp3]

Da qual tremore insolito

[audio:https://www.biuso.eu/wp-content/uploads/2017/04/Don-Giovanni_Da_qual-tremore.mp3]

Don Giovanni: Ruggero Raimondi; Il Commendatore: John Macurdy; Leporello: José van Dam (Orchestra e coro dell’Opera di Parigi, diretta da Lorin Maazel)

La Statua del Commendatore
Don Giovanni, a cenar teco / M’invitasti e son venuto!
Don Giovanni
Non l’avrei giammai creduto; / Ma farò quel che potrò. / Leporello, un’ altra cena / Fa che subito si porti!
Leporello (facendo capolino di sotto alla tavola)
Ah padron! Siam tutti morti.
Don Giovanni (tirandolo fuori)
Vanne dico!
La Statua (a Leporello che è in atto di parlare)
Ferma un po’! / Non si pasce di cibo mortale / chi si pasce di cibo celeste; / Altra cure più gravi di queste, / Altra brama quaggiù mi guidò!
[…]
La Statua
Verrai?
Leporello (a Don Giovanni)
Dite di no!
Don Giovanni
Ho fermo il cuore in petto
Non ho timor verrò!
La Statua
Dammi la mano in pegno!
Don Giovanni (porgendogli la mano)
Eccola! Ohimé!
La Statua
Cos’hai?
Don Giovanni
Che gelo è questo mai?
La Statua
Pentiti, cangia vita / È l’ultimo momento!
Don Giovanni (vuol sciogliersi, ma invano)
No, no, ch’io non mi pento, / Vanne lontan da me!
La Statua
Pentiti, scellerato!
Don Giovanni
No, vecchio infatuato!
La Statua
Pentiti!
Don Giovanni
No!
La Statua
Sì!
Don Giovanni
No!

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