Recensione a:
Aa.Vv.
KRISIS
Corpi, Confino e Conflitto
Catartica Edizioni, 2020
pagine 120
in Studi sulla questione criminale
24 settembre 2020
Ho collaborato a questo volume e ho presentato volentieri in una rivista di studi giuridici e sociologici i contributi degli altri autori, i quali pur con tonalità e direzioni di pensiero differenti convergono nella analisi del contagio.
È questa la parola magica, la formula aurea, il passe-partout dell’obbedienza praticata su di sé e invocata sugli altri. Quando infatti vengono negati persino l’ultimo baluardo della socialità , il dolore intorno al defunto e il pianto rituale sul suo cadavere, vuol dire che mediante il terrore del contagio l’autorità è riuscita a penetrare nel luogo sacro della vita, assorbendola interamente ai propri parametri e obiettivi.
Altri ambiti fondamentali della distruzione del corpo collettivo sono il lavoro, la scuola, l’università , l’annullamento degli spazi nei quali tali attività si esercitano, il divieto della relazionalità spaziotemporale in cui consiste la vita quotidiana. La ‘quarantena’ o più esattamente il confino al quale siamo stati costretti senza aver commesso alcun reato, non è stata resa più leggera dalle tecnologie di comunicazione e lavoro a distanza ma è stata resa possibile proprio per mezzo di tali tecnologie; è evidente che la chiusura universale di centinaia di milioni di individui umani «non sarebbe potuta essere neanche lontanamente pensabile se non fossero esistiti questi tipi di comunicazione altra, o almeno non la si sarebbe fatta scorrere acriticamente, accettandola in tutto e per tutto  in ogni sua sfumatura, anche quelle più contraddittorie» (A. Kaveh, p. 15).
Questo è l’indice del libro:
A Peste, Fame et Bello
Capitalocene epidemico e confinamento dei corpi
di Afshin Kaveh
Vita e salute
Il paradigma Don Abbondio
di Alberto Giovanni Biuso
Morte trionfata: lutto e metamorfosi al tempo del virus sovrano
di Xenia Chiaramonte
La rana e lo scorpione
O della pandemia della subalternitÃ
di Cristiano Sabino
Riflessioni femministe sull’epidemia del nostro tempo: l’assoggettamento volontario
di Nicoletta Poidimani ed Elisabetta Teghil