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«Anche le rose»

Il pane e le rose. Bread and Roses
Fondazione Arnaldo Pomodoro – Milano
Sino al 17 luglio 2015

«Hearts starve as well as bodies; give us bread, but give us roses!» [I cuori, come i corpi, possono morire di fame; dateci il pane ma dateci anche le rose!] Così una celebre canzone operaia di inizio Novecento. Il pane del corpomente e le rose dei significati fioriscono anche in questa piccola ma densa mostra ospitata dalla Fondazione Arnaldo Pomodoro. Cinque modi diversi di interpretare il ciclo della vita, il nutrimento, il bíos, il metabolismo della materia che siamo.
Chiara Dynys ha appoggiato su un tappeto/mappa della Terra centinaia di forme di pane in bronzo dorato. Perché tutti gli umani hanno bisogno di pane, tutti i viventi hanno bisogno di cibo.
Pino Deodato ha costruito su una parete una struttura in terracotta dal titolo Pan Sharing. Pan dal sanscrito Pùsyati, «Colui che fa prosperare, che porta la luce».
Gianni Caravaggio ha condensato questa luce in un sottile filo di nylon che ha i colori delle lenticchie e di semi di soia gialli.
Giuseppina Giordano ha raccolto delle colonie batteriche dentro cerchi di plexiglas, un’opera viva, dunque, che si trasforma, «una ridondanza di relazioni di cui il tempo è componente essenziale».
Loris Cecchini ha incapsulato migliaia di semi in righe parallele, in una struttura seriale che diventa ritmo degli occhi e dello spazio. Accompagna l’opera un proverbio indiano che recita: «Il seme proviene dalla pianta che non vedi più, e porta in sé la pianta che non vedi ancora». Anche i semi sono dunque una struttura temporale, come l’intero essente.

Verticalità  / Dinamismo

1961 Tempo di Continuità
Fondazione Arnaldo Pomodoro – Milano
A cura di Flaminio Gualdoni
Sino al 19 dicembre 2014

14 opere di artisti che si riconobbero nel gruppo Continuità. Un Senza titolo (1960) di Franco Bemporad sintetizza assai bene la preferenza di questo gruppo per la ripetizione, la variazione dentro la serialità, esattamente al modo di un brano musicale. La Luna caduta di Ettore Sottsass è fatta di colori, di rette, di cerchi in equilibrio. Gli amori di Cleopatra di Achille Perilli sono un racconto per segni, per pure forme, come potrebbe narrare un bimbo di altri pianeti. In Tensione di Giò Pomodoro il bronzo diventa movimento e curva, si fa pienezza del vuoto. Concetto spaziale. Attese di Lucio Fontana mostra con l’evidenza del capolavoro che ormai -ora, nel 2014- il classico è questo, che il tempo costituisce l’implacabile filtro che trasforma in aere perennius ciò che nel tempo è degno di rimanere, che una volta fu novità e adesso è archetipo. E, a proposito di bronzo e di archetipi, la Colonna del viaggiatore di Arnaldo Pomodoro è un oggetto antico e futuro, è bellezza pura, potenza verticale.
Verticalità e dinamismo che di Continuità rappresentano due degli elementi più riconoscibili e perenni.

Arte nucleare

Enrico Baj
Bambini, ultracorpi & altre storie
Fondazione Arnaldo Pomodoro – Milano
A cura di Flaminio Gualdoni
Sino al 20 dicembre 2013

La fantasia come stile. Questo voleva, probabilmente e anche, significare il manifesto Contro lo stile promosso nel 1957 da Enrico Baj e Sergio Dangelo. Nessuna ortodossia, nessuna scuola, nessuna gerarchia. Piuttosto la contaminazione, l’ibridazione, lo scambio. E dunque nelle opere esposte dentro il piccolo ma prezioso spazio della Fondazione Arnaldo Pomodoro si vedono ritratti tradizionali mescolati a strani abbracci e paesaggi iperbucolici invasi da singolari oggetti celesti, simili a degli Ufo. E poi il ripetersi del cerchio, dei rettangoli, delle forme archetipiche trasformate in gioco. E una densa Composizione firmata insieme da Baj e Lucio Fontana. Il Manifesto per l’arte nucleare è la sintesi tra una volontà rivoluzionaria ormai incipiente ed evidente in quegli anni e la dimensione ludico-ironica che per fortuna sopravvive anche al disincanto. 

 

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