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Forme del contemporaneo

Med_Photo_Fest_2014_Locandina

Martedì 21.10.2014 alle 9,30 nel Coro di Notte del Monastero dei Benedettini (Catania) terrò un incontro -dal titolo Forme del contemporaneo– nell’ambito del Med Photo Fest 2014, dedicato a The Contemporary. Il programma completo della manifestazione si può trovare sul sito del Dipartimento di Scienze Umanistiche. Questo è l’Abstract del mio intervento:

Piero Manzoni afferma che «un quadro vale solo in quanto è essere totale», che le immagini devono risultare «quanto più possibile assolute» e cioè non debbono valere per ciò che esprimono o che spiegano «ma solo in quanto sono: essere». È vero. Il gioco serissimo dei significanti va molto oltre Duchamp, va oltre tutto. L’opera è un puro significare senza alcun significato. Soltanto in questo modo si può trasformare il medium in messaggio, si può andare al di là della dicotomia tra astratto e figurativo. La materia -che essa sia marmo, colore, carta, inchiostro, pellicola, pixel- diventa espressione e significato soltanto quando si condensa in una forma. È anche questa la lezione di Nino Migliori, che nel suo itinerario senza requie dalla fotografia descrittiva ai graffi e incisioni sulla pellicola (cliché-verre), dai pirogrammi agli idrogrammi, ha divorato e dissolto ogni forma consolidata.
Negli anni Dieci del XXI secolo e oltre la fotografia diventa e diventerà una sempre più attiva interrogazione della materia su se stessa, sulle proprie strutture, potenzialità, modi. È in questo puro significante materico che  si radica il futuro della fotografia come forma del contemporaneo.

 

3 commenti

  • diego

    Ottobre 21, 2014

    grazie caro Alberto, ho argomentato un po’ in fretta per motivi miei contingenti

    a rileggerti, col consueto grande piacere

  • agbiuso

    Ottobre 21, 2014

    “l’oggetto ha bisogno di un soggetto per essere ciò che è”

    Caro Diego, ciò che dici è quanto ho inteso comunicare: che il mondo accade sempre nella mente e che la cosiddetta “realtà” è un’interpretazione.
    Questo, ad esempio, è uno dei passaggi del mio intervento di stamattina:

    ===========
    Chiediamoci dunque: Che cos’è un dipinto? Che cosa un brano musicale? O una poesia? Impasti di materia su un qualche supporto, tela o altro. Movimenti di tasti battuti, corde pizzicate, tubi nei quali viene spinta dell’aria. Inchiostro o pixel distribuiti nello spazio. E basta? Robert Motherwell afferma che «la pittura è la mente che realizza se stessa nel colore e nello spazio». Sì, è questo. E non soltanto la pittura ma tutte le arti. Della musica si potrebbe infatti dire che essa “è la mente che realizza se stessa nei suoni e nel tempo”.
    Lo è soprattutto la fotografia. La fotografia infatti non vuole documentare nulla per il semplice fatto che non può documentare nulla. La grandezza della fotografia sta nel liberarsi da ogni ingenua illusione realistica, da ogni enfatica descrizione del mondo, da ogni pretesa oggettiva, per invece cogliere e cercare di esprimere il modo in cui la realtà si struttura come costruzione della mente, come forma.
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    Ho cercato di argomentare questa e altre affermazioni analizzando -e facendole naturalmente vedere- le opere di 41 fotografi del Novecento e del XXI secolo.

  • diego

    Ottobre 21, 2014

    in effetti però, caro Alberto, un’opera d’arte puo’ essere oggetto avulso dal soggetto? per esempio una fotografia esiste come tale solo se oltre al fotografo vi sono altre corpomenti dotate di analogo apparato percettivo; è noto che le api non vedono il rosso, dunque un quadro con delle pennellate rosse sul fondo nero lo vedono tutto nero, quindi l’oggetto ha bisogno di un soggetto per essere ciò che è

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