Tutta l’operazione che Napolitano ora descrive in termini così paludati ebbe in realtà come effetto di salvare Berlusconi dalle elezioni nel novembre 2011, elezioni che lo avrebbero annientato (la Spagna -che si trovava in una situazione analoga- andò a votare e non si verificò alcuna catastrofe).
Ora accade ciò che sempre si verifica all’interno delle bande quando la tensione supera una determinata soglia e non si riesce più ad accontentare le aspirazioni di tutti, vale a dire una guerra interna tra capi e fazioni: il rancore di Monti per essere stato estromesso da tutto, la vendetta di Prodi per la mancata elezione alla presidenza, scalate interne in Confindustria (le scelte del Corriere della sera sono in questo un segnale infallibile), la perenne guerra civile dentro il Partito Democratico, la corsa dentro Forza Italia a mostrarsi più oltranzisti del capo supremo e così elencando, con al centro sempre un Quirinale che con la sua arroganza e permanenza ha distrutto gli equilibri istituzionali e reso la democrazia italiana una caricatura delle corti monarchiche.
Che gli effetti della sua azione piacciano o non piacciano rispetto alle personali convinzioni politiche di ciascuno, in ogni caso l’attuale presidente è andato assolutamente oltre le competenze e i limiti che la Costituzione assegna a questa carica. Ha quindi infranto la legge fondamentale della Repubblica. In ciò consiste il tradimento. Per questo se ne deve andare.
1 commento
agbiuso
Gli amici di Berlusconi non si smentiscono. Mai.
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Gioco di Palazzo
di Andrea Fabozzi
A metà febÂbraio, un anno fa, fa il cenÂtroÂsiÂniÂstra in alleanza con Sel vedeva il sucÂcesso eletÂtoÂrale a un passo; non è andata così e sono bastati dodici mesi per demoÂlire ogni speÂranza e offrire a BerÂluÂsconi, o a chi per lui, le conÂdiÂzioni ideali per una facile, prosÂsima vitÂtoÂria. Per chiuÂdere con il governo Letta-Alfano è pronta la soluÂzione pegÂgiore. Il governo Renzi-Alfano. Un’operazione tutta di Palazzo per sostiÂtuire un preÂsiÂdente del ConÂsiÂglio con un altro, che avrà l’effetto di impaÂluÂdare il ramÂpante leaÂder del Pd nell’alleanza con i berÂluÂscoÂniani in sonno del Nuovo cenÂtroÂdeÂstra. Ma è lui stesso a volerlo, il sinÂdaco di Firenze, emulo dei suoi primi modelli demoÂcriÂstiani. Oggi come ai tempi della Dc la vitÂtoÂria nel conÂgresso del parÂtito impone il camÂbio a palazzo Chigi. La corsa al potere è la stessa, staÂvolta con tutto il perÂsoÂnaÂliÂsmo supÂpleÂmenÂtare che si deve alle priÂmaÂrie e all’ego del protagonista.
Renzi va alla conÂquiÂsta di palazzo Chigi in nome del pegÂgiore conÂtiÂnuiÂsmo. InnanÂziÂtutto della legiÂslaÂtura: se ha sedotto in una setÂtiÂmana quasi tutto il Palazzo è perÂché può offrire a senaÂtori e depuÂtati la speÂranza di durare fino al 2018. Non male per chi proÂmetÂteva l’abolizione immeÂdiata del senato e svenÂtoÂlava come masÂsimo di argoÂmenÂtaÂzione costiÂtuÂzioÂnale le rozze cifre del risparÂmio degli stiÂpendi degli eletti. A spinÂgerlo alla guida di quello che sarà il terzo governo di larÂghe intese di fila sono stati gli induÂstriali, veloci a ricoÂnoÂscere nel vuoto del suo jobs act l’occasione per qualÂche estrema queÂstua e conÂcesÂsione. Ad aprirÂgli notÂteÂtempo l’ufficio del preÂsiÂdente del ConÂsiÂglio saranno i più intimi e fidati, fino a ieri, sosteÂniÂtori di Enrico Letta, artiÂsti della conÂgiura di Palazzo. A dirÂgli bravo, vai avanti sono i suoi pesti avverÂsari del Pd, sicuri di aver troÂvato il sistema per libeÂrarsi così del segreÂtaÂrio o del suo cariÂsma. ArtiÂsti del falÂliÂmento. Ad aspetÂtarlo c’è la stessa alleanza che ha paraÂlizÂzato Letta, quella con SacÂconi e GioÂvaÂnardi: è con loro che Renzi dovrà parÂlare di diritti civili. D’altra parte il sogno di un camÂbio di magÂgioÂranza per imbarÂcare i grilÂlini disÂsiÂdenti e Sel — che una straÂteÂgia alterÂnaÂtiva alla simÂbiosi con il Pd non se l’è data — è destiÂnato a restare un sogno. Visti i numeri al senato serÂviÂrebbe mezzo gruppo a cinÂque stelle per sostiÂtuire i voti di Alfano: la realtà è più dura del tatÂtiÂciÂsmo sfrenato.
E così BerÂluÂsconi sta per riceÂvere in dono la più facile delle camÂpaÂgne eletÂtoÂrali, che gioÂcherà dall’opposizione. Se sarà lunga potrebbe anche torÂnare a corÂrere diretÂtaÂmente lui, di nuovo canÂdiÂdaÂbile. Magari con la legge eletÂtoÂrale che il segreÂtaÂrio del Pd gli ha conÂfeÂzioÂnato su misura. Il cenÂtroÂsiÂniÂstra sa fare miraÂcoli. PecÂcato che Renzi, sterÂmiÂnaÂtore annunÂciato del senato, sia troppo gioÂvane per essere nomiÂnato senaÂtore a vita.
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Fonte: il manifesto, 12.2.2014