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Un bambino ippopotamo

E così la cosa berlusconi ha ottenuto la sua ennesima legge costruita su misura per salvaguardare gli interessi privati, l’immenso patrimonio, la sua «persona scenica e non persona gnostica ed etica» (Carlo Emilio Gadda, Eros e Priapo [1963], Garzanti 2002, p. 145), anche a costo di negare giustizia e decenza a innumerevoli altre persone. Questo «Io-minchia, invaghito, affocato, affogato di sé medesimo» (143), nell’«ismodato culto della propria facciazza» (147), non è l’Io di un adulto bensì quello di un bambino capriccioso e potente, che batte i piedi sino a stancare e a ottenere ciò che la «propria insaziabile vanità e stoltezza» (152) pretende. Gadda ne descrive il carattere con queste parole:

Si verifica nel folle narcisista quella già dipinta coagulazione degli impulsi a una fase minorile: egli è fermo a otto anni. Egli è irremovibile come un ippopotamo. Egli assevera come un decenne, denega come un undicenne. Il suo dettato di ragazzo cretino è inesorabile […]. Il folle narcissico è fermo alle prime scemenze di sua età; privo di attitudini sublimatrici, a cinquant’anni egli sventola ancora il sesso alla facciazza del pubblico -coram populo- come un ragazzino che fa la pipì a fiumi sotto a i’ naso a la balia (167).

Il naso è quello degli italiani, ormai talmente assuefatti da non sentire più alcuna puzza anche quando il tanfo è grande.

11 commenti

  • Paolina Campo

    Aprile 28, 2011

    Bellissima lettera! Concordo con diegob: il destinatario non la merita. Non capirebbe una virgola.

  • laura

    Aprile 27, 2011

    grazie ad Alberto, a Filippo, ad Andrea, a Diegob per i commenti alla mia lettera: sapere che uno scritto incontra il sentire di altri è sempre gratificante ed emozionante.
    Laura

  • diegob

    Aprile 22, 2011

    devo essere sincero, la lettera non mi è piaciuta; ma non perchè essa non sia bellissima, accorata, intrisa di profonda verità, eticità, qualità e finanche poesia

    non mi è piaciuta perchè il destinatario non la merita

  • Andrea T.

    Aprile 22, 2011

    Lettera stupenda!

    “Forse il rischio potrebbe essere proprio questo: rinunciare ad indignarsi, a reagire..”

    Il senso, secondo me, è qui. Spesso, anche io tiro i remi in barca, dicendo a me stesso che tutto è perduto. Eppure quando sento gente che come Lei dice che tutti i totalitarismi sono destinati a finire prima o poi, che con l’imposizione non si ottiene niente che sia per sempre, beh.. mi sento un po’ meglio, credo un po’ di più ancora nella forza delle nostre giornaliere battaglie civili.

    Perché anche se il nostro non è un ‘regime’ che mostra i muscoli della forza militare, lo è – secondo me – nella misura in cui ottenebra la mente,sfruttando l’anomalia data dallo squilibrio dell’impero mediatico del Cav.
    Quando la Scuola di Francoforte parlava di una ‘fruizione senza sforzo’ del prodotto dell’industria culturale aveva detto tutto. Abbiamo i cervelli talmente intasati dal pattume dal non riuscire più a distinguere una proposizione artefatta da una reale.

    Poi penso: 65% degli aventi diritto alle urne, di questi il 40% circa ha votato l’attuale compagine di maggioranza, a conti fatti pochi milioni di italiani, una minoranza palese, condizionano 60 milioni di individui. E li senti arringare le folle dalle platee televisive: ” Gli italiani si sono espressi!” come se avessero il favore di tutto il paese. Si sentono talmente forti da sparare bordate giornaliere anche ai cardini della Carta, anche all’articolo primo…

    Ezio Mauro scrive su Rep di oggi: “…ogni forzatura è praticabile, perché le anomalie in Italia non vengono più chiamate con il loro nome, perché ogni superamento del limite non viene giudicato, anzi viene derubricato a “conflitto”, mettendo sullo stesso piano chi deforma e chi difende le regole”. Efficace.

    Vorrei ancora far battere dentro di me il mio cuore anarchico e disertare i seggi come ho spesso fatto anche se i dubbi mi attanagliano sempre. Delegando gli altri, lasciando che gli altri decidano anche per me, si commette un danno maggiore?

  • Filippo Scuderi

    Aprile 22, 2011

    Carissimo prof. Biuso , ringrazio Lei e la prof.ssa Di Palma , leggendo questa missiva ho raggiunto il massimo godimento , non aggiungo altro , solo un grazie.

  • agbiuso

    Aprile 21, 2011

    Ricevo da un’amica questa bella lettera, che risponde con forza e dignità agli ennesimi attacchi del bambino ippopotamo alla scuola pubblica. Sono convinto che moltissimi altri insegnanti potrebbero dire di sé quanto Laura Di Palma racconta in questo testo.

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    LETTERA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
    Perché sono indignata e reagisco

    Signor Presidente Berlusconi,
    di nuovo lei, ieri, non ha perduto le occasioni per nuovi attacchi, prima agli Insegnanti e alla Scuola Pubblica, poi ai Magistrati e alla Giustizia.

    Dovrei essermi ormai abituata a quello che è stato definito il suo “stupidario” e non rimanerne turbata, indignata? Dovrei, pur capendo che lei è pericoloso, tenermi dentro tutto il mio malessere?
    Forse il rischio potrebbe essere proprio questo: rinunciare ad indignarsi, a reagire. Perché noi siamo in pericolo, il nostro Paese è in pericolo.
    E allora, intanto, mi esprimo, per reagire alle sue brutte affermazioni ; in armonia con le indicazioni di James Hillman, che nel suo libro “Politica della bellezza”sostiene che è importante evitare la rimozione del brutto che incontriamo: bisogna invece soffermarsi su di esso e reagire, fare qualcosa per contrastarlo, anche semplicemente dire”questa cosa non dovrebbe essere così, dovrebbe essere diversa”.

    Questa pratica l’ho insegnata anche ai miei alunni Signor Presidente. Mi sembra meglio aggiungere che, naturalmente, la Bellezza, per Hillman è strettamente connessa con l’Etica.
    Conosce Hillman, Signor Presidente? Temo di no, perché lei non è appassionato di cultura, ma allo stesso tempo la teme , quando appartiene agli altri, mentre per lei stesso brama solo il possesso di cose e persone, in modo pericoloso e inquietante. Temo che lei abbia avuto cattivi maestri…

    Io sono attualmente in pensione, dopo essere stata per trentasette anni insegnante elementare nella Scuola Pubblica. Sono stata come deve essere una buona insegnante: competente, responsabile, appassionata del proprio lavoro, convinta del valore della Scuola Pubblica laica e pluralista, convinta del valore della cultura.
    Potrei soffermarmi a spiegare uno per uno gli aggettivi che ho usato, ma non lo farò, per non dilungarmi troppo, ma soprattutto perché preferisco che la spiegazione venga fuori da due esempi concreti, da due “vissuti” di insegnanti.

    Lei Signor Presidente, ha affermato che i genitori devono poter decidere liberamente “quale educazione dare ai loro figli” per “sottrarli a quegli insegnanti di sinistra che nella scuola pubblica inculcano ideologie e valori diversi da quelli della famiglia”, e dunque lo Stato deve aiutare i genitori che preferiscono le scuole private.
    Gli insegnanti, Signor Presidente, educano, non inculcano, e educano alla cultura, al rispetto di se stessi, degli altri, del mondo in cui viviamo; tutto questo lo fanno rispettando innanzitutto la libertà e l’intelligenza degli alunni. A questo proposito trascrivo qui di seguito, facendole mie, le parole di monsieur Louis Germain, il maestro di Albert Camus, contenute in una bellissima lettera che il vecchio insegnante scriveva nel 1959 da Algeri al suo ex alunno delle scuole elementari poco dopo il conferimento del premio Nobel:
    «Ti voglio dire il malessere che provo come insegnante laico di fronte ai minacciosi progetti orditi contro la nostra scuola. Durante tutta la mia carriera, io credo di aver rispettato ciò che vi è di più sacro nel fanciullo: il diritto di cercare la propria verità. Io vi ho amati tutti e credo di aver fatto tutto ciò che era nelle mie possibilità per non manifestare le mie idee e pesare così sulle vostre giovani intelligenze»
    E più avanti:
    «Ecco quello che vogliono i sostenitori de “la Scuola libera” ( libera di pensare come loro). Con l’attuale composizione della Camera dei Deputati, io temo che il cattivo colpo riuscirà».
    La lettera vale proprio la pena di leggersela tutta Signor Presidente del Consiglio, e anche la lettera che Camus aveva scritto al suo maestro dopo aver ricevuto il premio Nobel. Entrambe sono contenute nel libro Le premier homme di A. Camus, che le suggerirei di procurarsi: è un libro molto istruttivo. E’ un suggerimento da insegnante: i bravi insegnanti sono ottimisti,e, anche davanti ai casi più disperati, pensano che non è mai troppo tardi.

    Un altro esempio concreto viene dalla mia esperienza.
    Mi capita spesso di incontrare, a distanza di anni, qualche volta dopo tanti anni, i miei ex alunni, e sono sempre incontri molto importanti. Qualche anno fa, una mia alunna che adesso ha trent’anni e che avevo incontrato per caso per strada, mi propose di vederci un pomeriggio con calma, per prendere un the insieme e chiacchierare un po’. Scelse lei il luogo dell’appuntamento: un locale carino e silenzioso nei pressi di piazza Mattei. Io arrivai con un po’ di anticipo sull’orario stabilito, e dopo qualche minuto di attesa, la vidi sopraggiungere con un bel mazzo di fiori per me. Poi prendemmo il the, chiacchierando molto di noi: di quello che avrei fatto io dopo essere andata in pensione e di quello che avrebbe fatto lei dopo la laurea, dei suoi progetti lavorativi e sentimentali. Intanto mi guardava, intensamente e con attenzione. Io non so come la guardavo, so però che ero emozionatissima. Naturalmente parlammo anche degli anni della scuola elementare, ma poco, non c’era bisogno di dirsi tante cose: tutto era ben impresso nella mente, come appunti preziosi che io conoscevo a memoria e che lei certamente aveva conservato e rivisitato nel tempo.
    Riesce a seguirmi, Signor Presidente, a capire queste emozioni? Temo di no, temo che lei abbia avuto cattivi maestri…
    Quando, al momento di uscire dal locale, salutammo la signora che ci aveva servito il the, questa ci disse: “Arrivederci e auguri. Non so che cosa avete festeggiato, ma ho capito che oggi siete state qui per una festa”. Mi colpì profondamente e piacevolmente quella frase e quell’uso della parola festa. Noi non avevamo esibito niente, ma la signora aveva visto i fiori e doveva aver osservato i nostri sguardi, la nostra emozione, la nostra reciproca attenzione.
    Riesce a capire, Signor Presidente, che cos’era questa festa, lei che organizza “festini”con ragazze che “si esibiscono” ? Temo di no, sono certa che lei sia un cattivo maestro.
    Per strada, prima di salutarci, Giulia ed io chiacchierammo ancora un po’ed io le raccontai, che al momento di andare in pensione, avevo raccolto in un fascicoletto per gli alunni del mio ultimo ciclo di insegnamento alcune mie poesie e una lettera a loro indirizzata, aggiungendo nell’ultima pagina la bella foto di un iris fatta da un mio alunno. E Giulia mi disse:” Di tutte le cose importanti che mi hai insegnato-tante- quella che mi è rimasta più impressa è il rispetto e la cura per l’ambiente, non solo le piante, ma l’ambiente in generale”.

    E a lei, Signor Presidente, gliel’hanno insegnato il rispetto per l’ambiente? E il rispetto per le persone? E il rispetto per il nostro Paese e per le Istituzioni Democratiche?
    Temo di no, Signor Presidente, temo che lei abbia avuto cattivi maestri e sono anche certa che, per tutto ciò che lei attualmente fa e dice, nel pubblico e nel privato, lei sia un cattivo maestro. Questo mi preoccupa moltissimo, perché so quanto possano essere pericolosi i cattivi maestri.
    Concludo: sono sicura che tutti gli Insegnanti della Scuola Pubblica Italiana siano indignati con lei e mi auguro che proprio per questo domani tornino a scuola decisi a reagire ai suoi attacchi, proseguendo con più convinzione e con più ostinazione nel proprio impegno.

    Laura Di Palma
    17 aprile 2011

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  • aurora

    Aprile 15, 2011

    Caligola, accordò alla moltitudine feste sopra feste, conviti, il giovane monarca divenne in breve un feroce tiranno, da sembrar quasi in preda al delirio Roma sopportò per alcuni anni questo mostro, finché un omicidio venne a liberamela (Seneca il periodo degli imperatori).Nessuno può esclude che la metempsicosi sia traslata nella personalità del Berlusconi,naturalmente per chi ci crede.
    provo pena per i magistrati di Milano che sono fatti segno d’ingiurie nell’esercizio delle loro funzioni

  • Filippo Scuderi

    Aprile 15, 2011

    Dobbiamo fare attenzione quando si vota a chi si va a votare, perché poi questi sono i risultati , pagano tutti gli errori di tanti, Platone diceva devono governare solo i filosofi , magari da ora in avanti vediamo se ci sono filosofi in politica, dove spero ci siano più valori di etica-morale-coerenza , aspettiamo che la biologia faccia il suo corso naturale, e poi speriamo che si scelga con più attenzione, altrimenti pagheranno sempre tutti la scelta di tanti F.S.

  • Alessandra

    Aprile 14, 2011

    acuto Alberto,grazie per la tua perseverante indignazione. E’ già da molto tempo che commento la nuova malefatta del giorno dicendo che mi sembra di assistere ad un bambino dell’asilo che pesta i piedi e fa i capricci: perciò non posso che sottoscrivere la definizione che Gadda ne fa, quasi come se lo avesse conosciuto…
    Quello che sconcerta, ancor di più, è il suo nutrito entourage che si adegua supino a questa patologica modalità: o è una patologia molto diffusa o il livello di immoralità è talmente sceso da non dover più neanche mettere in atto quei meccanismi di autocontrollo tipici dell’età adulta. Si agitano tutti freneticamnete a difendere un bimbo capriccioso e cattivo, disposti ad uccidere la madre (ma non se stessi!) pur di salvare il tirannico infante. Ma il re è nudo!

  • diegob

    Aprile 14, 2011

    mi si permetta una battuta, in questo contesto giustamente triste

    fino ad oggi l’ippopotamo era un animale che mi pareva simpatico…

  • Zaira

    Aprile 14, 2011

    E’ una tristezza leggere i quotidiani stamani. Non posso che essere d’accordo con lei. Mi inorridisce l’immagine di un uomo che gioca a governare un paese. Trovo appropriata la descrizione di Gadda che lei ci ha proposto e che fra l’altro non conoscevo (purtroppo). Di questo arricchimento le sono grata.

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