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Il concerto

di Radu Mihaileanu
(Le concert)
Francia, Italia, Romania, Belgio 2009
Con Tahar Aleksei Guskov (Andreï Filipov), Dmitri Nazarov (Sacha Grossman), Mélanie Laurent (Anne-Marie Jacquet), Miou-Miou (Guylène de La Rivière) Valeri Barinov (Ivan Gavrilov)
Trailer del film

Andreï Filipov osò opporsi a Brezhnev che voleva estromettere i musicisti ebrei dal Bolshoi e per questo venne ridotto da direttore d’orchestra a uomo delle pulizie. Mentre è intento al suo lavoro, arriva un fax da Parigi con l’invito a tenervi un concerto. Come invaso da un sogno, Andreï torna a riunire i vecchi compagni e con l’aiuto di una pittoresca folla di gitani arriva in Francia, dove -dopo molte traversie- riesce a suonare insieme alla violinista Anne-Marie Jacquet, celebre, giovane, bravissima e anche in qualche modo legata al Bolshoi. L’esecuzione del Concerto per Violino e Orchestra di Tchaikovsky suggella la potenza della musica e della fiaba.

Tonalità favolistica che Radu Mihaileanu aveva già utilizzato in Train de vie. Gli ebrei che in quel film erano in fuga dai Lager nazionalsocialisti sono ora stati umiliati da un altro totalitarismo burocratico e ottuso. All’ironia -che diventa anche autoironia verso il mondo ebraico- e all’umorismo, il regista aggiunge qui lo squarcio su una realtà storica troppo spesso nascosta, quella per la quale il comunismo sovietico fu anch’esso duramente antisemita in molte delle sue fasi.
Certo, a volte la favola è troppo favola ma in questo film si ride, si ascolta della buona musica e si riflette.

3 commenti

  • Alberto G. Biuso » La sorgente delle donne

    Luglio 5, 2012

    […] con alcune storie d’amore. Dopo Train de vie la parabola di Mihaileanu appare declinante. Già Il concerto era po’ banalmente favolistico, anche se si rideva ancora molto. Qui il regista vira più sul […]

  • Biuso

    Settembre 25, 2010

    Condivido interamente questa sua osservazione a proposito del doppiaggio, davvero grottesco.

    Più in generale, sul numero di luglio-agosto 2010 di Alfabeta2 un articolo di Andrea Raos (a pag. 21) elenca alcuni argomenti a favore della VOSI, “Versione originale con sottotitoli in italiano” dei film.
    Tra questi: “In Italia doppiare i film è una consuetudine nata in periodo fascista, con l’obiettivo di omogeneizzare le culture straniere e renderle ‘imperialmente’ italiane (dato il tasso di analfabetismo dell’epoca, si può certo anche dire che questa fosse l’unica strada percorribile). Oggi, le conseguenze negative di questa pratica sono almeno quattro:
    Il doppiaggio è, molto semplicemente, un sistema vecchio.
    Non si contano le assurdità di senso, le mutilazioni artistiche, che la pratica del doppiaggio produce [come, appunto, quelle da lei denunciate a proposito de Il concerto].
    Per doppiare un film è indispensabile intervenire sulla banda sonora dello stesso, impoverendola, riducendola -in sostanza deturpando l’ambiente sonoro che ne è parte integrante”.

    Raos sostiene poi, giustamente, che doppiare un film costa assai più che sottotitolarlo e questo contribuisce in modo determinate alla mancata distribuzione in Italia di film molto validi provenienti da Paesi e culture non europei o nordamericani.

    Il doppiaggio sistematico dei film è quindi un ulteriore segno del provincialismo culturale nel quale l’Italia televisiva è immersa.

  • real_gone

    Settembre 23, 2010

    Discutibile la scelta di tradurre i dialoghi italiani con un accento pseudo russo! Davvero insopportabile! Come prendere, ad esempio, l’ultimo film di Tornatore, adattarne i dialoghi per un paese straniero e costringere i doppiatori ad imitare l’accento palermitano!

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