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Chi distrugge la scuola?

Alla Ministra e ai suoi funzionari che rimbrottano i presidi perché si lamentano dei tagli sempre più gravi ai fondi delle scuole (come a quelli dell’Università e della ricerca in genere…), i sindacati rispondono che «i capi di istituto sono abituati a rimboccarsi le maniche ogni giorno per risolvere situazioni e problemi continui rispondendo di ciò che fanno alle famiglie degli alunni e all’Amministrazione e assumendosi i rischi in prima persona pur di far funzionare al meglio le scuole» (R.P., Tecnica della scuola, 14-11-2009).

E questo è l’errore. Dei presidi e soprattutto degli insegnanti:  colmare col volontariato il baratro finanziario voluto dai precedenti esecutivi ma soprattutto dall’attuale (mal)governo; salvare l’istituzione dalla paralisi economica; nascondere alle famiglie e ai ragazzi i veri obiettivi della destra televisiva e cialtrona. Bisogna rispettare sino in fondo la normativa e fare al meglio delle proprie possibilità tutto ciò che la legge impone alla professione docente. Ma nulla, assolutamente nulla, di più. A cominciare dalle uscite scolastiche, dalle gite lunghe e brevi, dalla partecipazione alle commissioni interne, da tutta la pletora di attività che non siano d’ufficio. Basterebbe questo, solo questo – altro che “blocchi a oltranza degli scrutini”!- per paralizzare la scuola e far cadere la maschera di chi la vuole distruggere.
Ma negli insegnanti italiani vive un singolare amalgama di senso di colpa (per che cosa?), forza di inerzia e volontà missionaria che contribuisce -quasi alla pari dell’ignoranza del Sommo Bottegaio e dei suoi servi- alla riduzione della scuola al miserabile luna park che è diventato.

4 commenti

  • agbiuso

    Febbraio 26, 2015

    L’opera di distruzione continua con l’attuale governo Partito Democratico-Nuovo Centrodestra. In più, c’è l’essere presi sommamente in giro.

  • agbiuso

    Agosto 29, 2014

    Almeno per oggi la scuola è al riparo dalle stolte “riforme” di questo disastroso governo.

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    Riforma scuola, questa volta Renzi ci ha stupito davvero
    di Marina Boscaino, il Fatto Quotidiano 29 agosto 2014

    “Vi stupiremo con effetti speciali” aveva annunciato pochissimi giorni fa Matteo Renzi a proposito delle decisioni in cantiere nel settore della scuola. Molto rumore per nulla.

    Non è la prima volta e, certamente, non sarà l’ultima. Dopo lo strombazzamento mediatico (e non smetterà mai di meravigliare lo zelo fulmineo con cui le principali testate giornalistiche, le radio e le Tv si siano prostrate al nuovo vincitore, sottolineando ulteriormente, se possibile, l’anomalia del nostro Paese) sulle imminenti rivelazioni relative alla scuola che avrebbero dovute essere presentate oggi, ieri nel tardo pomeriggio le principali agenzie di stampa hanno battuto una notizia davvero sconcertante. Ebbene sì, un vero effetto speciale: la riforma della scuola è rimandata, slittando ad un prossimo Consiglio dei Ministri; Giustizia e Sblocca Italia gli unici temi su cui si concentrerà la riunione di oggi, 29 agosto. Fonti di Palazzo Chigi hanno assicurato che: “E’ solo un rinvio per evitare di mettere troppa carne al fuoco, la riforma non salta”.

    Non esiste un unico settore in cui il governo non abbia annunciato una “riforma epocale” (definizione, peraltro, già usata da un illustre predecessore, Mariastella Gelmini, sappiamo con quali meriti passata alla storia…). Parole in libertà si sono susseguite – sulla scuola e su molti altri temi – a sollecitare, lusingare, anestetizzare l’attenzione di un’opinione pubblica che deve necessariamente essere distratta dai dati economici e dalle condizioni individuali e collettive, entrambi deprimenti. Solo 3 giorni fa veniva sbandierata l’assunzione di massa entro un anno di più di 100mila precari, l’abolizione delle supplenze, la costituzione di un “organico funzionale” di rete, che tale non sarebbe stato e non potrà mai essere.

    Non è stato esplicitamente dichiarato; ma è possibile che l’inedita prudenza, peraltro quasi fuori tempo massimo, sia stata dettata dal solito problema: i “proclami” non sarebbero accompagnati dalla adeguata copertura finanziaria, come avrebbero rilevato Mef e Ragioneria Generale dello Stato. Del resto, anche in questo caso, si tratta di un film già visto: la questione dei Quota 96 è stata – analogamente – data per risolta senza verificare la disponibilità di fondi per mandare in pensione coloro che ne avrebbero diritto. È certamente curioso che solamente meno di 24 ore prima del Consiglio dei Ministri Renzi, l’uomo della Provvidenza, del veni vidi vici, quello per cui cambiamento e velocità sono elementi imprescindibili e qualificanti qualsiasi misura ed azione di governo, si sia reso conto che la “carne al fuoco” era troppa.

    Questa mattina alle 11 a Roma Quota 96 e precari si uniranno in una manifestazione convergente sul tema dell’esigibilità dei diritti. L’ennesima bufala sotto forma di annuncio-flop potrà fornire linfa ulteriore alla protesta. Nonostante ci si stia abituando alle smargiassate continue (in stile diverso, ma di analoga volgarità e pericolosità rispetto a quelle dell’anziano predecessore-maestro), amplificate dalla acritica fanfara mediatica, dobbiamo ammetterlo: come aveva promesso, Renzi – questa volta – ci ha stupito davvero. Il “rilancio in 1000 giorni”, che doveva partire proprio da oggi, ha perso già una delle parti su cui il premier si era sbilanciato ed esposto con maggiore insistenza. Forse il principio di realtà comincia a prevalere sul velleitarismo narcisistico, antidemocratico e demagogico dell’ex sindaco di Firenze

  • marco de paoli

    Novembre 18, 2009

    Ma certo!
    Pensate che bello, la scuola dell’apparire, la scuola acchiappa-clienti, la scuola divenuta centro sociale e culturale, la scuola intrattenimento, la scuola dove si fa di tutto tranne che insegnare e studiare! Dall’inizio della scuola non c’è una settimana, no dico non ce n’è una dove non si fa tutt’altro. Oggi niente lezione: arrivano i ballerini-danzatori-cembalisti rumeni, e tutto si ferma per sentirli! Oggi non si fa lezione: si va tutti a vedere un penoso spettacolino di cabaret – oh, sì, di cabaret: avete capito? di ca-ba-ret! – sulla caduta del muro di Berlino! Perché i ragazzi si ritiene siano scemi: non possono seguire un docente o un esperto che parli del muro di Berlino e della sua caduta, sai si distraggono poverini, la curva dell’attenzione è dimostrato non supera i dieci minuti, dunque facciamo il cabaret, così ridono e scherzano! E poi oggi non si fa scuola: andiamo tutti in cima al tetto a miracol mostrare, cioè a vedere e ammirare l’impianto fotovoltaico della scuola, così facciamo pubblicità alla ditta. Oggi non si fa scuola, e domani nemmeno: sempre c’è, sempre c’era e sempre ci sarà qualche scemenza per riempire il vuoto. E poi la classe va in Tv, sai in Tv, sono stati ripresi, vedi, guarda là la Valentina e poi a fianco il Ghiribizzo.
    E se anche si fa lezione, non si fa lezione: ecco, entra il bidello – pardon, il tecnico o l’assistente o come diavolo adesso si chiama. Tu stai cercando di concentrarti e di far concentrare i ragazzi per riuscire a dire qualcosa di decente su Eraclito o su Schelling, e ce l’hai fatta, ecco il miracolo è riuscito finalmente tutti sono zitti, attenti, concentrati, interessati, ma ecco… “E poi e poi e poi”… Come dice Mina, “apre piano la porta”, poi si butta in avanti e… zac!! arriva il bidello!! ecco entrare lui con la circolare, sì con la Circolare: ehi, ragazzi, c’è il corso di scacchi, no dico, c’è il corso di scacchi, cacchio avete capito c’è il corso di scacchi, c’è lo scacco, lo scacco ragazzi, lo scacco – e fa solo 25 euro!! Poi entra la psicologa, e si mette a parlare: avete dei problemi ragazzi? Su, non siate timidi, ma certo che avete dei problemi altrimenti io come posso lavorare e guadagnare qualcosina se voi siete soltanto dei giovani mediamente sani e in buone condizioni? Suvvia, ditemi che avete dei problemi, sennò resto disoccupata. Ma lei è simpatica, e non le dico niente e poi si sa, ho un debole per le donne e purtroppo non posso farci niente, ma anche il bidello è simpatico, qui tutti sono simpatici.
    E voi docenti, cosa fate? Perché lei non dà i voti? Ma perché io insegno, non passo la mattina a interrogare per poltrire e rilassarmi, quindi i voti sono pochi ma ben dati. E no, no, no signore, così non va!
    Riunioni, riunioni, riunioni inutili, del tutto inutili. Collegi docenti a raffica, consigli di classe in quantità, diffusi come il prezzemolo, ma almeno ci fossero colleghi simpatici, che so l’alcolizzato, il dandy, il nevropatico, e invece niente, solo grigi impiegati del Beruf no voglio dire del Begriff, anzi del Begriffo!
    Ma ci si deve riunire e perdere un pomeriggio per dire che per 4-5 studenti un po’ pelandroni occorre inviare la lettera di avviso ai genitori? Eh, ma sai, sennò i genitori si arrabbiano, che vuoi, siamo nelle loro mani (ma non eravamo nelle mani di Dio?), speriamo almeno che non ci menino. Ma io mica sono scemo e l’ho fatto scrivere in stampatello sul verbale, che poi faccio io perché da quando hanno scoperto che scrivo libri hanno dedotto che se dunque sono uno scrittore allora devo fare il verbale: “qui si perde solo tempo e basta, qui tutto quel che si fa è inutile e non serva a niente”, capito?
    E poi, e poi e poi… le gite! Tutti volere pinguino De Longhi, tutti diventare turisti ad Auschwitz! E mi raccomando: che tutto sia politically correct, chiaro?
    E quando studiano i docenti, se sempre perdono tempo con le scemenze più sceme? Ah, già dimenticavo: i docenti non studiano mai. Hanno studiato una volta, 30 anni fa, per prendere la laurea, e poi basta. Preparano le lezioni.
    Tanti saluti a tutti e buona giornata. Abbasso la squola!

  • Dario Generali

    Novembre 17, 2009

    Caro Alberto,

    hai sicuramente ragione anche in questo caso. Temo però che a rendere
    la scuola quello che è, più che gli insegnanti “missionari”, siano i
    moltissimi entrati senza alcuna competenza atta a rivestire il ruolo
    che ora rivestono e che, quindi, non sentono neppure il disastro della
    totale impiegatizzazione della professione e del finale naufragio
    dell’istituzione.
    Un caro saluto.
    Dario

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